FISIOLOGIA Ormone di lunga vita

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    BIOLOGO TEORETICO

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    FISIOLOGIA Ormone di lunga vita Il Gh fa crescere e campare a lungo
    Autore: TRIPODINA ANTONIO
    ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, BIOLOGIA, GENETICA
    LUOGHI: ITALIA
    TABELLE: G. Curva di crescita di una ragazza media e di una ragazza affetta da Sindrome di Turner
    NOTE: 032



    Durante le recenti «Giornate Endocrinologiche Pisane ' 93» sono stati presentati i dati preliminari di uno studio che apre affascinanti prospettive per la realizzazione di alcuni sogni, come quello di «diventare più alti» o quello, perenne, di prevenire e combattere la vecchiaia. Lo studio, condotto da un gruppo di ricercatori della Divisione di Endocrinologia dell' Università di Torino, ha valutato la capacità di una nuova molecola, un esapeptide di sintesi, l' hexarelin, di stimolare l' ipofisi alla produzione di somatotropo, l' ormone della crescita (GH). L' azione del GH non si esaurisce con la fine della crescita, ma per tutta la vita svolge un ruolo importante nella regolazione del metabolismo degli zuccheri, dei grassi e delle proteine, sull' equilibrio idro elettrolitico e sulla risposta immunitaria. Questo ormone è prodotto dall' ipofisi, sotto il controllo di due neuro ormoni ipotalamici, uno stimolante, il «releasing hormone» GH RH, e uno inibente, l' «inhibiting hormone» somatostatina; la sua azione periferica (su muscoli, adipe, ossa) si esplica attraverso il fattore di crescita denominato somatomedina C o IGF 1 (Insulin Growth Factor 1). Nel corso della vita la secrezione di somatotropo va gradualmente calando, tanto da essere a livelli molto bassi nella maggior parte dei soggetti anziani; gradualmente si riducono anche i livelli della somatomedina C. In coincidenza con queste variazioni ormonali, l' organismo va incontro a una progressiva involuzione, con aumento della massa grassa, riduzione della massa magra, riduzione della forza e della capacità di lavoro muscolare, indebolimento delle ossa. Che non si tratti solo di una coincidenza temporale e che al verificarsi del declino fisico non sia estranea la diminuzione del somatotropo è dimostrato indirettamente dal miglioramento morfologico e funzionale che si ha dopo un trattamento sufficientemente lungo con somototropo bio sintetico. Lo conferma il fatto che gli anziani più prestanti, quelli che risentono meno marcatamente dei segni del tempo, sono anche quelli che conservano una maggiore produzione di somatotropo. Recentemente si è avuta la sorprendente dimostrazione che l' ipofisi non perde con gli anni la capacità di sintetizzare il somatotropo (che rimane molto simile a quella di un giovane), ma che tale capacità viene inibita dal prevalere del tono della somatostatina (il già citato «inhibiting hormone» ) su quello del GH RH (il già citato «releasing hormone» ). Dopo queste illuminanti acquisizioni, scopo della ricerca è diventato il tentativo di «sbloccare» la potenzialità produttiva di somatotropo «endogeno», in modo da correggere le molte situazioni di carenza, sia patologiche (come i nanismi a patogenesi ipotalamica), che «fisiologiche» (come, appunto alcuni aspetti dell' invecchiamento) con procedure più vicine alla fisiologia di quanto non sia la somministrazione di somatotropo bio sintetico «esogeno». I dati riferiti a Pisa fanno sperare che si sia molto vicini alla realizzazione di un tale obiettivo. E questa volta grazie alla ricerca italiana: l' hexarelin è stato sintetizzato da Romano Deghenghi (attualmente presidente della Europeptides, Argenteuil, Francia) e la sperimentazione sull' uomo affidata, in esclusiva, ai ricercatori della Divisione di endocrinologia dell' Università di Torino, già da tempo noti in campo internazionale proprio per gli studi sul somatotropo. L' hexarelin è stato somministrato a 12 giovani adulti volontari, dai 20 ai 35 anni, 6 uomini e 6 donne, in dosi proporzionali al peso corporeo, attraverso quattro vie diverse endovenosa, sottocutanea, endonasale e orale. Si è avuta per via endovenosa una risposta produttiva di somototropo due volte più potente, di più lunga durata e maggiormente riproducibile rispetto a quella ottenibile con GH RH. Ma si sono ottenute risposte altrettanto valide, seppure con dosaggi maggiori, anche attraverso le altre vie di somministrazione. La via endonasale e quella orale novità assolute per un tale tipo di stimolo, vanno decisamente incontro alla «compliance» dei pazienti, nell' eventualità di future applicazioni cliniche. La risposta non è stata significativamente diversa tra uomini e donne. Non è ancora del tutto noto come l' hexarelin agisca a livello ipofisario: è certo che usa recettori diversi da quelli del GR RH, per cui si ha «sinergia» d' effetto con tale sostanza, mentre si suppone che usa, per «competizione», gli stessi recettori della somatostatina, che in questo modo si troverebbe «spiazzata». In periferia si verifica l' atteso aumento della somatomedina. Questi sono soltanto i primi dati di un nuovo e originale approccio per la risoluzione dei complicati problemi legati alla carenza di somatotropo, ma sono certamente tali da poter alimentare suggestive e stimolanti aspettative. Antonio Tripodina

    (fonte: TUTTOSCIENZE)
     
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