IL CONTROLLO DELLA FERTILITA’ COME TECNICA DI GESTIONE FAUNISTICA

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    BIOLOGO TEORETICO

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    In questi ultimi decenni si sta assistendo ad un’espansione delle attività antropiche più veloce rispetto alla capacità portante del territorio stesso. Case, fabbriche e aziende si stanno sempre più spingendo verso zone prima d’ora incontaminate dove ha trovato rifugio la fauna selvatica. Vedendo sempre più ristretto e modificato il proprio habitat, molti animali si sono adattati a vivere nel nuovo “ecosistema urbano” e ciò ha comportato anche la comparsa di problemi di convivenza tra uomo e animale.

    Spesso però questi problemi non sono causati dalla presenza della specie in quanto tale ma dalla propria densità in un determinato ambiente.

    Alcuni dei principali motivi per cui si possono creare problemi di convivenza sono da ricercare proprio nelle condizioni che la città offre come la disponibilità di cibo (rifiuti abbandonati), il clima mite d’inverno (l’inquinamento favorisce l’innalzamento delle temperature), la mancanza di adeguati predatori.

    Sono proprio le attività umane la principale causa degli squilibri ambientali e ciò avviene sia direttamente che indirettamente ad esempio l’agricoltura intensiva e gli allevamenti compromettono la varietà degli habitat e alterano la disponibilità di cibo, i ripopolamenti e l’attività venatoria contribuiscono in maniera forte al degrado dell’ambiente creando inquinamento ambientale, genetico e intaccando le fondamenta ecologiche della natura.

    Quali allora possono essere i metodi per fronteggiare queste problematiche? Ne esistono diversi che riguardano il mantenimento di una corretta igiene urbana, la prevenzione e la conservazione della natura in tutte le sue forme. Vorrei però porre l’attenzione su un metodo – ecologico – che sta avendo ottime prospettive su diverse specie animali: tale metodo è il controllo della fertilità tramite sterilizzazione.

    Esistono molti studi che dimostrano come questa tecnica possa essere utilizzata con successo proprio nel prevenire i danni causati dalla fauna selvatica in ambito urbano e sub-urbano.

    Il controllo della fertilità consiste nell’impiego di tecniche per limitare il proliferare di determinate specie animali, in particolare mammiferi e uccelli. Esistono tre strategie generali per eseguire ciò: la sterilizzazione chirurgica, la regolazione endocrina e l’immunocontraccezione. Mentre le ultime due tecniche sono oggetto di studi e ricerche, la sterilizzazione chirurgica invece viene già utilizzata con successo sugli animali domestici (cani, gatti e altri animali da compagnia) e in questi ultimi anni vede la sua applicazione anche alla fauna selvatica presente in parchi, oasi e zone urbane. Ancora oggi per limitare i danni della fauna si ricorre spesso ad una pratica eticamente inaccettabile e tecnicamente non risolutiva e anzi spesso fallimentare e peggiorativa, come l’abbattimento.

    Per comprendere meglio quale sia la corretta modalità di intervento sulle popolazioni animali occorre pensare a queste ultime come un albero ma soprattutto è molto importante sapere che tutta la natura (animali, piante, microrganismi, atomi e molecole) vive in equilibrio o tende a raggiungerlo se perturbata. Immaginiamo ora di avere di fronte a noi una pianta. Se tagliamo i rami laterali essa crescerà molto verso l’alto, viceversa se tagliamo la sua cima allora la mia pianta si svilupperà molto in larghezza, ai lati. Questo perché tutti gi esseri viventi sono entità dinamiche e tendono sempre a bilanciare il proprio equilibrio e quello dell’ambiente circostante.

    Prendiamo ora un esempio pratico: in un campo sono presenti degli animali che si cibano delle coltivazioni ivi presenti. Tali animali possono essere cinghiali, cervi, conigli, piccioni, etc. In natura qualunque popolazione è stabilizzata da fattori limitanti (quali competizioni, risorse trofiche, etc.) ma in campagna o in zone urbane questi fattori sono sconvolti e sbilanciati per cui, onde raggiungere l’equilibrio, l’animale in questione adotta delle risposte in conseguenza a quanto presente. Se vi è cibo in abbondanza allora si avrà un aumento del tasso di natalità. Per contrastare questa espansione l’abbattimento è la scelta sbagliata perché diminuendo il numero di individui (in modo indiscriminato) si va ulteriormente a destabilizzare la popolazione stessa e parimenti si rendono disponibili nuovamente alcune risorse alimentari. Ciò ha come conseguenza un ulteriore aumento del tasso di natalità fra gli individui rimasti e per di più si favorisce anche il tasso di immigrazione.

    Il controllo della fertilità invece consente di mantenere costante il numero di individui ma blocca il tasso di natalità. Siccome poi gli animali sono territoriali (tendono cioè a difendere i loro spazi vitali) si ha che anche il tasso di immigrazione viene di gran lunga ridimensionato, al pari della capacità portante intrinseca dell’ambiente.

    Se da una popolazione ipotetica di 10 animali tramite l’abbattimento, col tempo, se ne otterrà una di 100 individui con tutti i danni che ne conseguono; utilizzando la sterilizzazione, invece, da una popolazione di 10 animali se ne ottiene una di 50 con danni più contenuti che col tempo diminuiranno sempre più. Non è giusto che per colpa dell’uomo, delle creature innocenti paghino con la vita. Non bisogna intervenire contro natura ma secondo natura. Solo così sarà possibile una sempre miglior convivenza tra uomo, animali e ambiente, per il bene di tutti.
     
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