le idromeduse

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  1. ilfreddo.
     
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    ciao a tutti mi serve qualche informazione sulle idromeduse per un esame... vi prego aiutatemi :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes:
     
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  2. Farida
     
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    Idrozoi (Classe Hydrozoa)

    Questa classe presenta la maggiore varietà nella struttura e nella biologia dei suoi componenti. Sia le forme coloniali sia quelle solitarie possono essere libere e vaganti (planctoniche) oppure fisse a un substrato (bentoniche). Alcune specie coloniali manifestano un polimorfismo talora notevole; gli individui di una colonia, pur appartenendo a una delle due forme basilari (polipo o medusa), assumono caratteri strutturali diversi a seconda delle funzioni che essi esplicano.

    Le meduse appartenenti a questa classe sono generalmente di piccole dimensioni (0,6-20 mm). La loro bocca, che si apre all'estremità del manubrio, immette in una cavità (detta impropriamente stomaco) tramite una faringe rivestita di tessuto endodermico. Lo stomaco è contenuto nello spessore dell'ombrella e da esso si dipartono dei canali radiali, tipicamente in numero di 4 e diretti verso il margine ombrellare; un canale periferico decorre lungo il predetto margine e in esso sboccano i canali radiali.

    La cavità subombrellare è parzialmente chiusa da un setto anulare (velo) che parte dal margine dell'ombrella ed è teso orizzontalmente in stato di contrazione; esso è largamente perforato nel centro da un'apertura circolare attraverso la quale passa il manubrio. Il velo è formato da ectoderma e mesoglea con abbondanti fibre muscolari ad andamento circolare. Quest'organo espelle con le sue contrazioni l'acqua che penetra nella cavità subombrellare, cooperando validamente alla progressione. Le meduse degli Idrozoi o Idromeduse devono alla presenza del velo il nome di craspedote (dal greco, kràspedon=velo); esse sono provviste di organi di senso che possono essere sia dei fotorecettori (semplici cellule pigmentate a cui giungono terminazioni nervose), sia degli organi di equilibrio o statocisti.

    Gli Idrozoi si dividono in tre sottoclassi: Idroidi, Idrocoralli, Sifonofori.

    Idroidi (Sottoclasse Hydroidea)

    I più tipici rappresentanti di questo gruppo formano colonie fisse al substrato; il loro ciclo vitale implica una metagenesi. In esso si alternano cioè una fase polipoide, coloniale ad una fase libera medusoide. Vi sono tuttavia numerose eccezioni. Le Idre, note abitanti delle acque dolci, non formano mai colonie permanenti e non hanno metagenesi. Le meduse di alcuni ordini si sviluppano direttamente dall'uovo fecondato e mancano di stadio polipoide.

    Tuttavia la maggior parte degli Idroidi è coloniale. La loro planula si fissa e si trasforma in polipo; quest'ultimo incomincia ad accrescersi in lunghezza, mentre dalla sua base si originano degli stoloni striscianti che si abbarbicano al substrato assumendo l'aspetto di piccole radici; il loro complesso forma l'idroriza. Sia il polipo che l'idroriza generano nuovi polipi per gemmazione, fino a formare delle colonie di forme varie a seconda delle specie. Molto spesso la colonia pare un alberetto in miniatura di cui il corpo del polipo iniziale rappresenta il tronco (idrocaule). Mentre la parte apicale dei polipi, un po' dilatata, costituisce l'idrante, la parte inferiore di essi, più sottile, assume l'aspetto di un peduncolo o di un rametto (idrantoforo). Idroriza, idrocaule e idrantoforo sono rivestiti da una guaina chitinosa o perisarco che impartisce loro una certa rigidezza. In taluni casi il perisarco si estende anche a circondare l'idrante in guisa di teca protettiva (idroteca), in cui esso può retrarsi. A seconda della presenza o no dell'idroteca gli Idroidi si dividono in due gruppi, distinti anche per altri caratteri. Le meduse nascono, sempre per gemmazione, o dal polipo, o dall'idroriza; non sempre però esse si staccano e divengono libere; in molti casi la gemma medusoide si arresta a uno stadio di sviluppo più o meno progredito. Talvolta la struttura della medusa è ancora riconoscibile, talaltra non è più riconoscibile affatto o addirittura risulta null'altro che un sacchetto pieno di cellule sessuali; questi abbozzi di meduse, detti gonofori nel primo caso e sporosacchi nel secondo, non si staccano mai dalla colonia che le ha generate. Le meduse perfette che abbandonano la colonia hanno quasi sempre degli organi di senso situati lungo il margine ombrellare e, molto spesso, alla base dei tentacoli o su piccoli tentacoli rudimentali; gli organi di senso statico (statocisti) sono vescichette contenenti delle concrezioni calcaree, e con pareti ricche di peli sensori; i fotorecettori sono semplici macchie oculari od ocelli; raramente statocisti e ocelli coesistono nella stessa specie di medusa.

    I principali ordini di Idroidi sono: Gimnoblastidi (o Antomeduse), Caliptoblastidi (o Leptomeduse), Limnomeduse, Trachimeduse, Narcomeduse.

    Gimnoblastidi (Ordine Gymnoblastea)

    I Gimnoblastidi o Gimnoblastei si riconoscono facilmente per gli idranti privi di teca (Atecati=Athecata). Le meduse di questo gruppo sono dette Antomeduse (Anthomedusae) ed hanno l'ombrella generalmente molto convessa, con ammassi di cellule sessuali sulle pareti dello stomaco; i loro organi di senso sono tipicamente degli ocelli.

    I Gimnoblastidi sono tutti marini, di forme varie ed eleganti. Varrà come esempio la descrizione di alcune tra le specie più note.

    La tubularia (Tubularia mesembryanthemum) è un organismo coloniale, con idranti di grandi dimensioni e di un bel colore rosato; le colonie sono piuttosto vistose e poco ramificate; esse si prestano a essere allevate in piccoli acquari, in quanto la specie è adattata alle acque tranquille e inquinate dei porti. L'idrante possiede due corone di tentacoli; una di tentacoli brevi, intorno alla bocca, la seconda di tentacoli molto più lunghi situati a circa metà del corpo. Le gemme medusoidi si originano in una zona situata presso la seconda corona di tentacoli; esse non si evolvono fino a meduse perfette e non si distaccano dal polipo genitore, ma – riunite a grappolo – formano un ammasso di colore più intenso intorno all'idrante.

    La podocorine (Podocoryne carnea) possiede colonie che hanno un'idroriza incrostante che riveste di preferenza delle conchiglie di Gasteropodi, abitate dal mollusco. Dall'idroriza, simile ad una crosta bruniccia, si elevano direttamente gli idranti, privi di idrantoforo e di periderma; essi sono molto piccoli, ma adorni di un vivace colore rosa carne. Le larve della podocorine si fissano di preferenza (come è stato dimostrato sperimentalmente) su oggetti che si spostano lentamente, quali appunto le conchiglie abitate dal mollusco.

    Le colonie presentano un moderato polimorfismo, che si manifesta solo in determinate condizioni ambientali: oltre agli idranti normali, si possono talvolta osservare degli idranti molto sottili e lunghi, privi di tentacoli e molto mobili (dattilozoidi), ai quali è probabilmente devoluto l'ufficio di difesa della colonia; inoltre, certe colonie presentano dei processi sporgenti dall'idroriza, a forma di spina e rivestiti da periderma ispessito. Queste formazioni scompaiono se la colonia viene trasportata in acquario, ove l'acqua è ferma. Le meduse di questa specie vivono libere e si distaccano quando hanno dimensioni di 0,6 - 1 mm e 4 tentacoli.

    Malgrado le colonie Idroidi siano generalmente bentoniche e fisse, una famiglia di Gimnoblastidi (Condroforidi) è planctonica e invece dell'idroriza possiede un galleggiante. Tali Idrozoi vennero considerati, fino a pochi anni addietro, come dei Sifonofori.

    In Mediterraneo questo interessante gruppo è rappresentato da due generi: Velella e Porpita. Attualmente i Condroforidi sono inclusi tra i Gimnoblastidi.

    La velella (Velella velella), detta anche barchetta di S. Pietro, per il suo caratteristico aspetto, è specie che viene spinta, in grandi quantità, verso le coste durante i fortunali di metà giugno. La pneumatofora, o galleggiante, di colore azzurrino, ha la forma approssimativa di una barchetta a vela; essa è formata da un disco appiattito, di consistenza cartilaginosa, a contorno subellittico, con un rilievo triangolare (la vela), obliquamente disposto sulla faccia superiore. All'interno il disco è suddiviso in tante concamerazioni, comunicanti tra loro e all'esterno mediante dei forellini. La superficie inferiore del galleggiante costituisce lo stolone e reca gli elementi della colonia, cioè un grosso gastrozoide centrale, privo di tentacoli; alcune serie concentriche di gonozoidi a forma di polipo, i quali generano delle meduse sessuate; una serie di dattilozoidi situati presso il margine e formanti una frangia. Nel corso dello sviluppo della colonia, il gastrozoide è il primo a comparire ed estendendosi dalla base origina tutti gli altri elementi. Le meduse della velella, pur essendo prive di bocca, e quindi destinate a vita breve, si staccano e, cadute sul fondo, provvedono alla riproduzione.

    La particolarità più saliente della velella consiste nella sua respirazione aerea. I forellini situati alla superficie della pneumatofora portano l'aria alle concamerazioni di essa e di qui, mediante tubicini simili a trachee, fino alle cavità gastro-vascolari degli individui situati sulla superficie inferiore. La pneumatofora emerge in parte e, non avendo la possibilità di approfondarsi, rimane in balia delle tempeste. Migliaia di colonie possono trovarsi alla superficie del mare, per decine di chilometri quadrati.

    Caliptoblastidi (Ordine Caliptoblastea)

    La caratteristica degli Idroidi appartenenti ai Caliptoblastidi o Caliptoblastei consiste nella presenza di un'idroteca chitinosa, spesso di forma elegante e complessa, che protegge l'idrante. Talune colonie raggiungono notevoli dimensioni e paiono veramente appartenere al regno vegetale. Di una specie dell'Atlantico (Sertularia cupressina), che raggiunge fino a 60 cm di altezza, si usano le colonie morte e disseccate (cioè ridotte al periderma), come ornamento, in sostituzione di felci. Le meduse dei Caliptoblastidi si formano entro teche chitinose (Tecati: Thecata) a forma di urna (gonoteca) e hanno generalmente ombrella molto appiattita e delicata; la loro fragilità ha valso a queste meduse il nome di Leptomeduse (Leptomedusae); esse hanno, come organi di senso, delle statocisti e quasi mai degli ocelli; le cellule sessuali formano degli ammassi, ben visibili per trasparenza, sul percorso dei canali radiali. Illustriamo il gruppo con gli esempi seguenti.

    L'obelia (Obelia dichotoma) forma colonie ad alberello, non molto alte e piuttosto flessibili; i suoi idranti sono protetti da una idroteca a campana. Le gonoteche, a forma di urna alta e stretta, liberano, al momento della maturazione, un gran numero di medusine che sciamano una dopo l'altra attraverso il foro apicale dell'urna. Le meduse dell'obelia hanno ombrella molto piatta a disco, col margine munito di un gran numero di corti tentacoli che ne costituiscono come una frangia.

    La sertularia (Sertularia distans) ha colonie che non sono ramificate; dall'idroriza si elevano, a distanze varie, degli idrocauli i quali portano direttamente saldate le idroteche triangolari e disposte a coppie; le gonoteche contengono degli sporosacchi, cioè soltanto degli ammassi di cellule sessuali, in quanto lo stadio medusoide si arresta al primo abbozzo.

    Limnomeduse (Ordine Limnomedusae)

    Appartengono a questo gruppo le poche specie di polipi e di meduse viventi in acqua dolce o salmastra. Le meduse hanno forme molto varie e nascono da colonie polipoidi molto piccole e regredite.

    Le Idre - Le Idre, pur mancando di stadio medusoide, fanno parte di questo gruppo. Il corpo dell'idra è un polipo nella sua forma più semplice. Le sue dimensioni variano da 2 a 20 mm a seconda della specie e dello stato di contrazione. La parte basale (disco basale) aderisce al substrato (generalmente a piante acquatiche) e secerne una sostanza adesiva. La parte apicale del polipo si eleva in un piccolo cono, al cui apice si apre la bocca circondata dai tentacoli. Questi ultimi, in estensione, raggiungono una lunghezza pari a 2 o 3 volte il corpo dell'idra e fluttuano nell'acqua come sottili capelli. L'idra talvolta striscia con la base, oppure si stacca e galleggia grazie ad una bollicina di gas secreta dal disco. Essa si riproduce per gemmazione, ma presenta anche riproduzione sessuata. Infatti lo stesso individuo può indifferentemente riprodursi secondo entrambe le modalità, a seconda delle condizioni ambientali. Ammassi di cellule sessuali si formano sotto l'ectoderma, costituendo delle sporgenze sul corpo dell'idra. Le sporgenze formate dagli ammassi di spermi hanno forma di capezzolo, quelli di cellule sessuali femminili sono rotondeggianti.

    Contrariamente a quanto si osserva negli altri Idroidi, le idre sono ermafrodite.

    Un unico individuo matura cellule sessuali maschili e femminili. L'uovo maturo si porta alla superficie e rimane attaccato al polipo, mentre gli spermi (fuoriusciti per rottura dei tessuti da un altro individuo) lo raggiungono e lo fecondano. L'uovo allora inizia il suo sviluppo, sempre attaccato al corpo materno e dà origine ad un embrione, il quale si circonda di un involucro chitinoso a cui sottostà una membrana gelatinosa. Così protetto l'embrione cade sul fondo e, quando le condizioni ambientali sono favorevoli, si libera degli involucri e inizia la sua vita sotto forma di planula. Quest'ultima si fissa e rapidamente si trasforma in polipo.

    Una simile modalità di riproduzione è strettamente correlata all'adattamento dell'idra in ambiente di acqua dolce. Infatti l'ambiente limnico presenta condizioni molto meno stabili di quello marino.

    Le Idre sono state oggetto di molti esperimenti di rigenerazione e di innesto. Un piccolo frammento di idra di 1/6 di mm può rigenerare un individuo completo. Gli esperimenti di innesto eseguiti da BERRIL hanno dimostrato che all'estremità adorale (più prossima alla bocca) vi è una zona generativa, nella quale si formano le nuove cellule, mentre quelle più vecchie si spostano man mano verso la base e vengono distrutte. Le Idre sono quindi, in teoria, degli organismi eternamente giovani.

    Le Idre d'acqua dolce (es.: Hydra viridis=Chlorohydra viridissima), pur presentando un notevole interesse scientifico, comprendono un limitato numero di specie.

    Appartengono inoltre al gruppo delle Limnomeduse le poche meduse note come viventi in acque dolci o salmastre. Ne è un esempio Craspedacusta sowerbyi, originaria del bacino dell'Amazzonia. Questa medusa fu trovata per la prima volta nel 1880 a Londra, in una vasca del giardino botanico in cui erano state poste delle piante di Victoria regia (gigantesca ninfea brasiliana). Craspedacusta è andata sempre più diffondendosi in tutto l'emisfero boreale. Il suo stadio polipoide è molto piccolo (fu chiamato Microhydra ryderi prima che lo si riconoscesse come polipo di Craspedacusta sowerbyi) e può passare a uno stato di vita latente che ne consente il trasporto passivo con delle piante o per opera degli Uccelli acquatici. La medusa raggiunge fino a 20 mm di diametro e ha un grandissimo numero di tentacoli (fino a 400) disposti in più serie. Nei grandi laghi africani vivono specie affini appartenenti al genere Limnocnida.

    Trachimeduse (Ordine Trachymedusae)

    Nelle Trachimeduse manca la forma polipoide e sussiste quindi esclusivamente la forma di medusa che, salvo alcuni dettagli di minuta struttura, è molto simile a quella delle Leptomeduse. Le Trachimeduse perciò mancano di riproduzione asessuata e di metagenesi. Dall'uovo fecondato si origina un embrione che si trasforma direttamente in medusa. La specie più nota è Liriope tetraphylla, che misura fino a 30 mm e vive in tutti i mari caldi e temperati del globo. Erano considerate prima una sottoclasse (Trachiline=Trachylina).

    Narcomeduse (Ordine Narcomedusae)

    Anche nelle Narcomeduse lo stadio di polipo è generalmente assente. Tuttavia alcune eccezioni si manifestano nelle specie che presentano nel loro ciclo vitale degli stadi parassiti. In tal caso le larve nate dall'uovo fecondato assumono un aspetto aberrante e divengono parassite o della medusa madre, o – a seconda delle specie – di una medusa idroide. Sull'ospite la larva si riproduce per gemmazione, prima di raggiungere la forma adulta e sessuata. Le meduse presentano un aspetto del tutto caratteristico, in quanto hanno il margine diviso in lobi da profonde intaccature. Perciò i tentacoli non sono inseriti sul margine ma a qualche distanza da esso, sulla superficie dell'esombrella (es.: Solmaris corona).

    Idrocoralli (Sottoclasse Hydrocorallia)

    Mentre le colonie di tutti gli altri Idrozoi sono caratteristiche per la loro gracilità e delicatezza, quelle degli Idrocoralli si distinguono per la robustezza degli scheletri calcarei da esse secreti.

    Le colonie sono polimorfe in quanto vi sono polipi specializzati per adempiere a particolari funzioni quali: polipi nutritori (gastrozoidi), polipi addetti alla difesa e alla cattura della preda (dattilozoidi) e infine polipi che producono meduse (gonozoidi). I gastrozoidi possiedono 4 corti tentacoli terminanti con un ammasso di nematocisti; i dattilozoidi, lunghi, sottili e privi di bocca, recano lungo il corpo molte appendici, anch'esse ricche di nematocisti; numerosi tubicini, serpeggianti nello spessore dello scheletro calcareo, mettono in comunicazione le cavità gastro-vascolari di tutti gli elementi della colonia. I gonozoidi sono contenuti in logge scavate nello spessore dello scheletro e nell'interno di queste si formano le meduse le quali mancano di bocca e, una volta distaccate, vivranno breve tempo senza nutrirsi; esse possono essere liberate solo in seguito alla rottura spontanea dell'ampolla che le contiene.

    Gli scheletri degli Idrocoralli, rivestiti dal tenue tessuto della colonia, hanno aspetto vario: laminare, tabulare, ramificato. Le specie più diffuse appartengono al genere Millepora, che deve il suo nome alle migliaia di fossette distribuite alla superficie dello scheletro, entro cui stanno allogati i polipi. Gli Idrocoralli vivono esclusivamente nell'Atlantico e nel Pacifico tropicale e le Millepore cooperano in misura non indifferente alla costruzione e al consolidamento delle barriere madreporiche. La grande quantità di nematocisti dei loro dattilozoidi rende il loro contatto estremamente sgradevole anche per l'uomo. Per queste proprietà urticanti, gli Idrocoralli vengono anche detti comunemente 'coralli di fuoco'.

    Sifonofori (Sottoclasse Siphonophora)

    Come i Condroforidi, anche i Sifonofori hanno la particolarità di essere contemporaneamente planctonici e coloniali. La forma delle colonie è spesso molto complessa e talvolta elegante e vistosa. Questo gruppo comprende gli Idrozoi più evoluti; il grado di polimorfismo delle loro colonie è molto elevato in quanto i singoli individui di cui queste ultime sono formate sono altamente specializzati per le particolari funzioni da essi esplicate. Vi è una divisione dei compiti tra i componenti di una colonia; in talune specie i polipi differenziati equivalgono a degli organi e la colonia può assimilarsi a un individuo.

    A formare una colonia di sifonoforo concorrono individui medusoidi e polipoidi, ma talmente modificati per adattamento, da essere a stento riconducibili alle due forme fondamentali.

    La colonia, nel caso più tipico, si inizia da un individuo medusoide il quale, per proliferazione della regione aborale (centro dell'exombrella) produce uno stolone cavo, cioè un lungo tubo, assimilabile all'idroriza degli Idroidi; lo stolone dà origine per gemmazione a tutti gli altri componenti della colonia; questi spesso si succedono a gruppi, distanziati lungo lo stolone e ciascun gruppo o cormidio ha una sua individualità, essendo autosufficiente; infatti ne fanno parte tutti gli elementi specializzati per le principali funzioni vitali (nutrizione, protezione, difesa, escrezione, riproduzione). Il medusoide iniziale si trasforma in una vescica piena di gas, assicurando in tal modo il galleggiamento della colonia. Quando il galleggiante (pneumatofora) è poco sviluppato, esso è coadiuvato da altri individui medusoidi (sorta di campanule senza bocca né tentacoli) detti nettocalici – e situati sotto la pneumatofora – i quali, con le loro contrazioni, fanno progredire la colonia.

    Il cormidio può essere costituito da: un polipo nutritore (gastrozoide), da uno o due medusoidi sessuati (gonozoidi), da un numero vario di individui polipoidi escretori (cistozoidi), e di individui appiattiti, fogliari (brattee) atti alla protezione del cormidio; in talune specie sono presenti anche dei dattilozoidi lunghi, sottili, a forma di tentacolo, simili a quelli già descritti a proposito degli Idroidi.

    Il gastrozoide manca di tentacoli intorno alla bocca, ma è munito di un lungo tentacolo filiforme (filamento pescatore), inserito in prossimità della base e ricco di ammassi di nematocisti; esso è molto mobile e atto a catturare la preda; la cavità gastro-vascolare del gastrozoide presenta degli ispessimenti formati da cellule digestive. Il cistozoide è molto simile a un gastrozoide; ha però la bocca ridotta a un poro, da considerarsi come escretore; alla sua base è inserito un palpo avvolto a spirale, che ha le stesse funzioni del filamento pescatore; la cavità gastro-vascolare è tappezzata da cellule escretrici, vacuolose. I gonozoidi sono generalmente meduse senza bocca né tentacoli; quando essi sono in numero di due per cormidio, uno è maschile, l'altro femminile; il cormidio risulta in tal caso ermafrodita.

    Non tutti i Sifonofori corrispondono allo schema più sopra descritto e la forma delle colonie è estremamente varia a seconda dello sviluppo relativo dei singoli elementi che la compongono. Anche le dimensioni variano in modo estremo, da pochi millimetri ad alcuni metri. Tuttavia, attraverso questa variabilità, la colonia di un sifonoforo rivela sempre un perfetto adattamento alla vita pelagica.

    I più grandi Sifonofori mediterranei. Mentre le specie che si rinvengono nel plancton (Chelophyes appendiculata, Lensia conoidea ecc.) non superano pochi centimetri di lunghezza, vi sono, nel Mediterraneo, dei Sifonofori le cui dimensioni, in estensione, raggiungono i 10-20 m.

    Ne è un esempio Forskalia contorta, specie molto comune in inverno e primavera, le cui colonie (lunghe fino a 10 m) sono molto complesse. La pneumatofora è una piccola vescica da cui parte un lunghissimo stolone; alla pneumatofora sottostanno i nettocalici, molto numerosi e assiepati a costituire una specie di pigna. Seguono i cormidi, inseriti sullo stolone mediante lunghi peduncoli. I colori di questo vistoso sifonoforo sono vari e brillanti; i nettocalici hanno macchie giallo zolfo, lo stolone è rosso violaceo, mentre macchie rosse spiccano nei gastrozoidi e sulle brattee.

    Maggiori dimensioni presenta Apolemia uvaria (lunga fino a 20 m), che però non può competere con la precedente per la colorazione; essa è infatti biancastra con poche punteggiature rosse.

    La fisalia (Physalia caravella), detta anche caravella portoghese, è una specie molto nota, anche se estremamente rara nel Mediterraneo. Essa è comune in tutti i mari tropicali e, malgrado l'elegante aspetto, la sua presenza presso le coste rappresenta un serio pericolo; il potere urticante delle nematocisti è molto elevato e può causare gravi malesseri nell'uomo. La pneumatofora è una grossa vescica, azzurra e porporina (lunga fino a 20 cm) e ripiena di gas (azoto, ossigeno, argo). Manca lo stolone, ma i cormidi, ciascuno costituito da un gastrozoide, un cistozoide e un gonozoide, sono prodotti dalla superficie inferiore della pneumatofora; i filamenti pescatori sono azzurri e molto lunghi; essi recano numerosi ammassi di grosse nematocisti, il cui veleno è responsabile della pericolosità di questa specie. Anche la fisalia, come la velella, galleggia con la pneumatofora in emersione ed è in balia delle correnti, per cui viene facilmente spiaggiata durante le tempeste. Quando si verifica, in qualche località costiera, un simile evento, le autorità locali sono costrette, per misura prudenziale, ad avvertire i bagnanti, acciocché si astengano dal frequentare le spiagge.

    Ho cercato nel web di trovare delle immagini dei vari cicli vitali ma non le ho trovate .Ti consiglio quindi di consultare in biblioteca questo libro:

    Invertebrati viventi di Pearse/ Buchasbaum.

    Se vai alle pag.144-145 troverai degli schemi molto esplicativi.

    Ciao e buon studio :)
     
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  3. ilfreddo.
     
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    grazie mille... asaurientissimi!
     
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  4. ilfreddo.
     
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    ragazzi e invece qualcosa sullo scifistoma e lo scifistoma in strobilazione degli cnidari? scusate ma praticamente ho dei vetrini e devo farci la descrizione e me ne mancano alcuni =)

    Edited by ilfreddo. - 4/7/2009, 11:16
     
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  5. Farida
     
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    Scusa il nettissimo ritardo con cui ti rispondo ma sono entrata poco nel forum e quelle poche volte non mi sono accorta del tuo posto.

    Come puoi vedere dalla foto i sessi sono separati quindi i gameti possono essere: o immessi in acqua da entrambi i sessi oppure vengono immessi in acqua solo quelli maschili che poi entrano nella femmina attraverso la corrente alimentare, come ad esempio avviene in Aurelia..Dopo la fecondazione il giovane embrione viene espulso attraverso la bocca.La planula una volta emessa si fissa su un substrato solido e diventa un piccolo polipo detto scifistoma dotato di lunghi tentacoli ed un piccolo peduncolo.Il polipo o scifistoma può vivere per molte tempo, durante il quale per gemmazione genera altri polipi simili a lui tramite stolonizzazione.(N.B. non confonderla con la strobiliazione.Sono due meccanismi di gemmazione,ma che avvengono in maniera diversa)
    Durante il periodo invernale lo scifistoma sviluppa(gemma)delle costrizioni-nella foto puoi vedere come il polipo ha tipo dei piatti zigrianti impilati gli uni sugli altri.
    Questo tipo di gemmazione prende il nome di strobiliazione
    Ad uno ad uno questi piccoli dischi si staccano dal polipo e nuotano via.Questi piccoli dischi prendono il nome di efire(=piccole meduse)che si svilupperanno man mano nella forma adulta.

    Quindi riassumendo:
    *Lo scifostoma altro non è che il polipo che si attacca al substrato.

    *La strobiliazione altro non è che il processo di Gemmazione.

    *La Gemmazione è una forma di moltiplicazione asessuale in cui u nuovo individuo inizia la sua vita sotto forma di un escrescenza sul corpo del genitore; dal quale potrà separarsi per iniziare ad avere una vita indipendente o rimanere in connessione formando una colonia.

    N.B. ti ho modificato la foto scrivendoti dei commenti un po' più esplicativi, spero ti sia utile.

    Ciao buon studio e scusa il mio ritardisssssimo post
    :)
    image

     
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  6. scienze
     
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    mi potreste dire dove (o come) trovare un'hydra viridis?
    grazie mille per l'attenzione



    :tnx: SCIENZE :tnx:
     
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5 replies since 3/7/2009, 09:49   1941 views
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