Citazioni di scienziati credenti

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    BIOLOGO TEORETICO

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    Un dossier dedicato alle frasi e citazioni degli scienziati contemporanei su Dio e sulla fede. Scienziati credenti si può: sono tanti gli scienziati cristiani e cattolici che continuano a manifestare apertamente la loro religiosità, dimostrando con la loro vita che non vi è alcuna dicotomia.



    La concezione epistemologica dominante, convinta dell’infallibilità della conoscenza scientifica e della diffidenza verso altre forme di sapere, ha generato un “abusato” luogo comune: lo scienziato non può che essere lontano dalla fede perché la ragione scientifica, ritenuta popolarmente il modello compiuto di uso della ragione, precluda ogni accesso razionale a Dio.

    Eppure, il percorso dei grandi uomini di scienza mostra che il sapere scientifico non chiude affatto la ragione alla trascendenza. Con questo dossier (in continuo aggiornamento) di citazioni dei grandi uomini di scienza credenti, mostriamo che la difficoltà o inconciliabilità tra conoscenza scientifica e fede religiosa è estranea alla loro esperienza di uomini e professionisti in tutti i campi della ricerca scientifica. Il dossier, seguendo l’approccio storiografico, considera come contemporanei gli scienziati vissuti tra il 1900 e i giorni attuali, ed è collegato all’elenco di famosi scienziati credenti.



    SCIENZIATI CONTEMPORANEI, CITAZIONI SU DIO E LA FEDE.



    Laurent Lafforgue, 1966, matematico, cattolico
    Professore all’Institut des hautes études scientifiques, membro dell’Académie des sciences, vincitore della massima onorificenza nel campo matematico, la Medaglia Fields (2002). Ha contributo in modo determinante nel campo della teoria dei numeri e della geometria algebrica, dimostrando parte delle cosiddette congetture di Langlands.

    «Perché la scienza si espandesse nel mondo moderno bisognava considerare importante la materia. E ciò sembra profondamente legato al cristianesimo. Questa mia è un’ipotesi; ma penso che il disprezzo della materia non sia cristiano. Una cosa che noto con i miei colleghi matematici e fisici è che io sono più materialista di loro. C’è una doppia tentazione: da una parte rifiutare la materia, cioè la tentazione idealista; all’opposto, c’è la tentazione di buttare la scienza moderna fondata sull’interpretazione matematica dell’universo. Da un certo punto di vista sarebbe tutto più semplice se il mondo fosse solo una struttura matematica, o se la matematica non avesse nulla a che vedere con il mondo fisico. La realtà è che la materia è sottomessa a leggi matematiche ma non si riduce a queste leggi. E questo è un mistero. In sé la relazione della matematica col mondo fisico resta un mistero. La matematica è una tradizione, come la Chiesa; implica una trasmissione vivente e quindi si pratica in seno a una comunità».
    (L. Lafforgue, “Lafforgue: io, toccato da quel mistero che unisce idee e realtà“, Ilsussidiario.net, 28/10/09)



    «Per la sua oscurità e la sua profondità misteriose, a causa della sua mistura di saperi che riguardano i fatti e di tensione verso la bellezza dell’intelligibile, la conoscenza ha essa stessa qualche cosa che evoca la profondità insondabile di Dio. Grazie alla sua sottomissione ai fatti, la verità conoscibile possiede un legame con Colui che discende nelle profondità dell’Essere terrestre, con il Verbo fatto carne. Grazie alla sua sottomissione ai saperi specifici, la conoscenza possiede un legame con il Verbo incarnato»
    (citato in F. Agnoli, Un grande matematico parla della Verità, Il Foglio, 29/08/12)




    Martin A. Nowak, 1965, biologo e matematico, cattolico
    E’ professore di biologia, matematica e Direttore del Programma per la dinamica evolutiva presso l’Università di Harvard. Ha all’attivo più di 300 pubblicazioni scientifiche, di cui 40 si trovano su Nature e 15 su Science. Vincitore del Weldon Memorial Prize e del Association of American Publishers RR Hawkins Award.

    «A mio parere, un’interpretazione puramente scientifica dell’evoluzione non genera un argomento a favore dell’ateismo. La scienza non smentisce Dio, né sostituisce la religione. L’evoluzione non è un argomento contro Dio, non più della gravità. L’evoluzione spiega lo svolgersi della vita sul pianeta. Il Dio del Cristianesimo è “che Colui che senza il quale non ci sarebbe né evoluzione né tutto il resto” […]. Vedo gli insegnamenti delle religioni come la promozione verso un comportamento altruistico, di amore e perdono. Quando si guarda ai modelli matematici dell’evoluzione della cooperazione, troviamo che le strategie vincenti devono essere generosità, speranza e perdono. Ora, per la prima volta, possiamo vedere queste idee in termini matematici. Chi avrebbe mai pensato che si potesse dimostrare matematicamente che, in un mondo dove tutti pensano a sé stessi, la strategia vincente è quella di essere clementi e che chi non riesce a perdonare non potrà mai vincere?»
    (M.A. Nowak, intervista su New Scientist, “The mathematics of being nice“, 21/03/11)



    «Dio ha scelto di dispiegare la sua creazione nel tempo secondo le leggi di natura. Gli umani, creati a immagine di Dio, hanno cominciato a capire alcuni aspetti di queste leggi di natura. L’evoluzione è un principio organizzatore del mondo vivente: Dio la usa per dispiegare la vita sulla terra. La potenza creatrice di Dio e le leggi dell’evoluzione non sono in conflitto tra loro: Dio agisce attraverso l’evoluzione, ne è la causa ultima. Senza Dio non ci sarebbe affatto l’evoluzione. Allo stesso modo Dio usa la gravità per organizzare la struttura dell’universo su larga scala. Senza Dio non ci sarebbe alcuna gravità. Né la gravità né l’evoluzione rappresentano sfide per la fede cristiana. Un’interpretazione davvero scientifica dell’evoluzione non conduce a un argomento contro Dio. L’ateismo scientifico è una posizione metafisica, che va oltre un’interpretazione puramente scientifica dei dati a nostra disposizione»
    (M. Nowak, in “Dio oggi. Con lui o senza lui cambia tutto”, Cantagalli 2010, p. 201,202)




    Krzysztof Meissner, 1961, fisico, cattolico
    Docente di fisica teorica all’Università di Varsavia, è uno dei massimi studiosi di fisica delle particelle in Europa. Ha lavorato nei più importanti centri di ricerca al mondo e attualmente sta lavorando ad una versione “allargata” della teoria standard dell’universo, alla ricerca di una seconda «particella di Dio», dopo il Bosone di Higgs. Credente e cattolico.

    «Nel modo di fare ricerca, non c’è nessuna differenza tra uno scienziato ateo o credente. Entrambi usano gli stessi mezzi, usano la stessa matematica. La differenza è nell’approccio al risultato finale. Le leggi che governano l’universo si rivelano sempre semplici, eleganti, con un che di perfetto nella loro essenza. Se uno non crede in Dio constata questa perfezione e si ferma lì. Se uno è credente non può non vedervi un riflesso della perfezione di Dio. Quello che cambia è insomma il significato attribuito alle scoperte, l’ottica con cui le possiamo guardare e apprezzare. Un universo sorto dal caso dovrebbe essere caotico. Se ci fossero delle leggi non potrebbero essere universali nel tempo e nello spazio. Potrebbe esserci una certa misura di correlazione fra la cose, non di più. La presenza di leggi universali, che è la condizione di possibilità della ricerca scientifica, leggi che non cambiano dal lunedì al mercoledì, è qualcosa di stupefacente, che non smette di sorprendermi dopo tanti anni. La considero più che un indizio, direi quasi una prova della presenza di una realtà trascendente, del fatto che c’è qualcosa di più grande del mondo in cui viviamo. Cosa sia questa trascendenza, se sia un Dio personale o una divinità panteistica, è un quesito per rispondere al quale abbiamo bisogno della fede. Ma, ripeto, che ci sia una dimensione che trascende il nostro mondo, per me come scienziato è evidente […]. Può esserci stato un punto zero, un inizio di tutto, ma non possiamo escludere, andando a ritroso, di entrare in una sorta di tempo negativo, oltre il punto zero. Ho sempre considerato quindi azzardato mettere in parallelo il Big Bang e la Genesi. Anche i credenti non dovrebbero mai dimenticare che la Bibbia è una verità rivelata sulla relazione tra l’uomo e Dio, non su quella tra l’uomo e la realtà materiale»
    (K. Meissner, “Big Bang o Genesi, il falso dilemma“, Avvenire 11/10/13)




    Marco Bersanelli, 1960, astrofisico, cattolico
    Docente di Astrofisica all’Università degli Studi di Milano e collaboratore presso l’Istituto di Fisica Cosmica del CNR e con l’Agenzia Spaziale Europea.

    «La ricerca scientifica mette in luce la natura della realtà come “mistero”: essa esiste, vi si stabilisce un rapporto, ma ultimamente sfugge alla comprensione completa della ragione. Come se ogni nostra conoscenza o conquista rimandasse inesorabilmente a un oggetto ultimo e nascosto. La conoscenza scientifica è una manifestazione di quella inguaribile tendenza dell’uomo a domandarsi il “perché” delle cose, mai sazio di risposte parziali. La ricerca scientifica ha il suo seme e le sue radici profonde nel senso religioso e nell’esigenza umana di soddisfazione e di senso»(M. Bersanelli e M. Gargantini, “Solo lo stupore conosce”, Bur 2003, pag. XII e 7)
    (M. Bersanelli e M. Gargantini, “Solo lo stupore conosce”, Bur 2003, pag. XII e 7)

    «Noi possiamo parlare di “origine” a diversi livelli, e bisogna stare bene attenti a non confondere l’oggetto delle nostre domande e quindi il metodo coi cui tentare delle risposte. Questo è ancora più importante quando si tratta dell’essere umano. Se uno mi chiede “qual è la tua origine?”, posso rispondere che sono nato a Milano da mio padre e mia madre; posso rispondere che la mia struttura fisica proviene da una lunga e straordinaria storia evolutiva e, prima ancora, cosmica; posso rispondere che ultimamente il mio io ha origine in un infinito, in Dio, e che nessun antecedente fisico o biologico può definire completamente il mio io. La verità della terza risposta non impedisce che possano essere vere anche le prime due. Viceversa, le prime due non negano la terza, anzi la arricchiscono».
    (M. Bersanelli, “Il Monte Bianco in una moneta e la tensione all’infinito“, IlSussidiario.net, 17/08/12)




    Fabiola Gianotti, 1960, fisico, cattolica
    Tra i più importanti scienziati italiani, ha contribuito alla scoperta del bosone di Higgs e nel 2015 è divenuta direttore generale del CERN di Ginevra. Membro del comitato consultivo per la Fisica al Fermilab negli Stati Uniti e dell’Accademia dei Lincei per la classe di scienze fisiche, dal 2013 è professore onorario presso l’Università di Edimburgo. Tra i più importanti scienziati italiani, ha contribuito alla scoperta del bosone di Higgs e nel 2015 è divenuta direttore generale del CERN di Ginevra. Membro del comitato consultivo per la Fisica al Fermilab negli Stati Uniti e dell’Accademia dei Lincei per la classe di scienze fisiche, dal 2013 è professore onorario presso l’Università di Edimburgo.

    «La scienza e la religione devono restare su due strade separate», ha risposto la Gianotti, «la scienza si basa sulla dimostrazione sperimentale e la religione si basa su principi completamente opposti, cioè sulla fede, tanto più benemerito chi crede senza aver visto. E la scienza non potrà mai dimostrare l’esistenza o la non esistenza di Dio. Si, io credo in Dio. La scienza è assolutamente compatibile con la fede, non ci sono contraddizioni. L’importante è lasciare i due piani separati: essere credenti o non credenti, non è la fisica che ci darà una risposta».
    (F. Gianotti, intervista televisiva alla trasmissione “Otto e Mezzo”, 06/01/15)



    «Scienza e religione sono discipline separate, anche se non antitetiche. Si può essere fisici e avere fede oppure no. È meglio che Dio e la scienza mantengano la giusta distanza»
    (F. Gianotti, Io, tra Dio e il Big Bang”. Fabiola Gianotti, direttrice del Cern: la signora dell’Universo, intervista per Repubblica, 28/12/14)



    «Non vedo nessuna contraddizione tra scienza e fede: appartengono a due sfere diverse. Saremmo troppo ambiziosi e troppo arroganti se potessimo pensare di spiegare l’origine del mondo. Quello che possiamo fare noi scienziati è andare avanti passettino dopo passettino, e accumulare conoscenza. Ma, come diceva Newton, quello che conosciamo è una gocciolina e quello che non conosciamo un oceano, quindi siamo ben lontani dal rispondere a domande di quel tipo»
    (F. Gianotti, La signora dell’Universo, intervista per Famiglia Cristiana, 20/08/10)




    Tony Rothman, 1953, fisico teorico, deista
    Redattore a Scientific American, ha insegnato ad Harvard, alla Illinois Wesleyan University, al Bryn Mawr College e più recentemente presso l’Università di Princeton. Ha contribuito allo studio dell’universo primordiale, in particolare alla nucleosintesi cosmica, ai buchi neri, alle cosmologie inflazionistiche e ai gravitoni.

    «”Il teologo medievale che guardava il cielo notturno attraverso gli occhi di Aristotele e vedeva nell’armonia delle sfere gli angeli che si muovevano, è diventato il cosmologo moderno che guarda allo stesso cielo attraverso gli occhi di Einstein e vede la mano di Dio, non negli angeli, ma nelle costanti della natura. Quando confrontiamo l’ordine e la bellezza dell’universo e le strane coincidenze della natura, è molto forte la tentazione di fare un salto di fede dalla scienza alla religione. Sono sicuro che molti fisici vorrebbero farlo. Vorrei solo che lo ammettessero»
    (T. Rothman, “A ‘What You See Is What You Beget’ Theory”, Discover (May, 1987), 99)




    Stephen M. Barr, 1953, fisico, cattolico, 1953, fisico, cattolico
    Docente presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’University of Delaware, membro del Bartol Research Institute, Fellow della American Physical Society, è noto per la sua attività di ricerca nella fisica delle particelle e nella cosmologia teorica.

    «Sono cattolico da tutta la vita […], ma non considero le idee del movimento Intelligent Design come ipotesi nella scienza naturale […]. Molti atei credono che ogni religione sia in fondo sia un tentativo pre-scientifico di comprendere i fenomeni naturali attraverso il mito o un tentativo di ottenere benefici mondani attraverso la magia. E dal momento che la scienza è l’antitesi del mito e della magia non possono fare a meno di vedere tutte le religione come antiscientifiche. Naturalmente, queste persone non hanno idea di cosa sia la vera religione […]. Abbiamo bisogno di recuperare l’idea di Dio come Logos, cioè Dio come la ragione stessa. Faccio notare che Papa Benedetto XVI ha sottolineato questo nel suo discorso di Regensburg. Si tratta di un’idea di Dio che le persone che dedicano la loro vita alla ricerca razionale sono in grado di apprezzare».
    (S.M. Barr, intervista per www.ignatiusinsight.com, “The Mythological Conflict Between Christianity and Science“, 25/09/06)



    John David Barrow, 1952, cosmologo e matematico, cristiano
    Prestigioso cosmologo e fisico teorico, docente di Scienze Matematiche presso l’università di Cambridge. Vincitore nel 2008 del “Premio Faraday” assegnato dalla Royal Society. Prestigioso cosmologo e fisico teorico, docente di Scienze Matematiche presso l’università di Cambridge. Vincitore nel 2008 del “Premio Faraday” assegnato dalla Royal Society.

    «In effetti, se l’intero universo materiale può essere descritto dalla matematica, deve esistere una logica immateriale più vasta dell’universo materiale […]. Convinzioni di questo tipo sembrano implicare che Dio sia un matematico».
    (J.D. Barrow, “Perché il mondo è matematico?”, Laterza 1992, pag. 69)




    Lucio Rossi, 1952, fisico, cattolico
    Responsabile del “Magnets, Cryostats and Superconductors Group” al CERN di Ginevra, è ricercatore dell’Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare) e docente del Dipartimento di Fisica dell’università di Milano.

    «La scienza nasce dall’accorgersi che il mondo è razionale, che le leggi che governano il mondo e la mia ragione sono affini […]. La scoperta del bosone di Higgs apre tantissime domande ma è chiaro che la simmetria razionale c’è. Ci vuole fegato per dire che l’universo è fatto a caso . Parlando con un famoso fisico teorico, siamo arrivati a dire che questa simmetria, se autofondata, può essere il concetto di Dio. Io gli facevo notare però che posso conoscerla, vuol dire che mi ha voluto. Riconoscere l’infinito è un atto di libertà, ed è giusto che sia così. Se i miei studi mi costringessero a riconoscerne l’esistenza, sarei avvantaggiato rispetto a mia madre, sarebbe ingiusto. C’è abbastanza luce per credere e abbastanza per non credere. E io e mia madre abbiamo le stesse chance di credere. Questa libertà però mi fa pensare che “dietro” c’è una Persona e non una macchina autoalimentata».
    (L. Rossi, “Il bosone sfida chi dice che tutto nasce dal caso“, Meeting Rimini 2012)




    Alfio Quarteroni, 1952, matematico, cattolico
    Tra i più noti matematici italiani all’estero, è docente al Politecnico di Milano, ordinario di Matematica presso l’Università del Minnesota e direttore della cattedra di Modellistica e Calcolo Scientifico presso l’EPFL di Losanna. Beneficiario di innumerevoli premi e riconoscimenti scientifici, membro di diversi comitati scientifici di istituzioni europee e autore di oltre 400 articoli pubblicati in riviste scientifiche internazionali e atti di convegni.

    «Il credente scienziato pensa che tutta la scienza sia stata “data” da Qualcuno e l’uomo debba solo riscoprirla, e forse è così: l’uomo con i suoi talenti e l’aiuto di Dio si pone nella sua solitudine davanti al problema e lo riscopre. Newton invece diceva: “Ho camminato sulle spalle dei giganti”, intendendo che doveva la conoscenza agli scienziati venuti prima di lui. Hanno ragione entrambi, Chi ha inventato tutto non ti vuole frustrare, ti dà l’impressione che sia tu a scoprire le meraviglie. Quel che è certo è che il matematico non è l’archeologo, non si limita a scavare ciò che è sepolto là sotto, ma costruisce, inventa, crea una teoria dal nulla, ci mette la fantasia: scienza e fede non si escludono, ormai siamo quasi arrivati a ricostruire una teoria consistente e credibile di tutta l’evoluzione dell’universo ma per il Big Bang manca ancora un pezzetto infinitesimale, un tempo sconosciuto, il vero mistero. Spieghi l’universo e poi resti attonito: come è avvenuto il Big Bang? Chi ha concepito il disegno iniziale così perfetto che in milioni di anni l’ordine non si è guastato? La scienza è rigorosa ma il mistero persiste. E io, il matematico, resto attento, curioso, intrigato, dibattuto. E commosso» Chi ha concepito il disegno iniziale così perfetto che in milioni di anni l’ordine non si è guastato? La scienza è rigorosa ma il mistero persiste. E io, il matematico, resto attento, curioso, intrigato, dibattuto. E commosso»>
    (A. Quarteroni, Matematica concreta, intervista su Avvenire, 01/10/13)



    «Galileo, come Keplero, Newton e Cartesio, furono sostenitori dell’idea che il mondo fisico fosse stato dotato da Dio di una struttura matematica. Per chi ha fede il Dio creatore non può esimersi dall’essere anche un matematico. Il più grande di tutti, naturalmente. Perché ha risolto il più complesso problema inverso che mai sia stato posto: determinare le condizioni iniziali giuste (al tempo zero, quello della creazione) affinché il sistema dinamico dell’evoluzione dell’universo arrivasse a oggi a possedere questa meravigliosa grandezza. Non sono mai riuscito a farmi “una ragione” incontrovertibile dell’esistenza di Dio. Tuttavia io Dio lo “sento”, non solo perché il sistema dinamico dell’universo non degenera nonostante le sue innumerevoli componenti siano talmente non lineari dal doversi ineluttabilmente piegare (sui tempi lunghi) a instabilità e degenerazioni irreversibili, se seguissero solo le leggi della matematica e della fisica, e non fossero invece controllate a distanza da un “grande Regolarizzatore”»
    (A. Quarteroni, Quant’è concreta la teoria, intervista su L’Osservatore Romano, 30/07/10)




    Simon Conway Morris, 1951, paleontologo, cattolico
    Conosciuto a livello internazionale per il suo studio dettagliato ai fossili Burgess Shale, Fellow della Royal Society, vincitore della Walcott Medal of the National Academy of Sciences e della Lyell Medal della Geological Society of London, insegna presso l’Università di Cambridge dove studia l’esplosione del Cambriano.

    «Anche noi siamo uno dei suoi prodotti dell’evoluzione. Questo non vuol dire che l’evoluzione non abbia implicazioni metafisiche, resto convinto che invece le abbia […]. Nonostante gli entusiasmi quasi-religiosi degli ultra-darwinisti, la loro comprensione della teologia è una combinazione di ignoranza e di derisione, filosoficamente zoppicante, si avvalgono di luoghi comuni e sono felicemente alimentati dalle idiozie dei creazionisti cosiddetti scientifici»(S.C. Morris, “Life’s Solution: Inevitable humans in a Lonely Universe”, Cambridge University Press 2003, p. 314-316)



    «Mettere in discussione l’Intelligent Design potrebbe generare un’onda di applausi da ogni neo-darwiniani presente, fino a quando non si ricorda che la teologia non è una moda, un passatempo per eccentrici, ma è in realtà centrale per la nostra impresa. E ora voglio convincervi che solo un tale approccio può essere coerente con l’evoluzione, ma può anche entrare in risonanza con la teologia cristiana ortodossa: la Caduta, l’Incarnazione e la Fine dei Tempi […]. Se si ignora la dimensione teologica allora andiamo verso guai. Fino a quando vediamo il mondo come un casualità accidentale, di essere trattato come un oggetto utilitaristico, non solo perdere di vista della creazione, ma anche noi stessi e il nostro posto in esso».
    (S.C. Morris, Darwin’s Compass: How Evolution Discovers the Song of Creation, The Boyle lecture 2005)



    «Creazione, per quanto ne sappiamo, è infinita nella sua ricchezza e promessa, e mentre ci sono molte strade per scoprire questa verità, non vi è ragione di pensare che la scienza non sia una di loro e in certe situazioni è in realtà l’unica. Infatti la scienza ci ricorda che la Creazione è molto più meravigliosa, molto più straordinaria, molto più diversificata, molto più ricca di quanto avremmo potuto mai prevedere».
    (S.C. Morris, Darwin’s Compass: How Evolution Discovers the Song of Creation, The Boyle lecture 2005)



    «E’ la conoscenza e l’esperienza dell’Incarnazione, la saggezza e le avvertenze date da Gesù nei Vangeli, e non da ultimo la sua Risurrezione, che, in ultima analisi, sono tutto ciò che ha importanza […]. Questa immagine del mondo potrebbe anche dimostrare che, lungi dall’essere una serie di incidenti senza cervello, la storia ha una direzione e un percepito punto finale. I relativi meriti morali di ognuno di noi sono in ultima analisi rilevanti solo per esponenti del quadro del mondo teistica, a coloro che hanno un’inclinazione scientista potrebbe essere socialmente utile, ma nell’ordine generale delle cose non possono avere alcun significato in un mondo senz’anima».
    (S.C. Morris, Darwin’s Compass: How Evolution Discovers the Song of Creation, The Boyle lecture 2005)




    Ian Hutchinson, 1951, fisico, cristiano
    Professore di Scienza Nucleare ed Ingegneria presso il prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT), già presidente del Plasma Physics group dell’American Physical Society, è considerato uno scienziato che ha dato grandi contribuiti all’ingegneria nucleare e alla fisica nucleare. Cristiano, ha più volte contrastato le affermazioni dei cosiddetti new-atheist.

    «Si potrebbe pensare che il MIT, essendo il grande tempio della scienza e della tecnologia, sia un luogo senza Dio. Al contrario, vi lavoro da oltre 35 anni e collaboro con molti cristiani e persone di varie fedi, sia tra i miei colleghi di facoltà che tra gli studenti. Che fede e scienza siano in conflitto è un mito che è stato completamente sfatato dagli storici della scienza negli ultimi 50 anni: i cristiani seri, incluso il clero, sono stati predominanti nello sviluppo della scienza per secoli. Ma il mito esercita ancora una forte influenza sia sui laici che, molto spesso, anche sui cristiani».
    (I. Hutchinson, Intervista durante il convegno al Veritas Forum, 24/04/18).



    «Le debolezze intellettuali delle argomentazioni ateiste non dovrebbero indurci a scartare la loro influenza. Insegnanti cristiani e pastori hanno bisogno di trovare tempo ed energie per rispondere. E dobbiamo anche avere qualcosa di serio da dire. Quando parliamo di riconciliare il cristianesimo con la scienza, non intendiamo forzare la coerenza della nostra fede con le attuali teorie economiche, sociologiche, storiche o politiche. Intendiamo chiederci in che modo la Bibbia e la dottrina cristiana possono essere coerenti con la cosmologia moderna, genomica e neurologia ad esempio: le scienze naturali. Non possiamo certo dimostrare scientificamente l’amore del Padre celeste più di quanto possiamo dimostrare scientificamente l’amore di un padre umano. Entrambi sono oltre l’intrinseco e oltre i limiti della scienza. In secondo luogo, ancora di più dannoso per la testimonianza cristiana, è cercare una dimostrazione scientifica di Dio, o del soprannaturale. Così si cede allo scientismo e tradisce la credenza che la scienza sia la forma di conoscenza più convincente. Per favore non fraintendermi. Non sto rinnegando tutti gli argomenti intellettuali per Dio o la ragionevolezza della fede. Al contrario, sono giunto alla fede come studente universitario in parte perché mi sono convinto delle argomentazioni intellettuali che Gesù è chi dice di essere. Sto semplicemente dicendo che gli argomenti per Dio non sono, e non possono essere, scientifici».
    (I. Hutchinson, Engaging Today’s Militant Atheist Arguments, The Biologos Foundation)




    Francis Collins, 1950, genetista, cristiano
    Genetista di fama internazionale, ha guidato il team di ricercatori che ha decifrato il genoma umano. E’ a capo del National Institutes of Health ed è considerato tra i più influenti scienziati viventi.

    Raccontando la sua conversione dall’ateismo al cristianesimo grazie alla ricerca scientifica, ha detto: «Ero sbalordito dall’eleganza del codice genetico umano. Mi resi conto di aver optato per una cecità volontaria e di essere caduto vittima di arroganza, avendo evitato di prendere seriamente in considerazione che Dio potesse rappresentare una possibilità reale»
    (F. Collins, “Il linguaggio di Dio”, Sperling & Kupfer 2007, pag. 20-22)



    «Non riesco a capire come la natura avrebbe potuto crearsi da sé. Nessuno scienziato serio oserebbe affermare di avere a portata di mano una spiegazione naturalistica dell’origine della vita. Solo una forza al di fuori del tempo e dello spazio avrebbe potuto fare una cosa simile. Il Big Bang domanda a gran voce una spiegazione divina», e infatti «si accorda perfettamente con l’idea di un Dio Creatore trascendente»
    (F. Collins, “Il linguaggio di Dio”, Sperling & Kupfer 2007, pag. 63)



    Ritiene l’evoluzione umana «l’elegante piano di Dio per la creazione del genere umano», rifiutando il creazionismo e l’Intelligent Design, ha avvallato il concetto di “evoluzione teista” (un approfondimento su Wikipedia e su Disf.org): «Il Dio della Bibbia è anche il Dio del genoma. Egli può essere adorato in una cattedrale o in un laboratorio. La sua creazione è maestosa, impressionante, intricata e bella […] Come scienziato e credente ho la possibilità di scoprire e studiare l’incredibile complessità della creazione di Dio. Ho guardato per la prima volta nella storia umana le lettere del DNA umano – che io ritengo siano il linguaggio di Dio – e ho avuto solo un assaggio minuscolo della straordinaria potenza creativa della Sua mente, così lo è ogni scoperta che compie la scienza. […] La scienza non mi dirà perché siamo tutti qui, qual è lo scopo nella vita o che cosa succede dopo la morte. Per questo, ho bisogno della fede. Sono grato di poter attingere a più modi di conoscenza al fine di avere un pieno apprezzamento del dono meraviglioso della vita che ci è stata data. A volte qualche scienziato conclude che la fede è qualcosa che arriva per puro sentimento. E’ perché non percepisce la nozione che la fede può essere una scelta del tutto razionale, come lo è stato per me. […] Abbiamo bisogno di tutti i tipi di modalità per conoscere la realtà e la verità. La scienza è un modo. La fede è un altro. Sono entrambi modi diversi di rispondere ai quesiti più importanti»
    (in “God Is Not Threatened by Our Scientific Adventures”, intervista di Laura Sheahen, Beliefnet).



    «Per me l’esperienza di sequenziamento del genoma umano, e la scoperta del più imponente di tutti i testi, è stato un sorprendente risultato scientifico e un’occasione di preghiera. Molti saranno sconcertati da questi sentimenti, partendo dal presupposto che un rigoroso scienziato non debba anche essere un serio credente in un Dio trascendente. Questo libro [“Il linguaggio di Dio”, nda] si propone di sfatare tale concetto, sostenendo che la fede in Dio può essere una scelta del tutto razionale, e che i principi della fede sono, infatti, complementare ai principi della scienza»
    (F. Collins, The Language of God: A Scientist Presents Evidence for Belief, Introduction, New York, Free Press, 2006)



    «Il dominio della scienza è l’esplorazione della natura. Il dominio di Dio è il mondo spirituale, un regno che non è possibile da indagare con gli strumenti e il linguaggio scientifico. Dev’essere dunque esaminato tramite il cuore, la mente e l’anima, e la mente deve trovare la strada per abbracciare entrambi questi regni»
    (F. Collins, The Language of God: A Scientist Presents Evidence for Belief, Introduction, New York, Free Press, 2006)



    «Non ho alcun motivo per vedere una discordanza tra quel che io conosco come scienziato che trascorre tutto il giorno a studiare il genoma umano e quello che io credo come qualcuno che presta molta attenzione a quello che la Bibbia ha insegnato su Dio e su Gesù Scritto. Questi sono punti di vista compatibili. La scienza è il modo -una potente strada, oltretutto- per studiare il mondo naturale. La scienza non è particolarmente efficace -anzi, è piuttosto inefficace- a fare commenti sul mondo soprannaturale. Entrambi i mondi, per me, sono molto reali e molto importanti. Essi sono studiati in modi differenti, essi coesistono, si illuminano a vicenda»
    (F. Collins, interviewed by Bob Abernethy of PBS’ “Religion & Ethics Newsweekly” – a production of Thirteen/WNET New York. Transcript prepared by Burrelle’s Information Services, Livingston, NJ. Copyright (c) 2000 Educational Broadcasting Corporation)



    Alla domanda: “Tu sei principalmente protestante? Un evangelico protestante?”, il Dr. Collins ha risposto: «Io credo di essere un Cristiano serio, qualcuno che crede nella realtà della morte e resurrezione di Cristo e che cerca di integrare questo nella vita quotidiano a non relegarlo ad un qualcosa di cui parlare la domenica mattina»
    (F. Collins, interviewed by Bob Abernethy of PBS’ “Religion & Ethics Newsweekly” – a production of Thirteen/WNET New York. Transcript prepared by Burrelle’s Information Services, Livingston, NJ. Copyright (c) 2000 Educational Broadcasting Corporation)



    «La scienza è l’unico modo per capire il mondo naturale, e i suoi strumenti quando sono utilizzati correttamente posso generare profonde intuizione all’esistenza materiale. Ma la scienza non ha potere per rispondere a domande come “Perché l’Universo è nato?”, “Che cosa significa l’esistenza umana?”, “Cosa accade dopo la nostra morte?”. Una delle più forti motivazioni del genere umano è scoprire le risposte alle questioni profonde, e noi abbiamo bisogno di portare tutto il potere di entrambe i punti di vista, scientifico e spirituale, per comprendere il visibile e l’invisibile»
    (F. Collins, The Language of God: A Scientist Presents Evidence for Belief, Introduction, New York, Free Press, 2006)




    John C. Lennox, 1949, matematico, cristiano
    Docente di matematica presso l’Università di Oxford e Fellow in Matematica, Filosofia della Scienza presso il Green Templeton College of Oxford University.

    «Più cose conosciamo riguardo al nostro universo, più l’ipotesi che vi sia un Dio Creatore, il quale abbia progettato l’universo per un certo scopo, acquista credibilità come spiegazione migliore del perché noi siamo qui»
    (J.C. Lennox, Fede e scienza, Armenia 2009, p. 84)



    «Dawkins combatte contro un mulino a vento, respingendo un concetto di Dio in cui comunque non crede nessun pensatore serio. Una tale attività non è necessariamente da considerare un segno di sofisticazione intellettuale»
    (J.C. Lennox, “Fede e scienza”, Armenia 2009)



    «L’intelligibilità razionale dell’universo indica l’esistenza di una Mente responsabile sia dell’universo, sia della nostra mente. E’ per questa ragione che noi siamo in grado di fare scienza e di scoprire le bellissime strutture matematiche sottostanti ai fenomeni che possiamo osservare. Ciò che sta alla base dell’universo è molto più che un principio razionale. E’ Dio, il Creatore stesso. Io asserisco che, essendo la scienza ben lungi dall’aver seppellito Dio, non soltanto i risultati della scienza puntino nella direzione dell’esistenza di Dio, ma la stessa impresa scientifica sia convalidata da tale esistenza»
    (J.C. Lennox, Fede e scienza, Armenia 2009, p. 261,262)




    Kenneth R. Miller, 1948, biologo, cattolico
    Docente di biologia presso la Brown University, premiato dalla American Society for Cell Biology e dalla American Association for the Advancement of Science (AAAS) per il suo importante contributo pubblico all’insegnamento dell’evoluzione negli Stati Uniti.

    «La scienza non è in contraddizione con l’ipotesi di Dio. Piuttosto, ci offre una finestra su un universo dinamico e creativo che espande il nostro apprezzamento per l’opera divina che non avrebbe potuto essere così immaginata nei secoli passati. In qualità di difensore schietto dell’evoluzione, sono spesso sfidato da coloro che ritengono che se la scienza può dimostrare l’origine naturale della nostra specie, e sicuramente lo fa, allora Dio dovrebbe essere abbandonato. Ma la Divinità che essi rifiutano così facilmente, non è quella che conosco. Per essere minacciato dalla scienza, Dio dovrebbe essere niente più che un segnaposto per l’ignoranza umana. Questo è il Dio dei creazionisti, del “disegno intelligente”, di coloro che cercano il loro Dio nelle tenebre. Quello che non si capisce diventa la loro migliore – anzi l’unica – prova per la fede. Come cristiano, trovo il flusso di questa logica particolarmente deprimente. Non solo ci insegna a temere l’acquisizione di conoscenze (che potrebbero in qualsiasi momento smentire questo credo), ma suggerisce anche che Dio abiti solo nelle ombre della nostra comprensione. Suggerisco che se Dio è reale, dovremmo essere in grado di trovarlo da qualche altra parte, alla luce brillante della conoscenza umana, spirituale e scientifica. E che luce che è! […] L’errore categorico dell’ateo è di assumere che Dio è naturale, e dunque è all’interno del regno della scienza, da indagare e da provare. Facendo Dio una parte normale del mondo naturale, e non riuscendo a trovarlo lì, essi concludono che Egli non esiste. Ma Dio non è e non può essere parte della natura. Dio è la ragione della natura, la spiegazione del perché delle cose. Egli è la risposta alla esistenza, non parte della stessa esistenza […]. La curiosità del teista che abbraccia la scienza è più grande, non minore, perché egli cerca una spiegazione che è più profonda di quanto la scienza può offrire, una spiegazione che comprende la scienza, ma cerca la ragione ultima per cui la logica della scienza dovrebbe funzionare così bene. L’ipotesi di Dio non viene da un rifiuto della scienza, ma da una curiosità penetrante che si chiede perché la scienza sia ancora possibile, e perché le leggi della natura esistono per noi da scoprire […]. La scienza, tutta la scienza, è necessariamente incompleta, questa è, in effetti, la ragione per cui tanti di noi trovano la scienza tonificante e appagante. Perché, allora, dovremmo essere sorpresi che anche la religione è incompleta e contraddittoria? Oggi, la scienza va avanti e il mistero rimane. C’è un posto per la fede autentica nel mondo della scienza? In effetti c’è. Lungi dall’essere in contrasto con essa, l’ipotesi di Dio convalida, non solo la nostra fede nella scienza, ma il nostro vero piacere, soprattutto per i doni di conoscenza, amore e vita»
    (K.R. Miller, “Does science make belief in God obsolete?“, dal sito web della Templeton Foundation)



    «Che cosa è la vita buona? Qual è la natura del bene e del male? Qual è lo scopo di esistenza? Queste sono le domande più importante di tutti. Quello che posso dirvi è che il mondo che vedo, tra il mondo che conosco, incluso quel che copro grazie alla scienza, ha più senso per me alla luce di una comprensione spirituale dell’esistenza e dell’ipotesi di Dio. In particolare, vedo una polarità morale, il “buono” e il “cattivo” sono qualità reali, non costruzioni sociali, e che la scelta di una vita bella è la questione centrale dell’esistenza. Considero che l’ipotesi di Dio, conforme a quello che so sul mondo materiale dalla scienza, dà al mondo una profondità di significato che avrei trovato impossibile senza di essa. Ora, io di certo non “so” che lo spirito è reale, nel senso che tu ed io siamo d’accordo sul fatto che il DNA è la base chimica di informazioni genetiche. Vi è, tuttavia, una credenza religiosa motivata che si chiama “fede” e non “certezza”. Ma è una fede che si adatta, una fede che è congruente con la scienza, e fornisce anche un motivo del perché la scienza funziona e ha valore, perché la scienza esplora anche la razionalità di esistenza, una razionalità che deriva dalla stessa fonte di quella esistenza. In ogni caso, sono lieto di confessare che sono un credente, e che per me, la fede cristiana è quella che risuona. Anche se la mia fede religiosa non è in grado di soddisfare una prova scientifica».
    (K.R. Miller, “I’m a believer“, NewStatesman, 20/4/11)



    «Penso che la fede e la ragione sono entrambi doni di Dio. E se Dio è reale, allora fede e ragione devono completarsi a vicenda piuttosto che essere in conflitto. La scienza è figlia della ragione. La ragione ci ha dato la capacità di stabilire il metodo scientifico per studiare il mondo che ci circonda, e per dimostrare che il mondo e l’universo in cui viviamo sono di gran lunga più vasti e molto più complessi, e penso che questo molto più meraviglioso, di quanto chiunque potesse avere immaginato 1.000 o 2.000 anni fa. Questo significa che la ragione scientifica ha tolto la fede? Non lo penso. Penso che ha rivelato un mondo che è infinitamente più complesso e infinitamente più vario e creativo di quanto avessimo mai creduto prima, in un certo senso approfondisce la nostra fede e il nostro apprezzamento per l’Autore di tale opera, l’autore di questo universo fisico. E per le persone di fede, l’autore è Dio. Ora, io sono uno scienziato e ho fede in Dio. Fede e ragione sono entrambe necessarie per la persona religiosa per una corretta comprensione del mondo in cui viviamo, e non vi è alcuna contraddizione in ultima analisi, necessaria tra ragione e fede»
    (K.R. Miller, “In Defense of Evolution“, da www.pbs.org/)




    William D. Phillips, 1948, fisico e Premio Nobel, cristiano.
    Nobel per la fisica nel 1997 per lo sviluppo di metodi di raffreddamento degli atomi tramite laser.

    «Molte persone sono convinte che scienza e religione siano inconciliabili. Io sono un fisico, faccio ricerca tradizionale, pubblico nelle riviste peer-reviewed, formo gli studenti e i ricercatori, cerco di imparare dalla natura come essa lavora. In altre parole, sono uno scienziato. Sono anche una persona di fede religiosa. Io frequento la Chiesa, canto nel coro gospel, alla domenica vado al catechismo e prego regolarmente, cerco di “essere giusto, misericordioso e camminare umilmente con Dio”. In altre parole, sono una comune persona di fede. Uno scienziato serio che seriamente crede in Dio […] Come faccio a credere in Dio? Questa non è una questione scientifica. Una dichiarazioni scientifica deve essere “falsificabile” […], mentre i contenuti a carattere religioso non lo sono necessariamente. Non c’è bisogno che ogni dichiarazione sia scientifica e queste non sono inutili o irrazionali semplicemente perché non sono scientifiche: “lei canta splendidamente”, “lui è un uomo buono”, “io ti amo”…queste sono tutte dichiarazioni non scientifiche ma di grande valore. La scienza non è l’unico modo utile per guardare la vita. Perché credo in Dio? Come fisico, guardo la natura da una particolare prospettiva: vedo un universo bello e ordinato, in cui quasi tutti i fenomeni fisici possono essere compresi con poche equazioni matematiche. Vedo un universo che se fosse stato costruito in modo leggermente diverso, non avrebbe mai dato vita a stelle e pianeti, batteri e persone. E non vi è una buona ragione scientifica che spieghi perché l’universo non avrebbe dovuto essere differente. Molti grandi scienziati hanno concluso da queste osservazione che un Dio intelligente deve aver scelto di creare l’universo con queste belle e semplici proprietà adatte alla vita. Altri buoni scienziati hanno deciso tuttavia di rimanere atei. Entrambe sono posizioni di fede. Recentemente, il filosofo e per lungo tempo ateo, Anthony Flew ha cambiato idea e ha deciso che, sulla base di precisi elementi di prova, si deve credere in Dio. Ho trovato questi elementi suggestivi e sostenitori della fede, ma non conclusivi. Io credo in Dio innanzitutto perché posso sentire la Sua presenza nella mia vita, perché vedo l’evidenza di Dio nella mia vita. Credo, più a causa della scienza che nonostante essa, ma ultimamente è esclusivamente una questione di fede»
    (“Does science make belief in God obsolete?”, da www.templeton.org)



    «Molti scienziati sono anche persone con una fede religiosa piuttosto convenzionale. Io, un fisico, sono un esempio. Io credo in Dio sia come creatore e amico. Cioè, io credo che Dio sia personale e interagisca con noi».
    (W.D. Phillips, pubblica lettura “Ordinary Faith, Ordinary Science” durante la conferenza “Science and the Spiritual Quest II”, 20/04/2002, UNESCO, Parigi)



    «Credo in Dio. In effetti, credo in un Dio personale che agisce e interagisce con la creazione. Credo che le osservazioni circa la regolarità dell’universo fisico, e l’apparentemente eccezionale messa a punto delle condizioni dell’universo per lo sviluppo della vita suggeriscano che un Creatore intelligente sia responsabile. Io credo in Dio a motivo di una fede personale, una fede che è coerente con quello che so sulla scienza».
    (W.D. Phillips, lettera a T. Dimitrov, 19/05/2002)



    «Tutte le meravigliose cose di cui il professor Hawking ha parlato possono effettivamente essere descritte in un numero molto piccolo di equazioni relativamente semplici. Perché l’universo è così semplice? Perché segue leggi matematiche? Beh, si è speculato molto su questo, e una possibile risposta è che se l’universo fosse stato diverso da quello che è, noi non saremmo qui. Cioè, se le leggi dell’universo non fossero state quello che sono o se non c’erano leggi, sarebbe stato impossibile per la vita evolversi. Sarebbe stato impossibile per noi evolverci al punto di formulare questa domanda. D’altra parte, c’è un’altra risposta, che non è in realtà così lontano dalla prima, e se siete una persona con fede religiosa, come lo sono io, si potrebbe rispondere che il motivo per cui abbiamo un universo che segue delle leggi è perché Dio ha deciso di rendere l’universo in questo modo, perché Dio voleva che noi ci evolvessimo nel modo in cui abbiamo fatto. Questa è, naturalmente, una risposta filosofica e teologica e ha più a che fare con la propria fede oltre alle proprie conclusioni scientifiche, ma è una risposta che mi piace molto e che non trovo molto diversa dalla prima».
    (W.D. Phillips, pubblico incontro al Millennium Lecture Series, Casa Bianca, Washington (USA), 6/03/98, presente anche Stephen Hawking)



    «Essere uno scienziato ordinario e un normale cristiano mi sembra perfettamente naturale per me. E’ anche perfettamente naturale per i molti scienziati che conosco, che sono anche persone di profonda fede religiosa».
    (citato in J. Christie, “Religion and Science: Converging Quests”, The United Church Observer 2002, Toronto, Canada)



    «Ci sono probabilmente più premi Nobel che sono persone di fede di quanto generalmente si creda. La maggior parte delle persone, impegnate nella loro professione, non hanno un motivo speciale per rendere note le loro opinioni religiose, poiché questi sono argomenti molto personali»
    (W.D. Phillips, lettera a T. Dimitrov, 19/05/2002)




    Donald Page, 1948, fisico, cristiano
    Uno dei maggiori esperti mondiali di fisica gravitazionale teorica e di cosmologia quantistica, stretto collaboratore di Stephen Hawking, è docente di Fisica teoretica presso l’University of Alberta (Canada). Devoto cristiano, ama spiegare pubblicamente le ragioni della sua fede e si interessa alle dimostrazioni filosofiche di Dio.

    «Dal momento che per me la totalità dei dati, incluse le prove storiche per la Risurrezione di Gesù si spiega semplicemente postulando che c’è un Dio che è il Creatore dell’universo, credo per fede che Dio è davvero la causa dell’universo. In considerazione di tanti argomenti, inclusa l’eleganza delle leggi della fisica, l’esistenza di esperienze senzienti ordinate e l’evidenza storicistica, credo che Dio esista e penso che il mondo sia più semplice se contiene Dio, rispetto al contrario. Per questo non credo affatto che il naturalismo sia più semplice del teismo».
    (D. Page, Lettera aperta a Sean Carrol e William Lane Craig, www.preposterousuniverse.com, 20/03/15)



    «Sono un cristiano e credo che Dio abbia creato l’intero universo. Certo, come fisico sto cercando di capire un po’ di più su come l’ha creato o in quale stato lo ha creato. Ma penso che le leggi fisiche dimostrino la fedeltà di Dio e gli schemi che ha usato. D’altra parte, non penso che tali leggi siano vincolanti per lui, è una Sua scelta creare attraverso esse». E ancora: «Cerco di prendere sul serio la Bibbia. Certo, so che alcune parti non sono pensate per essere lette letteralmente, quindi non sono proprio un letteralista. Ma cerco di credere nel significato che trasmettono, penso che il punto principale della Bibbia sia come Dio ha creato l’uomo a sua immagine, e l’uomo è caduto e si è ribellato a Dio, e poi Dio ha offerto la via di riconciliazione attraverso Cristo e la sua morte in croce. Penso che probabilmente si concentri principalmente sulla relazione dell’uomo con Dio, senza tentare di rispondere a domande come quelle se Dio avesse avuto altri scopi nel creare l’universo. Direi che c’è sicuramente uno scopo dell’universo, non so quali siano tutti gli scopi di Dio ma penso che uno di essi fosse creare l’uomo. Nel Nuovo Testamento si parla di tutta la creazione creata attraverso Cristo e da Cristo e per la gloria di Dio. Quindi penso che sia almeno uno degli scopi. Sono solo un po’ riluttante a dire se questo sia l’unico scopo di Dio. Forse dovrei dire che credo che la Bibbia sia la parola rivelata da Dio per noi. Vediamo tanta bellezza matematica, semplicità ed eleganza nell’universo fisico, nelle equazioni dinamiche che Dio ha creato, in un certo senso le leggi fisiche sembrano essere analoghe alla grammatica e al linguaggio che Dio ha scelto di usare».
    (D. Page, Intervista per Alan Lightman, Andover 18/05/88, American Institute of Physics).




    Aaron Ciechanover, 1947, biologo e premio Nobel, ebreo
    Nobel per la chimica nel 2004 per la scoperta della degradazione delle proteine ubiquitina-dipendente.

    Durante un’intervista nel suo laboratorio, sul cui muro spicca una fotografia sua con Papa Benedetto XVI, ha spiegato: «Questa è la mia libreria professionale, i libri che io uso quotidianamente. La scienza, la medicina e ovviamente la Bibbia di Gerusalemme, che porto con me ovunque e ne ho una copia in ogni mia biblioteca. Io la adoro perché è letteralmente scritta in un modo che trasmette lo spirito della Bibbia e la centralità di Gerusalemme nella vita ebraica»
    (da Rambam Healt Care Campus).



    «Non vedo le ragioni di pregare ogni giorno ma di avere rispetto per la complessità della nostra vita, che non può essere suddivisa in blocchi. Vedo la religione come l’umiltà e la modestia della complessità della natura e della creazione. Penso che la complessità della natura sia al di là di ciò che possiamo apprendere»
    (da Encuentro Cientifico International).



    Parlando della possibilità della scienza di spiegare Dio: «Dio sarà sempre al di sopra di noi, qualunque cosa Dio sia. […] Così penso che in questo senso Dio – di qualsiasi Dio si tratti – dovrà pur sempre aprire le sue braccia su di noi. Noi viviamo sempre su una linea, siamo sospesi sul ponte»
    (da “Lo scienziato che guardò da un’altra parte“, L’Osservatore Romano, 3/7/10).




    Joan Roughgarden, 1946, biologo evoluzionista, cattolico
    Docente presso la Stanford University, dove ha fondato e diretto l’Earth Systems Program at Stanford, dal 2011 insegna presso l’Hawai Institute of Marine Biology.

    «Lungi dall’essere una minaccia per la fede in Dio, la biologia evolutiva in realtà promuove una visione cristiana della natura e del posto dell’uomo in essa»
    (J. Roughgarden, “Evolution and Christian Faith: Reflections of an Evolutionary Biologist”, Island Press 2006)



    «Sono un biologo evolutivo e un cristiano. Semplicemente non avrei partecipato alla biologia evolutiva se avessi pensato che in qualche modo avesse inferito nella mia fede cristiana o in qualche modo fosse immorale o distruttiva per la nostra umanità condivisa […]. Penso che la Bibbia è perfettamente coerente con i due fatti principali dell’evoluzione: Che tutta la vita appartiene a un albero genealogico comune e il cambiamento di specie nel corso delle generazioni»
    (J. Roughgarden, “Evolution and Christian Faith: Reflections of an Evolutionary Biologist”, Island Press 2006, pp. 3-34)




    Paul Davies, 1946, fisico e divulgatore scientifico, deista
    Tra i più importanti fisici e divulgatori scientifici viventi, è particolarmente famoso per i suoi studi di cosmologia e di esobiologia. È titolare della cattedra di Natural Philosophy presso l’Australian Centre for Astrobiology della Macquarie University a Sydney.

    «Ogni cosa e ogni evento dell’universo fisico richiedono, per giustificare la propria esistenza, il ricorso a qualcosa d’altro, al di fuori di essi. Bisogna quindi ricorrere a qualcosa di non-fisico e di sovrannaturale: Dio»
    (P. Davies, “Dio e la nuova fisica”, Mondadori, Milano 1984, pag. 72-73)



    «La teoria del Big Bang descrive come l’universo si è originato dal nulla -proprio dal nulla, nemmeno lo spazio e tempo- in pieno accordo con le leggi della fisica. Sant’Agostino avrebbe capito perfettamente»
    (P. Davies, citato in Bersanelli e Gargantini, “Solo lo stupore conosce”, Rizzoli 2003)



    «Come si trasformarono spontaneamente le stesse sostanze chimiche, prive di vita, nel primo essere vivente? Nessuno lo sa. Si tratta di un autentico mistero. Tradizionalmente gli scienziati materialisti supponevano che l’origine della vita fosse stato un colpo di fortuna chimico di stupefacente improbabilità. Se così fosse saremmo soli in un universo altrimenti sterile e l’esistenza della vita sulla Terra, in tutta la sua esuberante gloria, sarebbe soltanto un caso, senza significato. Secondo la mia opinione e quella di un crescente numero di scienziati, la scoperta che la vita e l’intelletto siano emersi come parte dell’esecuzione naturale delle leggi dell’universo sarà una forte prova della presenza di uno scopo più profondo nell’esistenza fisica. Invocare un miracolo per spiegare la vita è esattamente quello di cui non c’è bisogno per avere la prova di uno scopo divino nell’universo»
    (P. Davies, Conferenza pronunciata a Filadelfia su invito della John Templeton Foundation e diffusa da Meta List on “Science and Religion”)



    «Può sembrare bizzarro, ma a mio parere la scienza offre un percorso più sicuro a Dio che la religione…la scienza è avanzata al punto tale che può seriamente affrontare questioni che originariamente erano religiose».
    (P. Davies, “God and the New Physics”, Penguin 1983, pag. XI)



    «L’ipotesi fondamentale, che cioè si sia data una creazione, è da un punto di vista scientifico del tutto accettabile […]. Una singolarità rappresenta infatti il limite estremo dell’universo naturale e dunque ammette comportamenti e forze del tutto imprevedibili, anche in linea teorica, dalle scienze fisiche. Una singolarità è quanto di più prossimo a una entità sovrannaturale che la scienza ha potuto scoprire»
    (P. Davies, “Dio e la nuova fisica”, Mondadori 1994, p.84)



    «Non posso credere che la nostra presenza in questo universo sia solo un gioco del fato, un accidente della storia, una battuta casuale del grande dramma cosmico. Il nostro coinvolgimento è troppo intimo […]. La nostra esistenza è stata voluta»
    (P. Davies, La mente di Dio, Rizzoli 1993, p.232)




    George Fitzgerald Smoot III, 1945, astrofisico, cosmologo e premio Nobel, cristiano.
    È professore di fisica presso l’University of California, Berkeley, ha vinto il premio Nobel per la fisica nel 2006 per la scoperta delle anisotropie del corpo nero presenti nella radiazione cosmica di fondo.

    Dopo che scienziati americani hanno annunciato la scoperta di diagrammi di radiazione nello spazio che potrebbero segnare l’inizio del tempo stesso, Smoot ha dichiarato: «se sei religioso, è come guardare Dio. L’ordine è così bello e la simmetria è così bella, che pensi che ci sia un disegno dietro. Dio potrebbe essere il progettista».
    (G. Smoot, “Show Me God” Day Star Pub 1997>)




    Alexander Markovich Polyakov, 1945, fisico teorico, cristiano.
    Docente di fisica all’Università di Princeton, è noto per una serie di contributi di base alla teoria quantistica dei campi. Vincitore del Lars Onsager prize (2011), del Harvey Prize (2010), della Dirac Medal e del Dannie Heineman Prize for Mathematical Physics (1986). Credente e cristiano di fede ortodossa.

    «Sappiamo che la natura è descritta al meglio di tutte le possibili matematiche perché Dio lo ha creato. Quindi c’è una possibilità che la migliore di tutte le possibili matematiche per descrivere la natura, sarà creata fuori dai tentativi fisici»
    (citato in Gannes, S. “Fortune”, October 13, 1986, p. 57)




    Henry “Fritz” Schaefer III ,1944, chimico teorico e computazionale, cristiano.
    E’ autore di un gran numero di pubblicazioni scientifiche ed è stato il sesto chimico più citato tra il 1981 e 1997. E’ docente e direttore del Centro per la Chimica Computazionale presso la University of Georgia. Membro dell’International Academy of Quantum Molecular Science, della American Academy of Arts and Sciences e per lungo tempo è stato il presidente della WATOC (World Association of Theoretical and Computational Chemists).

    «Un Creatore deve esistere. Le increspature del “Big Bang” e le successive scoperte scientifiche stanno chiaramente indicando una creazione ex nihilo coerente con i primi versetti del libro della Genesi»
    (citato in P. Copan, S.B. Luley & S.W. Wallace, “Philosophy: Christian Perspectives for the New Millennium”, CLM & RZIM 2003)



    «Il significato e la gioia nella mia scienza è in quei momenti occasionali nel scoprire qualcosa di nuovo e dire a me stesso: “Ecco, questo è come Dio lo ha fatto”. Il mio obiettivo è quello di comprendere un piccolo angolo del disegno di Dio»
    (citato in JL Sheler e JM Schrof, “The Creation”, U.S. News & World Report 23/13/1991, p.56-64)




    Christopher Isham, 1944, fisico teorico, cristiano
    Docente presso l’Imperial College di Londra, si interessa di gravità quantistica ed è stato l’inventore di un approccio alla logica temporale quantistica chiamato “formalismo HPO”. Il fisico Paul Davies lo ha definito “il più grande esperto di gravità quantistica della Gran Bretagna”.

    «Forse il miglior argomento a favore della tesi che il Big Bang sostiene il teismo è l’evidente disagio con cui questa teoria viene salutata da alcuni fisici atei. A volte questo ha portato a sostenere certe idee scientifiche, con una tenacia tale che supera il loro valore intrinseco, tanto che si può solo sospettare che vi sia una forza psicologica che vada ben più in profondità del solito desiderio accademico di un teorico di sostenere la sua teoria».
    (C.J. Isham, “Creation of the Universe as a Quantum Process”, University of Notre Dame 1997, p. 375-408)




    Antonio Ambrosetti, 1944, matematico, cattolico
    Docente di Analisi matematica presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, ha insegnato alla Normale di Pisa, alla Università di Bologna, alla Rutgers University e al Politecnico Federale di Zurigo ETH. E’ socio dell’ Accademia Nazionale dei Lincei e ha vinto il Premio Caccioppoli per la Matematica.

    Nel 2009 ha scritto il libro: «La Matematica e l’esistenza di Dio» (Lindau 2009) con l’intenzione di dimostrare che «possano convivere il rigore del pensiero matematico e la profonda fede in Dio». Scienza e religione «coesistono in tanti scienziati e le due cose non sono solo conciliabili, ma addirittura feconde […] Vorrei anche far capire come, lungi dall’esserci incompatibilità tra scienza e fede, la prima (e, in particolare, la matematica) possa fornire delle suggestioni, delle intuizioni che aiutano il credente a rinsaldare la propria fede […] Vivo in concreto la mia fede assieme al mio ruolo di matematico, favorito in questo dalla presenza di Dio, che sento viva in me e che non mi ha mai abbandonato»
    (A. Ambrosetti, La matematica e l’esistenza di Dio, Lindau 2009, pag. 10-12, 77).



    «La matematica mi fa intuire la presenza di Dio. Parliamo dell’infinito, l’argomento risale a Pascal. In matematica, ogni numero reale è superato da “infinito”. In questo io scorgo Dio, che è sempre al di sopra di noi. Dio che conosce tutti i teoremi ma non ce li svela, aspettando che noi lentamente progrediamo nella ricerca. Dio non vuole dei robot, ma degli uomini che con umiltà, coscienti dei propri limiti, vanno avanti e Lo cercano sapendo che non potranno mai capirne completamente il mistero. Alla fine, solo la nostra coscienza può dire sì a Dio, con scelte fatte liberamente con la mente e soprattutto con il cuore. Diceva Ennio De Giorgi: “All’inizio e alla fine, abbiamo il mistero. La matematica ci avvicina al mistero, ma nel mistero non riesce a penetrare”»
    (da “Perché alla matematica sfugge il divino”, Avvenire 11/12/08).




    Richard Errett Smalley, 1943, chimico e premio Nobel, cristiano
    Professore di chimica all’Università Rice, è stato premiato con il Premio Nobel per la chimica nel 1996 per la scoperta del fullerene. Scettico verso la religione per la maggior parte della sua vita, è diventato cristiano poco prima della sua morte.

    «Recentemente sono tornato in chiesa regolarmente con una nuova attenzione per capire meglio ciò che rende il cristianesimo così vitale e potente nella vita di miliardi di persone, anche se quasi 2000 anni sono passati dalla morte e risurrezione di Cristo. Anche se ho il sospetto di non poterlo mai comprendere appieno, ora so che la risposta è molto semplice: è vero. Dio ha creato l’universo circa 13,7 miliardi di anni fa, e necessariamente si è coinvolto con la sua creazione da allora. Lo scopo di questo universo è qualcosa che solo Dio sa per certo, ma è sempre più chiaro alla scienza moderna che l’universo fosse squisitamente messo a punto per consentire la vita umana».
    (R.E. Smalley, “Lettera al Hope College 2005 Alumni Banquet“, maggio 2005)




    Eric R. Priest, 1943, matematico, cristiano
    Titolare della cattedra di Matematica presso la St. Andrews University è un’autorità riconosciuta nella magnetoidrodinamica solare, ha vinto il Hale Prize della American Astronomical Society (2002) ed è stato eletto Fellow della Royal Society nello stesso anno.

    «Stephen Hawking ha affermato che è non è necessario invocare Dio come creatore dell’universo sostenendo che la fisica ha fatto tutto da sola. Questo può essere corretto, ma escludere un ruolo importante di Dio è, a mio avviso, un’affermazione ingiustificata. E’ certamente possibile che Dio crea e mantiene o è alla base delle leggi della fisica e permette loro di lavorare, così spiegare il Big bang in termini di fisica non è in contraddizione con l’azione di Dio. Il cosiddetto “Dio tappabuchi” non fa parte della moderna fede religiosa».
    (E. Priest, “Stephen Hawking can’t use physics to answer why we’re here“, The Guardian 3/09/10)




    John Suppe, 1942, geologo, cattolico
    Docente di geologia presso la National Taiwan University e la Princeton University, noto in particolare per il suo vasto lavoro sulla formazione di catene montuose, vincitore del Best Publication Award in Structural Geology and Tectonics e del Career Contribution Award da parte della Geological Society of America.

    «Ritengo che vi siano alcune analogie significative tra cristianesimo e scienza, sapendo che entrambi si trovano al centro stesso dell’epistemologia contingente. In particolare, l’osservazione e l’interazione sono fondamentali per la conoscenza sia cristiana e scientifica. La ragione per il fallimento della teologia naturale è, naturalmente, che osservare il mondo naturale non è una fonte molto diretta e specifica di informazioni su Dio. Per ottenere una conoscenza molto specifica di Dio, dobbiamo interagire con Dio nel modo più diretto possibile».
    (J. Suppe, “Thoughts on the Epistemology of Christianity in Light of Science“, Affilation of Christian Geologist)




    Duccio Macchetto, 1942, astrofisico, cattolico
    Direttore scientifico del telescopio Hubble e Astronomo Emeritus presso lo Space Telescope Science Institute (STScI), è autore di più di 400 pubblicazioni scientifiche e tecniche e membro delle principali società scientifiche occidentali.

    «I punti di contatto tra scienza e fede ci sono nelle domande che ci poniamo e non tanto nelle risposte. Le risposte della fede sono completamente diverse. La scienza chiede il ‘come’, mentre la fede vuole sapere il ‘perché’. […]. Ci sono geni che hanno a che fare con le nostre emozioni, ma non esiste il gene della fede che ci portiamo addosso, a mio parere è una grazia del Signore. Viene dall’alto. Non possiamo ridurre Dio a qualcosa da misurare […]. Credo che le impronte del creatore siano dentro di noi. Dio secondo me ha creato l’universo».
    (D. Macchetto, A tu per tu con l’astrofisico Duccio Macchetto e le sue nuove imprese nello spazio, L’ancora online, 29/11/15)



    «Lo stupore e la meraviglia per il mondo che ci circonda e per tutto il creato hanno un’influenza determinante nelle nostre scelte e nel nostro futuro. Questo stupore, nel mio caso, è anche accompagnato dalla fede che mi sorregge e mi forma nella ricerca non solo delle risposte ai problemi del mondo materiale, ma sopratutto nella ricerca del “perché” delle cose […]. Spesso noi scienziati abbiamo una buona dose di arroganza intellettuale e, avendo “capito” come è fatto l’universo e come esso evolve, pensiamo di poter “dimostrare” di non aver bisogno di Dio per dar vita al nostro universo e a noi stessi; non solo, ma arriviamo addirittura a pensare di essere in grado di creare noi altri universi. In altre parole, prima facciamo di tutto per negare l’esistenza o la necessità di Dio e poi facciamo del nostro meglio per metterci al Suo posto! Sono personalmente convinto che non ci sia alcun conflitto necessario tra l’esperienza religiosa e la scienza. La ricerca scientifica così come la ricerca di Dio sono espressioni profonde della nostra realtà di esseri umani […]. Per chi come me lavora in astronomia è spontaneo pensare alle stupende immagini che stiamo ottenendo con il telescopio spaziale Hubble. Come diceva Aleksandr Solzenitzyn in un suo discorso: “Credo in Dio perché esiste la bellezza”. E cosa c’è di più bello del Creato?»
    (D. Macchetto, prefazione di M. Bersanelli e M. Gargantini, Solo lo stupore conosce, Rizzoli 2003, p.VIII-X)




    Gerald Schroeder, 1941, fisico, cristiano
    Docente universitario, ha lavorato al dipartimento di fisica nucleare del Massachusetts Institute of Technology, al Weizmann Institute of Science e al Volcani Research Institute. E’ stato membro dell’United States Atomic Energy Commission.

    «Da scienziato educato presso il Massachusetts Institute of Technology ero convinto di avere tutte le informazioni per escludere Dio dal grande schema della vita. Ma ad ogni passo in avanti nel dispiegarsi misterioso del cosmo nacque un sottile e pervasivo pensiero che ci dovesse necessariamente essere una coerente unità dietro agli aspetti contingenti dell’esistenza»
    (G. Schroeder, “The Science of God”, Broadway Books 1998, pag. 25)

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    Colin John Humphreys, 1941, fisico, cristiano
    Direttore di Ricerca presso la Cambridge University, docente di Experimental Physics presso la Royal Institution a Londra e Fellow del Selwyn College di Cambridge. E’ stato presidente dell’Institute of Materials, Minerals and Mining nel 2002 e 2003 ed è membro della John Templeton Foundation.

    «Lungi dall’essere incompatibili, come molti studiosi vogliono far credere, la scienza e la Bibbia, compresi tutti e quattro i Vangeli, sono in notevole accordo circa gli ultimi giorni di Gesù»(C.J. Humphreys, intervistato da The Huffington Post, “The Mysteries of the Last Supper and Jesus’ Final Days“, 20/11/04)



    «Credo che la visione scientifica del mondo possa spiegare quasi tutto, ma credo anche che ci sia un’altra visione del mondo. Un sacco di persone saranno sorprese. Penso che le persone siano cresciute credendo che la scienza e il cristianesimo siano ai ferri corti, questo è ciò che l’uomo medio della strada crede. Penso che si possa spiegare l’universo senza invocare Dio e si possono spiegare gli esseri umani senza invocare Dio. Ma dico anche che Dio è il Dio del caso e aveva il suo piano e il suo scopo, che sta lavorando in modo molto sottile ma attraverso questi eventi casuali […]. La mia impressione è -ed è solo un’impressione- che ci siano molti più credenti nel personale accademico scientifico che in quello artistico»
    (C.J. Humphreys, intervistato da The Guardian, “Science cannot provide all the answers“, 4/09/03)




    Frank Tipler, 1947, fisico, cristiano
    Docente di fisica matematica alla Tulane University di New Orleans, noto e discusso divulgatore scientifico.

    «Io credo che si debbano accettare le implicazioni della legge fisica, quali che esse siano. Se comportano l’esistenza di Dio, allora Dio esiste […] Dal punto di vista della fisica teorica più recente, il cristianesimo non è soltanto una religione, ma una scienza sperimentalmente verificabile»
    (F.J. Tipler, “La fisica del cristianesimo”, Mondadori 2008, pagg. 4 e 6)



    «Quando ho iniziato la mia carriera di cosmologo, una ventina di anni fa, ero un ateo convinto. Nemmeno nei miei sogni più selvaggi avrei mai immaginato che un giorno avrei scritto un libro che pretende di dimostrare che le affermazioni centrali della teologia giudaico-cristiana sono di fatto vere, che queste affermazioni sono semplici deduzioni delle leggi della fisica, come noi ora le capiamo. Sono stato costretto a queste conclusioni dalla logica inesorabile della fisica».
    (F.J. Tipler, “The Physics of Immortality”, Anchor Books 1994, pag. IX)



    Joseph Hooton Taylor Jr., 1941, fisico e premio Nobel, cristiano
    Già direttore della Five College Radio Astronomical Observatory (FCRAO), scoprì la pulsar binaria PSR 1913+16 per la quale vinse il Nobel per la fisica nel 1993. Dal 1980 fu docente di fisica presso l’università di Princeton. Già direttore della Five College Radio Astronomical Observatory (FCRAO), scoprì la pulsar binaria PSR 1913+16 per la quale vinse il Nobel per la fisica nel 1993. Dal 1980 fu docente di fisica presso l’università di Princeton.

    «Una scoperta scientifica è anche una scoperta religiosa. Non c’è conflitto tra scienza e religione. La nostra conoscenza di Dio è un fatto più grande rispetto ad ogni scoperta che facciamo del mondo»
    (citato in J. Brown, “Nobel Laureates in Science: JoeTaylor’s Searching”, ottobre 1993)



    «Io e mia moglie trascorriamo il tempo con il nostro gruppo cristiano, è un modo per noi di approfondire le nostre opinioni filosofiche sulla vita, sul perché siamo sulla Terra, e cosa possiamo fare per gli altri. I Quaccheri sono un gruppo di cristiani che credono che non ci possa essere comunicazione diretta tra un individuo e lo Spirito, che possiamo chiamare Dio. Noi crediamo che ci sia qualcosa di Dio in ogni persona e quindi la vita umana è sacrosanta».
    (citato in I. Hargittai, “Candid Science IV: Conversations with Famous Physicists, Imperial College Press 2004, pag. 665-666)




    Enrico Bombieri, 1940, matematico, medaglia Fields, cattolico

    E’ l’unico italiano a vincere la medaglia Fields, nel 1974, membro di importanti istituti scientifici è professore emerito nella School of Mathematics presso l’Institute for Advanced Study a Princeton, nel New Jersey. Credente e cattolico.

    «La consistenza matematica del nostro universo è certamente una ragione per vedere il Dio creatore dell’universo, come ben espresso dal papa Benedetto XVI nel suo discorso. Tuttavia, c’è qualcosa di più. La matematica astratta, in quanto coerente scienza della verità logica, ci rinforza nella certezza della verità assoluta che è Dio. Dio è Creatore, Amore infinito, e Verità infinita»
    (intervista a “Il Foglio”, 23/04/15)



    «Per me è sufficiente il Metastasio, quando dice: ‘Ovunque il guardo giro, immenso Dio ti vedo’. Guardare l’universo, nel nostro piccolo, nel grande al limite dell’incomprensibile, e anche nell’astratto della matematica, mi basta per giustificare Dio». D’altra parte, «il Big Bang dell’astrofisica moderna non solo ci fa pensare alla creazione biblica, ci dice anche che il tempo è stato creato insieme all’universo, un concetto che risale alla metafisica di sant’Agostino. La matematica è essenziale per dare consistenza a tutto questo, ma da sola non basta per dire che questa visione dell’origine dell’universo stellato di Kant sia esatta al 100 per cento»
    (intervista a “Il Foglio”, 23/04/15)



    «Per me la matematica è un modello della verità sia pure un modello assai ristretto da chiare regole di consistenza, che ci dice che una Verità assoluta (con la V maiuscola) deve esistere anche se non possiamo comprenderla». E ancora: «Cercare di giustificare l’esistenza di Dio con la matematica mi rammenta la storia che si racconta di sant’Agostino ancor che, passeggiando in riva al mare meditando sul mistero della Trinità, vide un fanciullo con un piccolo cucchiaio con il quale raccoglieva l’acqua del mare e la versava con cura nel suo secchiello. Sant’Agostino chiese: ‘Bimbo, cosa stai facendo?’ e il fanciullo rispose: ‘Sto contando quanta acqua c’è nel mare’. ‘Ma questo e impossibile!’, replicò sant’Agostino. E il fanciullo: ‘Comprendere il mistero della Trinità è più difficile’. La matematica, che è la scienza della verità logica, certamente ci aiuta a comprendere le cose ed è naturale per un matematico che crede in Dio, qualunque sia la sua denominazione, di riconciliare il concetto dell’esistenza di Dio con la sia pure limitata verità che proviene dalla matematica»
    (intervista a “Il Foglio”, 23/04/15)




    Howard Alan Smith, astrofisico, ebreo
    Docente di Astronomia presso l’Università di Harvard, collabora con l’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics di Cambridge (Massachusetts). Ha all’attivo centinaia di pubblicazioni scientifiche ed è stato riconosciuto dall’Università di Harvard per l’eccellenza nell’insegnamento. E’ ebreo osservante e attivo nel dialogo tra scienza e religione.

    «L’universo non è eterno e statico, è nato, si è evoluto ed è in espansione. Sì, rimangono enigmi profondi ma dobbiamo aumentare la fiducia nei metodi scientifici necessari per risolverli. La lezione arriva quando si applicano queste realizzazioni agli attuali dibattiti politici che hanno purtroppo presentato la scienza e la religione come antagoniste. Nel caso dell’astronomia, e più in generale, sia la scienza che la religione parlano agli stessi misteri. La scienza e la religione dovrebbero quindi essere colleghe e non avversarie, dobbiamo diventare più informati sulla natura meravigliosa del mondo che, come dice la Genesi, è stato creato con il linguaggio e giudicato “molto buono”»
    (H.A. Smith, In the Beginning, 13.73 Billion Years Ago, 13/10/06)



    «La prima luce cosmica porta più o meno lo stesso messaggio religioso della nostra luce natalizia. Essa, inoltre, è una storia di benedizione miracolosa che insegna la buona volontà verso gli altri. Parlando in qualità di ricercatore che apprezza la vita spirituale, trovo la cosmologia stimolante. La luce della creazione arricchisce il suo messaggio con le fresche intuizioni della scienza moderna»
    (H.A. Smith, Let there be light, Denverpost 24/12/06)



    «Le percezioni sulla scienza e la religione hanno preso una importate svolta nel corso degli ultimi 20 anni a causa di uno sviluppo drammatico: la morte del “Dio delle lacune”. Questo dio è colui che, per la maggior parte della storia, è stato invocato per spiegare il misterioso funzionamento del mondo – la creazione dell’universo, per esempio, o la natura della vita. Questo dio era necessario per spiegare le lacune nella nostra comprensione, ma negli ultimi decenni quasi tutte tali lacune sono scomparse. Il mio campo è l’astrofisica, che oggi può spiegare plausibilmente, anche se non completamente, come l’universo è venuto in essere e come la Terra si è formata. Oggi, le persone religiose hanno motivo di gioire: il dio delle lacune potrebbe essere morto, ma la vita spirituale si è rinvigorita perché Dio non è più solo la spiegazione superficiale del il mistero. Dio è l’autore del miracolo»
    (H.A. Smith, Rethinking science and religion, San Francisco Chronicle 21/12/08)




    George Francis Rayner Ellis, 1939, cosmologo, matematico e filosofo, cristiano
    Docente di Sistemi Complessi presso l’University of Cape Town in Sudafrica, è considerato uno dei principali teorici del mondo in cosmologia. Membro della Royal Society britannica e collaboratore di Stephen Hawking.

    «Esiste uno stereotipo dello scienziato non credente. Esiste un gruppo molto chiassoso di scienziati antireligiosi. Ma sono una minoranza relativa. Onestamente, un gran numero di scienziati semplicemente non sono interessati […] C’è la cosmologia con la “c” minuscola, che è la cosmologia fisica -come la formazione delle galassie, l’espansione dell’universo ecc-. E poi c’è la Cosmologia con la grande “C”, che affronta le implicazioni per l’umanità. Questi colleghi sono semplicemente molto più interessati alla prima cosmologia piuttosto che alla seconda». Parlando di etica e della situazione politica in Sud Africa, ha risposto: «Occorre essere disposti a sacrificarsi, a non rispondere alle provocazioni. Ciò richiede coraggio incredibile, devozione e dedizione. La vita di Cristo, sicuramente, è ultimamente il modello di esempio». Affronta poi la tematica dei limiti scientifici, dell’etica nella scienza e della pace, in cui lui è molto impegnato: «Io amo la scienza. Amo il modo in cui funziona, ma essa ha dei limiti. Penso sia veramente importante da capire che la scienza non dice nulla circa l’etica, l’estetica, il significato o la metafisica. Alcuni penseranno subito che io stia parlando del «dio delle lacune», ma non è il dio delle lacune, è il Dio dei confini. E la scienza non potrà mai entrare in queste aree. Da dove viene l’etica? Lasciatemi dire che non vi è alcuna prova scientifica per la risposta che darò, come ogni altra cosa che ha a che fare con la religione, è una dichiarazione di fede. Non posso provarvi che è giusta, ma posso darvi argomenti che sono giusti. A un certo livello, la risposta viene dalla natura di Dio. Questo è evidente in tutte le maggiori tradizioni religiose, è quello che Sir John Templeton chiamava “agape”, amore incondizionato. Questa è la natura di Dio, questo modo di essere […] E’ cominciando a comprendere questo e guardando alla vita di Cristo, che si capisce che il mondo può cambiare. Non vi è nessuna prova. E’ qualcosa che si riconosce o non si riconosce [..] Il paradosso cristiano è che la vera natura del potere è nella debolezza e nella sofferenza». Concludendo l’intervista afferma: «I miei colleghi stanno producendo teorie su ciò che chiamano la “creazione dell’universo dal nulla”. Ma quando si approfondisce si scopre che assumono un enorme ingranaggio formato dalla teoria quantistica dei campi, particelle e interazioni e non il nulla. Queste dovranno pur venire da qualche parte. E alla fine, ci imbattiamo in un vuoto metafisico e sia che tu lo persegua scientificamente o religiosamente, bisogna semplicemente arrestarsi e dire: “io non conosco la risposta, ed è proprio meraviglioso il modo in cui le cose sono fatte”»
    (da www.beingpubblicradio.org)




    Stuart Kauffman, 1939, biologo teorico, cristiano
    Noto per gli studi sui sistemi complessi e della loro relazione con l’origine della vita sulla Terra, è docente emerito di Biochimica presso la University of Pennsylvania.

    «Alla maggior parte dei biologi la bella struttura aperiodica della doppia elica appare quasi miracolosamente preadattata dalla chimica e da Dio per essere la molecola fondamentale della vita»
    (S. Kauffman, Esplorazioni evolutive, Einaudi 2005, p. 36)



    «Possiamo dunque spiegare come è nata la vita? Sì, penso di sì. E Dio, nella sua grazia e semplicità, dovrebbe accogliere le nostre lotte per scovare le sue leggi. La vita è molto più probabile di quanto abbiamo mai supposto»
    (S. Kauffman, At Home in the Universe: The Search for Laws of Self-Organization and Complexity, Oxford University Press 1995, p. 37)



    «Tutti noi possiamo essere localmente saggi, non globalmente saggi. Tutto quello che possiamo fare, tutto quello che chiunque può fare, è andare avanti il meglio che possiamo. Solo Dio ha la saggezza per capire la legge finale, lanciare i dadi quantici. Solo Dio può predire il futuro, noi, miopi dopo 3.450 milioni anni di progettazione, non possiamo farlo»
    (S. Kauffman, At Home in the Universe: The Search for Laws of Self-Organization and Complexity, Oxford University Press 1995, p. 17)




    Peter Andreas Grünberg, 1939, fisico e premio Nobel, cattolico
    Nobel per la Fisica 2007 per la scoperta della magnetoresistenza gigante. Ha anche vinto il Premio Wolf, il Premio del Giappone 2007 e nel 2006 è stato nominato Inventore europeo dell’anno.

    «Sono cresciuto come cattolico conservatore. Io ora vedo le religioni più o meno nello spirito del drammaturgo tedesco Lessing». Le religioni gli appaiono equivalenti, quello che conta «è come le religioni sono praticate, per esempio, con tolleranza». Conclude poi: «Io credo anche che esista più di quanto noi possiamo vedere, sentire ecc.. o rilevare con gli strumenti. Ma questa è una sensazione corroborata da molti dettagli della mia esperienza personale e quindi è impossibile da condividere e comunicare»
    (da NobelPrize/Autobiography).



    «Credo in Dio? Si, naturalmente. Sono cresciuto come cattolico conservatore e credo di aver ricevuto molto da questo. Ciascuna delle tre principali religioni del mondo può essere giusta o sbagliata. E’ una ricerca senza fine». Alla domanda se crede nell’immortalità, ha risposto: «Sì. Un cielo e una vita dopo la morte però non riesco ad immaginarle. Il Paradiso e l’Inferno sono per me, anche se io sono un cattolico, aspettative un pò ingenue. L’immagine dell’aldilà non è disponibile»
    (da Cicero 2007)




    Robert B. Griffiths, 1938, fisico, cristiano
    Docente presso la Carnegie Mellon University, è creatore di un particolare approccio alla meccanica quantistica. Membro della American Physical Society e della American Scientific Affiliation, ha vinto numerosi premi come il A. Cressy Morrison Award della New York Academy of Sciences e il Dannie Heineman Prize for Mathematical Physics.

    «Se abbiamo bisogno di un ateo per un dibattito andiamo al dipartimento di filosofia. Nel Dipartimento di Fisica non è molto utile»
    (R.B. Griffiths, intervistato in Christianity Today, 3/04/1987, “Cease-fire in the laboratory”, Christianity Today, p. 18)




    Nathan Aviezer, 1938, fisico, ebreo
    Ricercatore della Royal Society ed ex presidente del Dipartimento di Fisica della Università Bar-Ilan. Membro d’onore della American Physical Society.

    «Le prove scientifiche scoperte negli ultimi anni forniscono una spiegazione del testo biblico che è del tutto coerente con le attuali conoscenze scientifiche». E ancora: «Nelle parole di alcuni delle più importanti cosmologi, la creazione dell’universo è avvenuta al di fuori del campo di applicazione delle leggi note attualmente dalla fisica” e rimane inspiegabile. Il Libro della Genesi dà una spiegazione: “In principio Dio creò…” […]. La cosmologia ha stabilito che l’improvvisa e inspiegabile apparizione della palla di fuoco primordiale è la creazione dell’universo. Il passo biblico “Sia la luce” può quindi essere inteso nel senso della creazione della palla di fuoco primordiale – il big bang – che segnala la creazione dell’universo […]. La teoria del big bang spiega che l’universo originariamente era costituito da una miscela di plasma. Appariva scuro a causa del plasma. Ma l’improvvisa trasformazione del plasma in atomi, poco dopo la creazione, ha causato la radiazione elettromagnetica (“luce”) della palla di fuoco primordiale. Questa separazione è chiamata disaccoppiamento nella terminologia scientifica. Il passo biblico “E Dio separò la luce dalle tenebre” può essere riferito alla dissociazione della luce […]. Il ruolo del caos nello sviluppo del primo universo è diventato un argomento importante in cosmologia. Questo è rilevante per la nostra discussione: il libro della Genesi afferma che l’universo è cominciato in uno stato di caos […]. Centinaia di anni di intenso sforzo scientifico da parte di alcune delle migliori menti che siano mai vissute ha finalmente prodotto un quadro delle origini dell’universo che concorda con le semplici parole che compaiono nell’apertura del Libro della Genesi»
    (da WordGems).




    Ghillean Tolmie Prance, 1937, botanico, cristiano
    Ha fondato il New York Botanical Garden’s Institute for Economic Botany ed è stato direttore del Royal Botanic Gardens.

    «Sono diventato cristiano nel primo anno di Università a Oxford. E’ stato mio padre ad incoraggiarmi nello sviluppare il dono che Dio mi ha dato per la botanica. La sfida interessante è stato conciliare la fede con la scienza, e questo divenne più facile quando la mia carriera si è sviluppata. Lavorando nel campo della biologia evoluzionistica ho capito che non c’è alcun conflitto reale qui, i miei studi scientifici hanno confermato la complessità e la perfezione della creazione divina […]. La mia fede mi ha aiutato in diversi modi. La mia vita in generale e la mia scienza sono state aiutate molto. Inoltre mentre la mia carriera in campo biologico progrediva, mi sono molto preoccupato per le questioni ambientali. E’ una preoccupazione professionale ma è anche molto vicina alla mia fede: curare la creazione di Dio è molto importante»
    (da www.cis.org)



    «Da molti anni credo che Dio sia il grande architetto alla base dell’intera natura. Tutti i miei studi scientifici da allora hanno consolidato la mia fede. Io considero la Bibbia la mia fonte più autorevole»
    (citato in J. Ratzinger, “Fede e scienza”, Lindau 2010)




    Gerhard Ertl, 1936, fisico e premio Nobel, cristiano
    Nobel per la chimica 2007 e Docente al Department of Physical Chemistry di Berlino, ex direttore del Fritz Haber Institute dell’Istituto Max Planck e membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze.

    Alla domanda se crede in Dio, ha risposto: «Si, di sicuro! Ad ogni passo della mia ricerca sono stato sempre più sorpreso: una minima probabilità ha portato alla creazione della vita. E’ forse la più grande coincidenza concepibile il fatto che tutti i componenti abbiano collaborato assieme in modo che il nostro cosmo abbia potuto presentarsi come lo conosciamo. La probabilità che Dio non esiste, non è minore della probabilità che il cosmo intero sia stato creato dalle nostre spiegazioni scientifiche. La vita è un miracolo enorme, ci avviciniamo alle spiegazioni scientifiche, ma una questione rimane comunque sempre: perché tutto questo? Ecco io credo in Dio! […] La storia della creazione è molto importante per me, ma è chiaramente da intendersi come una parabola! Mi capita spesso di leggere la Bibbia e vedere che la parabola sempre mi rimette in strada. Non riesco ancora a capirlo». Alla domanda su che cosa porterebbe in un isola deserta, il Nobel risponde: «Sull’isola vorrei portare in ogni caso, la Bibbia. Qui trovo tutto: le parabole la creazione, l’edificazione, e non ultimo, la tensione […]. Io sono cristiano e voglio tentare di vivere come un cristiano. Non solo frequentando diligentemente la chiesa, ma anche nella vita quotidiana». Tiene comunque a precisare che «Le idee creazioniste, naturalmente, sono pura follia per me»
    (da Cicero 2007)




    Nicola Cabibbo, 1935, fisico, cattolico
    Noto per l’introduzione nella fisica delle particelle dell’angolo di Cabibbo, già presidente dell’INFN e dell’ENEA, è stato presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, socio nazionale dell’Accademia Nazionale dei Lincei e uno dei soli 4 scienziati italiani recenti ad essere membro della National Academy of Sciences degli Stati Uniti d’America.

    «Oggi tra gli scienziati cattolici è chiarissimo che si può benissimo credere nell’evoluzionismo e nella Creazione (non nel creazionismo). Dire il contrario è come sostenere che la Terra è piatta o il Sole si muove perché così diceva la Bibbia»
    (da “Darwin, bersaglio della Destra“, Il Messaggero 18/1/03)



    «La teoria dell’evoluzione può essere fastidiosa per i cristiani perché sembra entrare in conflitto con l’idea della creazione divina. Questa paura è, tuttavia, infondata. Ciò che entra in contrasto con la creazione divina è la possibile estensione della teoria dell’evoluzione in una direzione materialistica, il cosiddetto evoluzionismo. Ciò che l’evoluzionismo sembra dire, e sto pensando ad autori come Dawkins, è che non c’è necessità di Dio. Ma questa estensione della teoria di Darwin non è parte di ciò che è stato scoperto dalla scienza»
    (da NCA.com 21/7/05)




    Francisco J. Ayala, 1934, biologo e filosofo, cattolico
    Evoluzionista e darwinista, insegna all’University of California, già presidente del “Board of the American Association for the Advancement of Science”, vincitore della National Medal of Science, membro delle principali associazioni scientifiche.

    «Per certi aspetti biologici siamo molto simili alle scimmie, per altri aspettibiologici siamo molto diversi, e in queste differenze sta la base valida per uno sguardo religioso sull’uomo come creatura speciale di Dio, e per una coscienza di che cosa ci renda squisitamente umani».
    (F. Ayala, “L’evoluzione”, Jaca Book 2009, pag. 123)



    «La conoscenza biologica non elimina considerazioni filosofiche o credenze religiose. Anzi, la conoscenza scientifica può fornire ottime basi per ulteriori affondi sia filosofici sia religiosi».
    (F. Ayala, “L’evoluzione”, Jaca Book 2009, pag. 127)



    «Studiosi e teologi sono stati messi in difficoltà dall’imperfezione, dalla disfunzione e dalla crudeltà del mondo dei viventi, cose difficili da spiegare se prodotti della mente di Dio. […]. L’evoluzione venne in soccorso: dapprima sembrava aver rimosso il bisogno di Dio nel mondo, in realtà ha rimosso in modo convincente la necessità di spiegare le imperfezioni della natura come fallimenti del disegno divino».
    (F. Ayala, “L’evoluzione”, Jaca Book 2009, pag. 191)




    Carlo Rubbia, 1934, fisico e premio Nobel, deista/cattolico
    Premio Nobel per la fisica nel 1984, ha modificato l’acceleratore SPS del CERN di Ginevra in un collisionatore protone-antiprotone e ha scoperto i bosoni vettoriali. Dirige il CERN dal 1989 al 1993 e dal 1999 è Presidente dell’ENEA.

    «Se contiamo le galassie del mondo o dimostriamo l’esistenza delle particelle elementari, in modo analogo probabilmente non possiamo avere prove di Dio. Ma, come ricercatore, sono profondamente colpito dall’ordine e dalla bellezza che trovo nel cosmo, così come all’interno delle cose materiali. E come un osservatore della natura, non posso fare a meno di pensare che esiste un ordine superiore. L’idea che tutto questo è il risultato del caso o della pura diversità statistica, per me è completamente inaccettabile. C’è un’Intelligenza ad un livello superiore, oltre all’esistenza dell’universo stesso»
    (C. Rubbia, Neue Zürcher Zeitung, märz 1993)



    «Parlare di origine del mondo porta inevitabilmente a pensare alla creazione e, guardando la natura, si scopre che esiste un ordine troppo preciso che non può essere il risultato di un ‘caso’, di scontri tra ‘forze’ come noi fisici continuiamo a sostenere. Ma credo che sia più evidente in noi che in altri l’esistenza di un ordine prestabilito nelle cose. Noi arriviamo a Dio percorrendo la strada della ragione, altri seguono la strada dell’irrazionale»
    (“Il DNA lo prova: la vita sulla terra ha un solo padre”, Liberal 23 dicembre 2011)



    «La più grande forma di libertà è quella di potersi domandare da dove veniamo e dove andiamo. La libertà ti permette di porgere a te stesso la domanda in modo onesto e chiaro, ma calmo e sereno, in quanto non si tratta di una domanda di emergenza. Non ha niente a che fare con quelle procedure d’urgenza che devi “sbrigare in caso di”. È troppo bella e profonda, per essere turbata da interessi immediati. Il problema è iscritto nel nostro bagaglio intellettuale, che lo vogliamo o no. Non esiste forma di vita umana che non si sia posta questa domanda. E non c’è forma di società umana che non abbia cercato in qualche modo di darvi risposta. Il mancare a questo appuntamento è una perdita, una disumanizzazione, un meccanismo interno di autopunizione. Quello che impressiona di più, della domanda, è la sua universalità. È comune a tutti. […] Credo che tutto ciò faccia parte di un nostro bagaglio etico, e penso che quello che conta sia il rispetto del nostro umanesimo, del nostro essere uomini. E poiché tutti noi pensiamo che il nostro essere uomini sia qualcosa che ci mette al di sopra di tutti gli altri esseri viventi sulla terra, per forza dobbiamo anche pensare che siamo stati fatti ad immagine di qualcosa ancora più importante di noi. È difficile non crederci, quasi impossibile. È addirittura inevitabile. Talmente inevitabile che penso sia scritto dentro di noi. Non vedo come non si possa dire di si all’esistenza di qualcosa di aggiuntivo. Io sono un ottimista, mi è facile credere a questo. Tra l’altro, non bisogna solo essere ottimisti, basta essere dei buoni osservatori. Come diceva anche Einstein, Dio è distribuito nella natura. E’ davvero così, ne sono più che certo. La natura è costruita in maniera tale che non c’è dubbio che sia costruita così per un caso. Più uno studia i fenomeni della natura, più si convince profondamente di ciò. Esistono delle leggi naturali di una profondità e di una bellezza incredibili. Non si può pensare che tutto ciò si riduca ad un accumulo di molecole. Lo scienziato in particolare, riconosce fondamentalmente l’esistenza di una legge che trascende, qualcosa che è al di fuori e che è immanente al meccanismo naturale. Riconosce che questo “qualcosa” ne è la causa, che tira le fila del sistema. È un “qualcosa” che ci sfugge. Più ci guardi dentro, più capisci che non ha a che fare col caso. […] Il sentimento che prova un profano assistendo a un fenomeno naturale grandioso come un cielo pieno di stelle, un tramonto, l’immensità del mare, per uno scienziato è ancora più grande, in quanto respira qualcosa di veramente perfetto nella sua struttura. Questa perfezione esiste, è nella profondità delle cose. Non è un’ombra, non è un’apparenza […]. Se osservi tutto ciò, non puoi che concludere che, in qualche modo, ci deve essere un meccanismo, un qualcosa di superiore, di trascendente».
    (citato in E. Ferri, La tentazione di credere, Rizzoli, Milano, 1987, pag. 205)



    «L’uomo di scienza non può non sentirsi umile, commosso ed affascinato di fronte a questo immenso atto creativo, così perfetto e così immenso e generato nella sua integralità a tempi così brevi dall’inizio dello spazio e del tempo. Vanno ricordate le fasi successive di questa immensa trasformazione a partire dalla creazione fino al giorno d’oggi. L’universo si è evoluto in maniera unitaria e coerente, come se fosse un unico tutto. Ricordiamo a questo proposito le parole della Genesi, dove si dice: “Dio pose le costellazioni nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona” […]. Oggi sappiamo che l’uomo rappresenta uno degli ultimi anelli della vita. Ciononostante la struttura dettagliata del DNA umano è solo leggermente diversa da quella degli altri esseri viventi. È questa una differenza morfologicamente piccola in sé, ma enormemente diversa per quanto riguarda le sue conseguenze. L’uomo è quindi strutturalmente fondamentalmente diverso dalle altre specie animali conosciute. Ha caratteristiche che lo contraddistinguono profondamente e in maniera unica […]. Ma la scoperta di una eventuale vita extra-terrestre, con tutte le somiglianze e diversità rispetto alla nostra arricchiranno ancora di più l’unicità dell’uomo in tutti i suoi aspetti e ci aiuteranno a meglio percepire e apprezzare gli immensi patrimoni di umanità e di saggezza che abbiamo ricevuto e di cui dobbiamo fare il più prezioso utilizzo, così ben ricordato in quella meravigliosa immagine dell’uomo con il dito puntato verso il Creatore nel fantastico affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina».
    (C. Rubbia, relazione presso la Pontificia Accademia delle Scienze, 2011)



    Ugo Amaldi, 1934, fisico, cattolico
    Tra i maggiori studiosi delle particelle elementari, Amaldi è stato direttore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, docente in diverse università e membro delle maggiori accademie scientifiche.

    «Le scienze studiano i fenomeni naturali e nei fatti non hanno nulla da dire alla fede. Però gli scienziati credenti e quelli che si pongono la domanda sulla fede sentono la necessità di integrare in maniera coerente la fede e la visione fisica del mondo. Così facendo devono affrontare questioni che si collocano alla frontiera fra alcune affermazioni del cristianesimo e ciò che loro sanno del mondo naturale. Difficoltà che talvolta possono essere illuminanti anche per coloro che non sono scienziati […]. D’altra parte non si può non restare meravigliati dalla complessità e dalla logica sottese alla maggior parte dei fenomeni naturali e questo è per uno scienziato credente un’apertura al trascendente […]. Si preferisce parlare del Dio Creatore, del Dio che mantiene l’universo in essere e non si connette mai la figura del Cristo con le conoscenze degli scienziati, né queste vengono mai connesse con lo Spirito Santo che, in quanto scienza e sapienza sarebbe perfettamente a tema». Il motivo potrebbe risiedere, ha continuato Amaldi, «nel fatto che il rapporto personale che il credente ha con Cristo è completamente diverso dal rapporto impersonale che lo scienziato ha con i fenomeni naturali che studia. Viaggiano su piani diversi. Invece il Dio Creatore è strettamente connesso con la natura che è l’oggetto di studio dello scienziato».
    (U. Amaldi, Scienza e fede, particelle elementari, Avvenire, 15/11/12)



    «Io sono uno scienziato credente», ma anch’io «come ogni scienziato devo essere un “agnostico metodologico”: l’essere credente non deve influenzare il modo di procedere […]. Penso che si possa integrare la razionalità scientifica con la fede che è poi quella che io chiamo la ragionevolezza sapienziale e trova le sue radici nei libri sacri, nell’esperienza di vita dei santi, nella rivelazione. Sono due aspetti diversi del nostro stesso intelletto, che si coniugano con la ragione filosofica portandoci a guardare il mondo in modo unitario. In tal modo si può costruire una visione della realtà tale che il problema scienza-fede non si pone»
    (U. Amaldi, “Nessuna alternativa tra scienza e fede”, Ilsussidiario.net, 14/11/12)



    «Esiste una trascendenza orizzontale e una verticale: quella orizzontale è dei naturalisti e risulta contraddittoria, anche coloro che affermano la loro fede nel naturalismo escono dai confini della scienza compiendo un passo che trascende il sapere scientifico. Quella verticale è di chi aderisce alla fede in Dio creatore e sostenitore di quella natura che è oggetto dello stesso sapere scientifico»
    (U. Amaldi, in “Dio oggi: con Lui o senza di Lui cambia tutto”, Cantagalli 2010, p. 186)




    John B. Gurdon, 1933, biologo e e premio Nobel, cristiano
    Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia nel 2012 insieme al collega giapponese Shinya Yamanaka per i loro lavori sulle cellule staminali pluripotenti indotte. Nel 2004 il Wellcome Trust / Cancer Research UK Institute for Cell Biology and Cancer è stato rinominato il Gurdon Institute in suo onore.

    «Personalmente, io sono quello che chiamereste un liberal. Non sono cattolico, sono un cristiano della Chiesa Anglicana. Non condivido alcuni degli insegnamenti della Chiesa Cattolica. Proprio per questo, tuttavia, è di grande interesse per me, incontrare persone che mi dicano perché osservano determinati principi. Inoltre non ero mai stato in Vaticano prima d’ora, è una nuova esperienza e sono grato per questo»
    (J.B. Gurdon, intervistato da Zenit.it, “La ricerca sulle staminali deve essere resa nota al grande pubblico“, 13/04/13)

    fonte: www.uccronline.it
     
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