BIOLOGIA Nelle piante l'evoluzione è più veloce

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    BIOLOGO TEORETICO

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    BIOLOGIA Nelle piante l'evoluzione è più veloce

    Autore: KRACHMALNICOFF PATRIZIA
    ARGOMENTI: BIOLOGIA
    ORGANIZZAZIONI: WEIZMANN INSTITUTE
    LUOGHI: ITALIA



    LE piante hanno un'evoluzione molto più rapida dei mammiferi. Può sembrare strano, visto che i mammiferi sono al massimo livello della scala gerarchica in natura, ma non è così assurdo, se si pensa all'enorme numero di funghi e batteri contro cui i vegetali devono combattere. Alcuni studiosi del Weizmann Institute in Israele stanno svolgendo ricerche sull'argomento, con risultati interessanti. Negli ultimi 300 milioni di anni, solo 4000 specie di mammiferi si sono evolute, contro le circa 200.000 specie di piante. Le piante mostrano anche una variabilità molto maggiore dei mammiferi nella quantità di Dna presente in ogni specie. Questa particolare plasticità potrebbe essere la risposta della natura alla principale debolezza delle piante in confronto ai mammiferi; le piante non possono fuggire di fronte al pericolo e devono quindi trovare altri modi per difendersi. L'èquipe del Weizmann sta appunto indagando sui meccanismi che permettono alle piante di essere così versatili. Essi hanno scoperto che - in confronto ai mammiferi - le piante hanno una maggiore tendenza a commettere errori quando riparano il Dna danneggiato e questa tendenza potrebbe essere un tipico caso di ««non tutto il male vien per nuocere»», in quanto porta avanti l'evoluzione incrementando la variabilità genetica. Le piante tendono a ««improvvisare»», dicono al Weizmann. Mentre i loro meccanismi ««riparano»» uno strappo nel Dna, come peraltro fanno quelli dei mammiferi e del lievito, le piante spesso ««riscrivono»» o cancellano parti del Dna stesso durante il processo di riparazione. Il Dna ««riparato»» è raramente identico all'originale. Il Dna danneggiato, se non viene riparato, può portare a conseguenze disastrose, particolarmente in organismi soggetti a sviluppare il cancro. Nelle piante, invece, le mutazioni si possono accumulare senza pericolo, in quanto le cellule non possono muoversi all'interno della pianta. Fortunatamente, tutti gli organismi dispongono di ««squadre di emergenza per le riparazioni»», capaci di invertire o mitigare i danni prodotti dalla mutazione. Gli studiosi israeliani hanno scoperto che i sistemi di riparazione delle piante compiono un'alta percentuale di errori. Nel 70% circa dei casi, le piante si limitano ad appiccicare le parti di Dna lacerate, usando, come ««nastro adesivo»», un enzima biologico noto come ligasi Dna. Questa tecnica un po' rozza non tiene conto delle numerose complicazioni che ne possono derivare. Infatti le lacerazioni del Dna, a differenza dei tagli netti fatti con le forbici, provocano la perdita di pezzi interi, oltre al fatto che i lembi di Dna così esposti vengono immediatamente localizzati e attaccati da enzimi distruttivi. Quindi un semplice ricongiungimento con legatura porta ad una mescolanza del codice genetico e ad una perdita di informazioni. Le piante addirittura ««cuciono»» insieme Dna di varia provenienza, ottenendo una specie di ««patchwork»», a differenza del lievito, che sostituisce i frammenti mancanti con materiale identico. La strana attività delle piante quando si presenta la necessità di una ««riparazione»» può condurre a nuove e importanti scoperte dell'ingegneria genetica. La riparazione errata del Dna può, in molti casi, dar luogo ad effetti positivi. L'approccio è quello di assorbire la perdita di mutazioni ««cattive»» in modo da ricevere le mutazioni ««buone»», utili all'aumento dell'adattabilità. La strategia dominante per superare il problema dell'immobilità potrebbe essere quella di diventare i migliori atleti nella corsa all'evoluzione. Patrizia Krachmalnicoff

    (fonte: TUTTOSCIENZE)
     
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