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18.06.2005
Aspirina agli anziani
Si discute sulla prescrizione giornaliera del farmaco agli ultracinquantenni
Uno studio pubblicato sulla rivista “British Medical Journal” (Vol. 330, pp. 1440-3), riaccende il dibattito sull’opportunità che tutte le persone sopra i cinquant’anni debbano prendere un’aspirina al giorno per ridurre il rischio di attacco cardiaco e ictus.
Peter Elwood dell’Università di Cardiff e colleghi ritengono che le prove ormai siano a favore di un utilizzo più diffuso dell’aspirina, e che sia necessaria una strategia per informare il pubblico e consentire ai pazienti più anziani di decidere in maniera autonoma. Come regola generale, l’assunzione quotidiana di aspirina è prescritta solo a coloro il cui rischio di un evento vascolare, come un attacco cardiaco o un ictus, entro cinque anni è superiore al 3 per cento. Gli autori dello studio mostrano che, all’età di 50 anni, l’80 per cento degli uomini e il 50 per cento delle donne raggiunge questo livello di rischio, e ipotizzano che il 90-95 per cento della popolazione potrebbe assumere bassi dosi di aspirina senza problemi. Ci sono inoltre crescenti indizi che un’assunzione regolare di aspirina possa ridurre l’incidenza di tumori e demenza. “La possibilità che una bassa dose giornaliera di un farmaco economico – scrivono gli autori – possa consentire una riduzione degli eventi vascolari merita seria considerazione. Anche se siamo convinti che dopo i cinquant’anni l’aspirina debba essere presa da tutti, riteniamo che il pubblico debba venire informato e che la decisione finale spetti a ciascuna persona”.
Ma Colin Baigent dell’Oxford Radcliffe Infirmary sostiene che sarebbe poco saggio adottare una politica di questo tipo, qualsiasi sia la soglia di età scelta, fino a quando non si sarà certi che i pazienti più anziani ne ricavino solo benefici. Basandosi su dati relativi a pazienti di 55-59 anni, infatti, risulterebbe che l’aspirina previene circa due primi attacchi cardiaci ogni 1000 persone l’anno, ma questo beneficio non bilancerebbe il rischio di emorragia gastrointestinale (1-2 casi su 1000 ogni anno).
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Saverione.
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Proprio adesso che e' uscito uno studio che ha messo in strettissima relazione l'uso -non proprio moderato, magari" di FANS considerati ormai straconosciuti ed innocui con rischio di infarto (dal 22 al 55% di possibilita' in piu' di avere un infarto, secondo gli studi)...
Interessante poi scoprire perche' (io credo per inibizione dell'azione delle citochine e delle prostaglandine a livello del rene)...Cmque, ancora sorprese da farmaci cosi' "scontati"...(lo dico con tono affascinato). -
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Savrione scusami, non sono sicuro di avere capito bene, cioè in uno studio è stato messo in risalto che l'uso "non moderato" di FANS può creare dal 22 al 55% di aumento di rischio cardio-vascolare?
Se così fosse è una percentuale altissima. Certo che l'uso "fuori norma" di qualunque farmaco non dà mai benefici però mi sembrano elevati come risultati. Questo per dire che quel valore mi ha colpito ed è un po preoccupante. -
Saverione.
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Guarda, ho letto le stesse cifre su due giornali diversi (messaggero e...non ricordo), sinceramente e' parso assurdo anche a me ma a ben pensarci un cattivo funzionamento dell'ultrafiltrazione renale, alla lunga, puo' portare ad un aumento pressorio non trascurabile...E da qui un rischio aumentato d'infarto. Ovvio, questa e' la prima cosa che mi viene da pensare, anche perche' nessuno degli articoli specificava o entrava troppo nell'intimo dei meccanismi, pero' se e' come penso son cifre che restano brutte ma giustificabili. Se trovo/sento qualcosa in piu', lo dico. .
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