Perché la neurofisiologia nega la metafisica

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .

    BIOLOGO TEORETICO

    Group
    Administrator
    Posts
    8,416
    Location
    Gaia: 3° pianeta del Sistema Solare

    Status
    Mente, fenomeno naturale Perché la neurofisiologia nega la metafisica
    Autore: HARVEY ROBIN, STRATA PIERGIORGIO
    ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, BIOLOGIA, PSICOLOGIA
    NOMI: GALLINO LUCIANO, SEARLE JOHN
    LUOGHI: ITALIA



    IN un articolo su La Stampa Luciano Gallino ha commentato il libro La riscoperta del la mente del filosofo americano John Searle. Come neurofisiologi vorremmo fornire qualche precisazione sulle attuali concezioni del rapporto mente-cervello e aggiungere alcune osservazioni sul libro di Searle. La quasi totalità dei neurofisiologi oggi ritiene non solo che la mente e la coscienza dipendano dal cervello, in particolare dal tipo di attività dei neuroni che lo compongono, ma anche che esse siano l'espressione dell'attività di un numero molto grande di neuroni. Quindi non ci può essere un piccolo nucleo cerebrale responsabile del processo mentale o della coscienza. Nello stesso modo, mentre un cambiamento di quantità di un singolo neurotrasmettitore può interferire sul pensiero e sulla coscienza, nessuno crede che ci sia un neurotrasmettitore che da solo possa produrre la coscienza. Crediamo anche che queste facoltà mentali possano essere descritte a qualche livello come meccanismi fisici ma ciò non significa che questi siano «nient'altro che» meccanismi in senso semplice e meccanico. Venendo al libro di Searle, questi descrive con molta cura i due tipi di interpolazione del problema mente-cervello che vanno sotto il nome di dualismo e monismo. Secondo il dualisno, inteso in senso cartesiano, il cervello è un'entità fisica la cui attività può essere descritta in termini di conseguenze di cause fisiche, mentre la mente è un'entità del tutto separata di natura non fisica che tuttavia può controllare il cervello. Le ipotesi monistiche, invece, hanno tutte in comune la caratteristica di descrivere sia il cervello sia la mente in termini meccanici e tali meccanismi sarebbero sufficienti per spiegare la coscienza e la mente. Alcuni monisti ritengono che la coscienza non esista, mentre altri ritengono che essa sia soltanto un epifenomeno di nessuna importanza fondamentale. Secondo Searle, ambedue le teorie sono sbagliate, in quanto coinvolgono l'uso di un vocabolario che si fonda su assunzioni nascoste che sono false. Una di queste false assunzioni è che i termini «fisico» e «mentale» si escludano a vicenda. Il disaccordo fra i due gruppi di ipotesi è in gran parte dovuto al fatto che essi si pongono domande sbagliate. Per evitare queste difficoltà e tentare di demolire la differenza fra «fisico» e «mentale», Searle descrive qualcosa che chiama «naturalismo biologico», secondo il quale la coscienza e la mente sono fenomeni naturali che appartengono al cervello umano (e di altri animali) e che hanno cause naturali di natura fisica e sono da considerare al pari di altri fenomeni naturali di livello superiore. Pertanto, essi vanno trattati come, ad esempio, la digestione e non qualcosa di metafisico. A nostro parere questa idea è utile e potente, in quanto fornisce una guida per progettare indagini sulla coscienza e sui fenomeni ad essa associati. Searle tenta di dimostrare che un calcolatore, in quanto semplice manipolatore di simboli, non può creare questi fenomeni e, per fare questo, utilizza la storiella della stanza cinese. In una stanza chiusa un tizio riceve simboli in cinese e, con l'aiuto di una serie di istruzioni scritte in una lingua a lui nota, combina i simboli in modo da costruire frasi che hanno un significato a lui sconosciuto, ma che sono comprese da chi è fuori della stanza e sa il cinese. In questo modo, anche senza sapere il cinese, è in grado di rispondere a qualsiasi domanda. In altre parole, conoscendo una grammatica, ha costruito una semantica a lui sconosciuta. Come dice Searle, se le istruzioni, cioè il «programma», sono buone, le risposte fanno credere a chi si trova fuori della stanza e sa il cinese che qualcuno o qualcosa dentro la stanza sappia il cinese. Questo sarebbe il criterio per poter accettare che qualcuno o qualcosa possa capire e pensare, criterio proposto per la prima volta da Turing nel 1950. Superare questa «prova di Turing» sarebbe un primo passo per poter affermare che un qualcosa è in grado di «comprendere». Anche se questa argomentazione sembra forte, la sua dimostrazione ci lascia perplessi. Non sembra pertinente chiedersi se il tizio capisce o no il cinese. Ci pare che Searle abbia sottovalutato l'ambito in cui il computer in principio può operare, forse perché prende come modello il tipo di computer oggi disponibile, che ha una capacità molto limitata per interagire con il suo ambiente. Egli ritiene di aver dimostrato che per un computer non è possibile possedere stati mentali e sostiene che i fenomeni mentali sono biologici e dipendono dalla natura chimica degli eventi biologici del cervello. E' sicuramente vero che attualmente tutti i sistemi che possiedono fenomeni mentali sono biologici, ma secondo noi le asserzioni di Searle sono deboli: possono essere vere, ma non sono necessariamente vere. Ci pare che qualsiasi mezzo che può agire reciprocamente con il suo ambiente nello stesso modo di un essere umano o di un altro animale superiore merita di essere considerato come possibile oggetto dotato di facoltà mentali, anche se le sue operazioni sono di tipo computazionale. Altrimenti l'asserzione di Searle rende quasi impossibile la dimostrazione di tali facoltà per qualcosa che non sia biologico, soprattutto se questo qualcosa possiede capacità computazionali. Ci pare che non vi sia nessuna ragione irresistibile per fare una distinzione fra mezzi biologici e non biologici, a meno che i fenomeni mentali abbiano proprietà metafisiche, cosa negata in maniera categorica da Searle e che noi condividiamo. Un ultimo punto che merita un commento riguarda il fatto che Searle ha dato poca importanza ai sistemi corporei attraverso i quali il cervello interagisce con il suo ambiente. In realtà riteniamo che il corpo, inteso come interfaccia fra cervello e ambiente esterno, sia di importanza fondamentale per lo sviluppo della coscienza e delle altre facoltà mentali. La sottovalutazione del corpo da parte di Searle ha forse indotto Luciano Gallino a concludere che per Searle il cervello esiste privo della società e della cultura e che Searle abbia una visione dell'uomo «come puro spirito». Non ci pare che questo sia il pensiero di Searle, perché nel suo libro egli ribadisce di credere che tale terminologia non sia corretta e che i fenomeni mentali non esistano senza il mondo fisico. Robin Harvey Università di Dunedin, Nuova Zelanda Piergiorgio Strata Università di Torino

    (fonte: TUTTOSCIENZE)
     
    .
0 replies since 24/3/2005, 22:20   408 views
  Share  
.