Linfociti bionici contro l'Hiv

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  1. Farida
     
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    Ingegnerizzato un recettore per cellule T killer in grado di riconoscere i differenti mascheramenti noti che l'Hiv utilizza per sfuggire alla rilevazione.
    La capacità di mutare velocemente dell'Hiv, così da non rendere riconoscibili da parte del sistema immunitario le cellule infettate è una delle caratteristiche che rende quel virus così difficile da eradicare dall'organismo. Ora - come viene illustrato in un articolo sulla versione online di "Nature Medicine" - una collaborazione internazionale fra le Università di Oxford, di Cardiff, della Pennsylvania e della società Adaptimmune Ltd, con il supporto del Wellcome Trust, ha permesso di creare cellule immunitarie ingegnerizzate che, almeno in provetta, sono in grado di riconoscere il virus nonostante i suoi "travestimenti".
    Quando i virus infettano l'organismo, asserviscono la macchina cellulare dell'ospite alla propria replicazione. Le cellule infettate espongono tuttavia alla superficie cellulare frammenti del virus, offrendo una sorta di impronta digitale del virus, detto epitopo, che ne consentono il riconoscimento da parte del sistema immunitario, perché questo provveda a eliminare la cellula infettata. Il virus Hiv ha però la capacità di mutare molto velocemente: "Quando il corpo appronta la risposta immunitaria con le cellule T killer, il virus nel giro di pochi giorni può alterare l'impronta digitale di cui i linfociti vanno alla ricerca" spiega Andy Sewell, uno dei direttori della ricerca. "Per questo non potremo mai avere un vaccino convenzionale contro l'Hiv."

    Ora, Sewell e colleghi hanno ingegnerizzato e testato un recettore per cellule T killer in grado di riconoscere tutti i differenti mascheramenti noti che l'Hiv ha utilizzato per sfuggire alla rilevazione. I ricercatori hanno "incollato" questo recettore ad alcuni linfociti T killer per creare una sorta di "assassino bionico", come l'hanno chiamato, in grado di distruggere le cellule infettate dall'Hiv in coltura.

    "Il recettore di queste cellule T rappresenta il modo naturale di cercare e rimuovere le cellule infette, ed è progettato unicamente a questo scopo, ma con l'Hiv fallisce probabilmente per l'estrema capacità del virus di mutare", ha osservato Bent Jakobsen, co-direttore della ricerca e direttore scientifico della Adaptimmune Ltd, la società che detiene i diritti di questa tecnologia. "Ora abbiamo lavorato per ingegnerizzare un recettore che sia in grado di rilevare le impronte digitali chiave dell'Hiv e che è in grado di liberare dall'infezione in laboratorio. Se riuscissimo a trasportare questi risultati nell'ambito clinico, potremmo avere fra le mani una terapia veramente potente."

    Secondo i ricercatori, la capacità camaleontica del virus potrebbe pur sempre impedire una sua completa eradicazione, ma ogni volta che esso è costretto a mutare per evitare la rilevazione da parte delle cellule T killer, si indebolisce. "Di fronte alle nostre cellule assassine ingegnerizzate il virus o muore o cambia ancora, indebolendosi nel percorso. Preferiremmo la prima opzione, ma ho il sospetto che vedremo la seconda. Ma anche così l'esito è positivo, in quanto è verosimile che diventi un obiettivo più 'basso' e più facile da raggiungere. Costringendo il virus in uno stato più debole, probabilmente si riduce la sua capacità di trasmettersi nella popolazione e di portare allo sviluppo dell'AIDS", ha osservato Sewell.

    I ricercatori sperano di poter iniziare entro il prossimo anno, dopo aver ricevuto parere positivo dalle autorità di controllo, i primi trial clinici.

    Fonte:http://lescienze.
     
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0 replies since 1/12/2008, 23:54   168 views
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