Assuefazione ai farmaci

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  1. Farida
     
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    Dopo aver letto la risposta che Stefy ha dato al topic sulle tolleranze
    https://biologia.forumcommunity.net/?t=2341...iew=getlastpost
    mi sono posta questa domanda,spinta anche dal mio totale rifiuto all'uso dei farmaci.
    Come ci si comporta davanti a processi di assuefazione?
    Spero sia propria e passatemi i termini poco appropriati ma non sono molto ferrata in materia :D
    Supponiamo di avere un paziente affetto da una qualunque malattia, per la quale si prevede la somministrazione per tutta la sua vita di un tal farmaco.Tutti i farmaci hanno vari dosaggi,e mia personale considerazione,credo che a lungo andare diano sempre assuefazione.Supponiamo che il farmaco prescritto dal medico sia quello con il dosaggio minore.Dopo un certo periodo di tempo il paziente non trova più beneficio da tale dosaggio,perchè assuefatto(non escludo che ci possa essere anche un fattore psicologico),allora il medico aumenta la dose.Supponiamo che il paziente dopo un dato tempo, mesi o anni, sia di nuovo assuefatto,ma che non ci siano dosaggi maggiori dall'ultimo prescritto.Come ci si comporta in questi casi? si aumenntano le dosi giornaliere?
    Come è possibile dire che sia un'assuefazione fisiologica e non psicologia?Può un medico prescrivere all'infinito farmaci sol perchè il paziente dice che non ha più beneficio?
     
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  2. Overlord_SonicSnake
     
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    Un po come le medicine per l'asma e le allergie.... vengono fatte a cicli solitamente proprio per evitare che il corpo si abitui troppo alla sostanza ma alla fine ci si abitua lo stesso, correggetemi se sbaglio sicuramente c'è qualcuno che sa qualcosa in ambito.
     
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  3. **Stefy83**
     
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    ahhh, Paolè la naturopata! :lol:
    CITAZIONE
    Supponiamo che il paziente dopo un dato tempo, mesi o anni, sia di nuovo assuefatto,ma che non ci siano dosaggi maggiori dall'ultimo prescritto.Come ci si comporta in questi casi? si aumenntano le dosi giornaliere?

    In genere si evitano somministrazioni di farmaci oltre un certo periodo, proprio per evitare effetti di questo tipo.
    Nel caso limite di un paziente non più responsivo a una terapia, credo (è una mia ipotesi) si possa pensare di cambiare tipo di farmaco. Ottenere quindi lo stesso effetto però attraverso altri meccanismi d'azione. Ad esempio se un paziente con aritmia non risponde più alla terapia con un farmaco che agisce da simpaticolitico (e quindi che agisce su i recettori Beta catecolaminergici) lo si tratta con un antiaritmico che agisce sui canali al sodio, oppure su quelli al calcio.
    CITAZIONE
    Come è possibile dire che sia un'assuefazione fisiologica e non psicologia?

    Allora, per assuefazione psicologica cosa intendi? Che il paziente si autoconvince che quel farmaco non gli faccia più effetto o che senta lui stesso il bisogno di somministrarsene (o farsene prescrivere) sempre di più ?Il primo caso esula un pò dalla farmacologia, visto che il potere della mente a volte è superiore a qualsiasi cosa :lol:
    Nel secondo caso invece, entriamo nel campo delle dipendenze. Queste sono di due tipi:
    -fisiche
    -psicologiche

    le dipendenze fisiche si manifestano quando un paziente è diventato tollerante a un farmaco( è assuefatto) e improvvisamente gli viene sospesa la somministrazione. Il risultato è una vera e propria crisi di astinenza che si manifesta con effetti opposti a quelli che darebbe il farmaco

    La dipendenza psicologica invece,si può manifestare anche se il paziente non è assuefatto dal farmaco e non ha una dipendenza fisica da questo. Essa infatti è causata solo nel caso di alcuni farmaci, che agiscono a livello dei circuiti della gratificazione del cervello.
    In questi casi si manifesta quello che si chiama un drug seeking behaviour, ossia una ricerca compulsiva del farmaco.

    Per fortuna i farmaci che usiamo tutti i giorni non provocano quest'ultimo tipo di problema (insomma Paolè, piglia pure l'aspirina una volta ogni tanto :P )
     
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  4. Farida
     
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    CITAZIONE (**Stefy83** @ 12/1/2009, 15:56)
    ahhh, Paolè la naturopata! :lol:

    Si, :lol: preferisco reggere il dolore per qualche ora e per un giorno, se so che durerà un giorno,anzicchè prendere farmaci :)Prendo farmaci solo in casi di estrema necessità,come ad esempio dover fare un viaggio con febbre a seguito.


    CITAZIONE
    Allora, per assuefazione psicologica cosa intendi? Che il paziente si autoconvince che quel farmaco non gli faccia più effetto o che senta lui stesso il bisogno di somministrarsene (o farsene prescrivere) sempre di più ?Il primo caso esula un pò dalla farmacologia, visto che il potere della mente a volte è superiore a qualsiasi cosa :lol:
    Nel secondo caso invece, entriamo nel campo delle dipendenze. Queste sono di due tipi:
    -fisiche
    -psicologiche

    le dipendenze fisiche si manifestano quando un paziente è diventato tollerante a un farmaco( è assuefatto) e improvvisamente gli viene sospesa la somministrazione. Il risultato è una vera e propria crisi di astinenza che si manifesta con effetti opposti a quelli che darebbe il farmaco

    La dipendenza psicologica invece,si può manifestare anche se il paziente non è assuefatto dal farmaco e non ha una dipendenza fisica da questo. Essa infatti è causata solo nel caso di alcuni farmaci, che agiscono a livello dei circuiti della gratificazione del cervello.
    In questi casi si manifesta quello che si chiama un drug seeking behaviour, ossia una ricerca compulsiva del farmaco.

    Per fortuna i farmaci che usiamo tutti i giorni non provocano quest'ultimo tipo di problema (insomma Paolè, piglia pure l'aspirina una volta ogni tanto :P )

    Tu dici che nelle assuefazioni fisiche il farmaco viene sospeso, quindi da quanto ho capito,che se per il paziente è un farmaco salva vita,gli viene sostituito il farmaco con un'altro similare ma con un meccanismo d'azione diverso.Giusto!?!
    Personalmente ho sempre pensato che i pazienti, soprattutto anziani e soprattutto dopo la mia esperienza in farmacia, si autoconvincono che stanno bene solo se prendono il farmaco.Ho visto persone che prendevano in maniera, credimi, smisurata il pursennid.Ma santa pazienza, come si fà!?!? :hammer2.gif: :chair.gif: E sono convinta che era solo e soltanto un problema mentale più che fisiologico.Fermo restando che se abitui il tuo intestino a non lavorare naturalmente,credo sia normale che ti serva un farmaco.Non so se mi sono spiegata :unsure:
     
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  5. **Stefy83**
     
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    CITAZIONE
    se per il paziente è un farmaco salva vita,gli viene sostituito il farmaco con un'altro similare ma con un meccanismo d'azione diverso.Giusto!?!

    io credo di sì.

    CITAZIONE
    prendevano in maniera, credimi, smisurata il pursennid.Ma santa pazienza, come si fà!?!? E sono convinta che era solo e soltanto un problema mentale più che fisiologico.Fermo restando che se abitui il tuo intestino a non lavorare naturalmente,credo sia normale che ti serva un farmaco.Non so se mi sono spiegata

    Oh mamma, mai cosa più sbagliata. La Senna, pianta usata nel pursennid, è ultrairritante per l'intestino. Può venire la diverticolite!
    Non metto in dubbio che, abituati al pursennid, una volta sospesa la somministrazione diventassero più stitici di prima!è per questo che poi dovevano prenderlo per forza!
     
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4 replies since 12/1/2009, 14:34   1318 views
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