Batteri arcaici

qualcuno ne sa qualcosa?

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  1. arayan
     
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    Ho letto da qualche parte che, in un'università americana, si stanno facendo studi per riportare in vita dei batteri da spore trovate in insetti preistorici intrappolati nell'ambra! Lo scopo di questa ricerca è studiare questi "paleo-batteri" nelle loro diversità rispetto a quelli moderni, ma soprattutto studiarne la produzione di antibiotici che dovrebbero essere sostanzialmente diversi da quelli attuali.
    Qualcuno sa dirmi qualcosa di più? Oppure consigliarmi qualche articolo sull'argomento?
    Grazie a tutti wink.gif
    Arayan
     
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    Molto interessante. è risaputo infatti che - soprattutto le spore di batteri - possono sopravvivere anche tantissimi anni (secoli se non addirittura millenni e più). Il fatto di riportare in vita questi microorganismi è un evento eccezionale. Purtroppo ho trovato poche cose per esempio questo articolo che però rigurada un'altro progetto:

    Studiati batteri antichi per tracciare sostanze anticancro



    ROMA - Sostanze anticancro dai batteri più antichi della Terra: è la sfida più recente del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), che nell’ultima spedizione ha finanziato il primo studio mai condotto nel continente antartico alla ricerca di batteri in grado di vivere in condizioni estreme, dalle temperature altissime dei crateri vulcanici al freddo più intenso.
    «Sono microrganismi arcaici capaci di sintetizzare sostanze biologicamente attive», ha detto il responsabile del progetto, Benjamin Pushparaj, dell’Istituto per lo studio degli ecosistemi (ISE) del CNR di Firenze. Medicina e agricoltura sono i settori in cui questa ricerca promette di avere le ricadute più importanti. I campioni finora raccolti in Antartide sono conservati nell’ISE, ma «il nostro primo interesse - ha detto Pushparaj - è creare un Centro per la collezione dei ceppi antartici. E’ un passo fondamentale per organizzare queste ricerche in modo più efficace e senza sprechi di energie, ma per aprire il Centro servono finanziamenti».
    Creare una banca delle sostanze prodotte da questi antichissimi microrganismi (cianobatteri) vuol dire avere a disposizione un archivio unico, le cui ricadute potrebbero essere importantissime, in primo luogo per la salute umana. Lo dimostra una prima ricerca condotta da Pushparaj su un ceppo di cianobatteri scoperto nel mare della Calabria, in un bacino interno nella zona di Lamezia Terme, utilizzato dall’ISE di Firenze. Lo studio, condotto in collaborazione con gli Stati Uniti, ha scoperto che i batteri, chiamati Nodularia harvaiana, producono una sostanza attiva contro il tumore del colon.
    Antibatterici, antivirali e antitumorali sono le sostanze che i ricercatori si aspettano di trovare nei batteri antartici. «Li cerchiamo nel terreno, nell’acqua e anche in zone molto calde, come il cratere del vulcano attivo del Monte Melbourne», ha detto ancora Pushparaj.
    Sopravvivono alle temperature estreme grazie a un meccanismo di protezione tipico delle loro cellule: mentre con il sole proliferano e si sviluppano, non appena il clima diventa caldissimo o gelido cambiano struttura e si isolano dall’ esterno.
    «Adesso stiamo isolando i batteri raccolti nella spedizione», che in attesa della creazione del Centro nazionale sono conservati presso l’ISE. Il primo passo è isolare le colonie, che vengono purificate eliminando eventuali batteri di altro tipo; quindi i ceppi isolati vengono moltiplicati in laboratorio fino a produrre biomasse e da queste vengono estratte le sostanze bioattive. A questo punto vengono eseguiti dei test per verificare l’azione della sostanza contro altri batteri, virus o cellule tumorali.

    1/6/2004

    (fonte: gazzettamezzogiorno - scienza)

    se ne trovo altri più specifici li segnalo subito
     
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    ho trovato anche questo articolo, più pertinente del precedente:

    ARGOMENTI: GENETICA, RICERCA SCIENTIFICA
    NOMI: CANO RAUL, LINDAHL THOMAS
    LUOGHI: ITALIA



    L'ANNO scorso, verso la fine di maggio, i giornali diedero risalto a una notizia che sembrava tratta di peso dal copione di un film di fantascienza: in un laboratorio americano era stata «risvegliata» una spora dopo un «letargo» di oltre 25 milioni di anni. La spora, appartenente a un batterio del genere Bacillus, proveniva dall'addome di un'ape, ermeticamente sigillata in un nucleo di ambra fossile. A dieci mesi di distanza, sopiti i clamori che accompagnarono il primo annuncio, il capo del team cui si deve la scoperta, Raul Cano, del Politecnico della California, ha tenuto un ciclo di conferenze presso le università di Camerino e Firenze, dove ha avuto modo di esporre ai colleghi italiani i particolari e gli aggiornamenti delle ricerche che hanno prodotto un risultato così straordinario. Occorre premettere che quello del bacillo di 25 milioni di anni non è l'unico esempio di «ritorno alla vita» di un microrganismo preistorico. Presso l'Istituto neozelandese per la ricerca di Lower Hutt è attiva una banca dati che conserva informazioni su ben 5000 casi, descritti nella letteratura scientifica, che vanno dall'isolamento di un attinomicete dal muco nasale di un mammuth siberiano, al rinvenimento di clostridi (metabolicamente attivi, naturalmente) nell'impasto dei mattoni del tempio di Amon a Karnak. I primi studi sull'anabiosi (dal greco ana = ripetizione e bios = vita) risalgono al secolo scorso. Sebbene la disciplina abbia annoverato, nel tempo, cultori illustri come Louis Pasteur, la singolarità dei temi trattati, l'uso di materiali fuori del comune e la possibilità, sempre presente, che microbi moderni penetrino di soppiatto nelle provette e nelle capsule dei laboratori, hanno fatto sì che, spesso, i risultati in questo campo siano stati accolti con più o meno dichiarato scetticismo. Non c'è dunque nessun motivo per stupirsi se la comunità scientifica si è divisa anche sulle spore nell'ambra. In questo caso, le più forti obiezioni sono venute da Thomas Lindahl, un biochimico svedese considerato la maggiore autorità in tema di stabilità del Dna. Secondo Lindahl, la molecola a doppia elica a cui è affidato il patrimonio genetico di tutti gli esseri viventi non è in grado di resistere per un tempo così lungo. Nel corso della sua prima conferenza, Cano ha mostrato una serie di diapositive che mostrano come, nella Repubblica Dominicana, i nuclei di ambra, contenenti le api preistoriche, vengono estratti dal fondo di profondi cunicoli scavati nella roccia friabile. «Un lavoro duro e pericoloso», ha commentato il microbiologo californiano. Una volta portato in laboratorio, il blocco di ambra viene sterilizzato e poi aperto con ogni precauzione, per raggiungere l'insetto nel cui addome sono racchiuse le spore. Queste vengono poi poste in un brodo di coltura dove possono germinare. E' stato a questo punto che gli ascoltatori hanno avuto la prima sorpresa: nel corso degli esperimenti condotti presso il Politecnico della California, sono state isolate non una, ma numerose specie di batteri e perfino alcune muffe. Un risultato, questo, sufficiente ad escludere che ci si trovi di fronte ad un banale caso di contaminazione ambientale. Cano, però, non si ferma qui. Dati alla mano, dimostra come i microrganismi estratti dall'ambra siano geneticamente diversi da qualsiasi altro microrganismo conosciuto. Alla fine della conferenza, come previsto, le domande fioccano. «I batteri dell'ambra possono rappresentare una minaccia per la biosfera attuale?». Raul Cano risponde: «Anche se dovessero fuggire dal laboratorio nel quale vengono custoditi, non riuscirebbero a vincere la competizione dei microbi già presenti nell'ambiente naturale». «Possiamo parlare di "effetto Lazzaro"?». La risposta non si fa attendere: «Lazzaro era morto, quando fu riportato in vita; questi batteri dormono solo un sonno molto profondo». Franco Rollo

    (fonte: tuttoscienze)
     
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  4. arayan
     
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    Grazie tante. Davvero molto interessante smile.gif
    Tra parentesi Franco Ugo Rollo è stato il mio prof di antropologia!

    Edited by arayan - 15/9/2005, 19:37
     
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3 replies since 15/9/2005, 13:26   218 views
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