Acqua bollente e fumi di zolfo per i primi batteri

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    BIOLOGO TEORETICO

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    ULTIME RICERCHE La vita nacque in una pozza d'inferno Acqua bollente e fumi di zolfo per i primi batteri, 3 miliardi di anni fa
    Autore: CASTELNUOVO ROSSELLA
    ARGOMENTI: BIOLOGIA
    NOMI: CAMMARANO PIERO
    LUOGHI: ITALIA
    NOTE: 049



    ACQUA calda, molto calda, quasi bollente: nello scenario dell'origine delle prime forme viventi stanno assumendo un ruolo da grandi protagonisti alcuni tipi di batteri capaci di vivere a 80-90 gradi centigradi. E più ancora altri batteri, sempre appartenenti alla famiglia dei termofili, resistenti anche a 105-110 gradi e tuttora abitanti di pozze sulfuree di origine vulcanica, un po' dovunque nel pianeta: dal parco di Yellowstone, Stati Uniti, dove furono isolati per la prima volta, all'Islanda, alle più domestiche fumarole delle terme di Agnano, vicino a Napoli. Nella ricostruzione di allora sembra che questi esseri termofili vivessero sul fondo degli oceani, vicino a crateri sommersi, noti come «black smokers» - per il colore scuro dovuto ai materiali ferro-solforati e per i pennacchi dell'attività vulcanica - dove si sono sviluppate le prime forme di vita organizzata. Come epoca, siamo a circa tre miliardi e mezzo di anni fa. In quel tempo remotissimo ci sono già prove dell'esistenza di forme di vita, benché siano solo dei procarioti, cioè organismi microscopici formati da cellule strutturalmente semplici e prive di un nucleo per contenere il Dna separato dagli altri organelli cellulari. Saranno - i procarioti - i padroni del pianeta ancora per due miliardi di anni. Poi, con la formazione di cellule provviste di nucleo (gli eucarioti), cresceranno attorno milioni e milioni di altre forme di vita, dal più semplice dei protozoi fino agli eucarioti pluricellulari, uomo compreso, lungo un albero genealogico a crescita lenta ma inarrestabile. La ricostruzione di questa lunga e oscura storia delle origini dei viventi conta oggi su raffinati metodi della biologia molecolare ed è così che, analizzando i frammenti di Dna di vari organismi, e confrontando tra loro i geni con le stesse funzioni, sono state trovate insospettabili parentele tra i batteri classicamente noti, il nuovo gruppo di microrganismi ipertermofili detti archeobatteri, scoperti pochi anni fa da Carl Woese, e tutti gli altri viventi di ogni ordine e grado. «E' molto probabile che l'antenato comune a tutti sia stato proprio il termofilo - spiega Piero Cammarano, professore di biologia cellulare alla Facoltà di medicina dell'Università La Sapienza di Roma. - Quello che stavamo studiando, insieme ad altri gruppi di ricerca, era il passaggio dai procarioti agli eucarioti per mezzo di sonde di Dna in grado di svelare le somiglianze e le relazioni genealogiche tra specie diverse e la sorpresa è stata scoprire che tutte le ramificazioni più profonde (più antiche) dell'albero che collega l'intero universo dei viventi sono rappresentate da batteri ipertermofili che vivono a temperature comprese fra gli 85 e i 110 gradi». La ricerca di questi microrganismi, che mostrano di possedere una serie di peculiarità biochimiche tali da poterli considerare una sorta di «terza forma di vita», è oggi incoraggiata dall'interesse nel campo delle biotecnologie, dal momento che trovare organismi viventi (e quindi proteine) in grado di resistere alle alte temperature offre potenzialità di sfruttamento facilmente comprensibili. Ma anche la ricaduta nel campo delle conoscenze fondamentali non è di poco conto. Fino a qualche anno fa, infatti, la ricostruzione degli studiosi delle origini della vita era rappresentata da un albero filogenetico, o, meglio, da un arbusto con tre rami o senza radici: in una direzione gli archeobatteri e nella terza direzione, infine, gli eucarioti (cioè tutte le altre specie viventi). Grazie alle nuove tecniche di indagine del Dna e al lavoro di decine di biologi molecolari che hanno accumulato interi archivi di sequenze geniche, si sono potute moltiplicare le osservazioni e i confronti al punto da aver permesso a due matematici giapponesi, N. Iawbo e Masami Hasigawa, di ripiantare quell'albero senza radici in modo del tutto nuovo. Ora, nell'elaborazione più recente e attendibile, il tronco dell'origine delle primordiali forme viventi è comune e poi si divarica in due parti; una va verso gli attuali batteri (sempre procarioti) e una continua per qualche miliardo di anni con gli archeobatteri termofili per poi evolversi finalmente negli eucarioti e quindi in tutti gli organismi superiori, uomo compreso. Chi l'avrebbe detto che il brodo primordiale scottava? Rossella Castelnuovo

    (fonte: TUTTOSCIENZE)
     
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