Se il tumore si difende dalla chemioterapia

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    Se il tumore si difende dalla chemioterapia

    I risultati possono aiutare a spiegare per quale motivo l’espressione dei marker Nanog e BMI1 sono stati associati alla resistenza alla chemioterapia e alla radioterapia, nonché gli scarsi risultati del trattamento dei tumori della prostata, del seno e dei polmoni

    I trattamenti anti-tumorali spesso sono in grado di ridurre le dimensioni della neoplasia, ma alcuni di essi possono avere un effetto opposto, aumentando la crescita della piccola popolazione di cellule staminali tumorali.
    Di recente alcuni ricercatori hanno avanzato l’ipotesi che alcune terapie non siano in grado di eradicare i tumori perché non riescono a colpire le cellule staminali tumorali responsabili dello sviluppo della neoplasia.

    Per verificarla, Vasyl Vasko, patologo della Uniformed Services University of the Health Sciences di Bethesda, nel Maryland, insieme con i colleghi del Institute for Drug Development del CRTRC di San Antonio e quelli della Johns Hopkins University, ha misurato sia i marcatori di cellule staminali sia il volume tumorale prima e dopo un trattamento chemioterapico in topi di laboratorio affetti da una rara forma neoplastica, il condrosarcoma mesenchimale.

    In prima battuta si è potuto constatare come l’espressione di marker di cellule staminali denominati Nanog e BMI1 fosse notevolmente aumentata nei tumori metastatici rispetto a quelli primari, il che suggerirebbe “che l’espressione dei marker svolge un ruolo nello sviluppo di metastasi”, come ha spiegato Vasko.

    In seguito, agli animali sono state somministrate diverse terapie, dagli inibitori della VEGF agli inibitori dei proteasomi, verificando come alcuni trattamenti funzionassero, portando a una drastica riduzione delle dimensioni dei tumori. Ma, secondo la relazione presentata ad Atlanta nel corso della Seconda conferenza internazionale sulla diagnosi molecolare nello sviluppo delle terapie oncologiche dell’American Association for Cancer Research, le analisi dell’espressione delle cellule staminali ha rivelato un aumento dell’espressione dei marker Nanog e BMI1.

    Tale circostanza è stata interpretata ipotizzando che i trattamenti non possano inibire del tutto la crescita tumorale e, anzi, che il tumore si difenda dalla chemioterapia aumentando l’espressione dei marcatori di cellule staminali. I marker, infatti, contribuiscono a definire la capacità delle cellule staminali di rinnovarsi e di differenziarsi in differenti linee cellulari.

    “Il piccolo numero di cellule che sopravvive al trattamento può generare un altro tumore e dare il via alla metastasi”, ha concluso Vasko. “I nostri esperimenti possono aiutare a spiegare per quale motivo l’espressione dei marker in questione sono stati associati alla resistenza alla chemioterapia e alla radioterapia, nonché gli scarsi risultati del trattamento dei tumori della prostata, del seno e dei polmoni.” (fc)

    (fonte: http://www.lescienze.it )
     
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  2. forumbiotech
     
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    Sono convinto che questo aprirà la strada per lo sviluppo di nuove e sicuramente più mirate molecole e strategie anticancro..

    Domanda: ma il tumore del seno non dovrebbe essere uno dei più "curabili"? o comunque attualmente con meno recidive?
     
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1 replies since 22/9/2007, 22:07   387 views
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