CONIGLIO SELVATICO E MIXOMATOSI

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    BIOLOGO TEORETICO

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    Gaia: 3° pianeta del Sistema Solare

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    Il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) è un mammifero roditore della famiglia dei Leporidi, originario della penisola Iberica e diffuso nell’Africa settentrionale e nell’Europa centro-meridionale. E’ lungo circa 50 cm e pesa circa 1-2 Kg. Presenta una colorazione del corpo grigio-giallastra sulla parte superiore mentre la parte inferiore e la coda risultano bianche.
    Questo piccolo lagomorfe ricorda sia la lepre che il coniglio domestico ma le principali differenze riguardano:
    – il capo: è breve, leggermente compresso e presenta un’ampia cavità cranica;
    – gli occhi: grandi, sporgenti e muniti di brevi palpebre;
    – le orecchie: ben sviluppate ma più piccole sia di quelle della lepre che del coniglio domestico.

    La selezione delle razze domestiche di coniglio ha influito sulle loro caratteristiche come avviene anche per le altre specie animali allevate dall’uomo.
    I conigli sono animali prolifici difatti le femmine entrano in calore ogni 2-3 settimane, la gravidanza dura circa 1 mese e le figliate sono costituite in media da 7-8 cuccioli. Questi nascono nudi e ciechi e dipendono completamente dalle cure parentali anche se il loro ritmo di crescita è molto rapido.
    I giovani conigli saranno in grado di riprodursi tra il quinto e l’ottavo mese anche se lo sviluppo completo si ha al compimento di un anno di vita.
    In base alle condizioni fisiche ed ambientali una femmina di coniglio selvatico può partorire mediamente 6 volte in un anno.
    A Buccinasco il coniglio selvatico presenta un buon areale di diffusione e durante le mie osservazioni ho potuto individuare alcune colonie principali. Queste ultime sono site in Spina Verde, vicino al cavo Belgioioso, nei pressi di via Salieri; nella zona del fontanile Battiloca e in diverse aree del Parco Agricolo Sud Milano tra cui i laghetti Pastorini e i campi di fronte al Lago Santa Maria.
    Considero il coniglio selvatico un simpatico abitante della nostra Pianura, sempre attento e pronto a scappare al minimo segnale di pericolo. Questa sua caratteristica unita alla perfetta mimetizzazione del suo mantello con l’ambiente, rende questo animale di difficile osservazione.
    Spesso però, durante le escursioni in campagna, siano esse a piedi o in bicicletta, gli occhi dei conigli ci scrutano nascosti tra i campi o dietro qualche cespuglio.

    Una patologia che affligge questi animali è la mixomatosi. Questa è una malattia virale altamente contagiosa, con elevata mortalità, che colpisce i conigli selvatici e domestici ma raramente la lepre. Il coniglio selvatico – o europeo – (Oryctolagus cuniculus) risulta essere la specie maggiormente interessata. Le specie americane invece (Sylvilagus sp. o minilepre) si ammalano con una frequenza minore.
    La mixomatosi può essere trasmessa sia direttamente mediante via respiratoria, lesioni o tramite l’accoppiamento, che indirettamente tramite alcuni vettori quali insetti e artropodi. Tra di essi si annoverano zanzare, pulci, zecche, acari, etc.
    Questa patologia fu segnalata per la prima volta nel 1896 in Sud America poi intorno al 1950 circa, sia in Australia che in Francia la malattia è stata diffusa deliberatamente al fine di diminuire la popolazione di conigli in quanto arrecavano problemi alla flora e all’agricoltura locale.
    All’inizio si ottennero dei risultati ma di breve durata in quanto il virus si attenuò e questo provocò il non raggiungimento dell’obiettivo fissato e la patologia si diffuse in tutta Europa divenendo endemica e decimando popolazioni selvatiche.

    Esistono due forme cliniche di questa malattia. La forma classica si manifesta solitamente in tarda estate e il coniglio colpito presenta lesioni nodulari, congiuntivite e rigonfiamenti cutanei; la mortalità è alta, la trasmissione avviene per vie indirette e la diagnosi risulta facile. La forma atipica o respiratoria invece si manifesta durante tutto l’anno e l’animale va incontro a congiuntivite spesso seguita poi da sintomi respiratori; si ha una maggior mortalità prenatale, la trasmissione avviene per vie dirette e la diagnosi risulta essere più difficile.
    A tutt’oggi non esistono cure per la mixomatosi; può essere però limitata adottando, soprattutto negli allevamenti, misure di prevenzione igienico-sanitaria specifiche come: disinfezioni regolari e frequenti, lotta ai vettori (mosche, zanzare), miglioramento delle condizioni ambientali in generale.
    In base alla legislazione vigente, che fa capo all’l’Ordinanza 8 settembre 1990 “Norme per la
    profilassi della malattia virale emorragica del coniglio”, la mixomatosi è una malattia a denuncia obbligatoria ed eventuali segnalazioni devono essere riportate alle autorità sanitarie che adotteranno gli adeguati provvedimenti.
     
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