BIOASTRONOMIA: ricerca delle sorgenti della vita

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    BIOLOGO TEORETICO

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    CHE COSA E' LA BIOASTRONOMIA Alla ricerca delle sorgenti della vita In corso molti programmi di studio dai Viking su Marte al sogno di ET
    Autore: BATALLI COSMOVICI CRISTIANO
    ARGOMENTI: ASTRONOMIA, AERONAUTICA E ASTRONAUTICA, BIOLOGIA
    ORGANIZZAZIONI: UNIONE ASTRONOMICA INTERNAZIONALE, NASA
    LUOGHI: ITALIA
    NOTE: 103



    NEGLI Anni 70 si è sviluppata negli Stati Uniti una nuova scienza, denominata esobiologia, con lo scopo di studiare l' evoluzione della vita su scala cosmica, partendo dalle molecole organiche fondamentali scoperte dai radioastronomi nelle nubi interstellari. A questa impresa, inserita poi dalla Nasa nei programmi della Divisione delle Scienze della vita, partecipavano per lo più biologi e biochimici che hanno dato un impulso determinante all' affascinante missione spaziale Viking che nel 1976 depositò sul pianeta Marte veri e propri laboratori biologici per verificare la presenza o meno di forme di vita primordiale o di una evoluzione chimica prebiotica nei deserti marziani. L' Unione Astronomica Internazionale (IAU, Commissione 51) ha poi dato vita a un nuovo settore chiamato bioastronomia che comprendeva l' esobiologia ma andava oltre, rendendo interdisciplinare l' argomento. Oltre a cercare di comprendere l' origine della vita si vuole studiarne l' evoluzione e l' espansione nell' universo tramite una stretta cooperazione tra astrofisici, esobiologi, chimici e geologi. Seguendo le piste tracciate dagli elementi biogeni (carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto fosforo, zolfo), che partono dall' origine del cosmo, attraverso le epoche più rilevanti nella evoluzione dei sistemi viventi e dei loro precursori, si vogliono comprendere i processi che hanno portato all' origine della vita investigando i fenomeni planetari e molecolari che hanno fornito le condizioni fisiche e chimiche entro le quali i sistemi viventi si sono sviluppati. Contemporaneamente si cerca di determinare la natura degli organismi più primitivi, l' ambiente in cui sono apparsi e il modo in cui essi hanno influenzato questo ambiente. La tappa finale riguarda la ricerca sulla vita evoluta, cercando di determinare i fattori estrinseci che ne influenzano lo sviluppo e la sua potenziale distribuzione, includendo una valutazione dei contributi extraterrestri e dei processi planetari sull' apparizione ed evoluzione della vita pluricellulare. Ciò si può ottenere tracciando gli effetti dei maggior cambiamenti nell' ambiente terrestre durante l' evoluzione della vita complessa, specialmente durante eventi catastrofici di estinzioni di massa. Una ricerca parallela, molto ambiziosa, è stata inaugurata dalla Nasa il 12 ottobre scorso e riguarda il progetto Seti (Search for Extraterrestrial Intelligence) che si propone, mediante l' uso di potenti radiotelescopi, e di sofisticatissime apparecchiature in grado di captare simultaneamente milioni di frequenze elettromagnetiche a strettissima banda passante, di scoprire segnali radio intelligenti provenienti da sistemi planetari abitati e tecnologicamente evoluti nella nostra galassia. Poiché dopo le scoperte fatte dalla sonda «Giotto» nella cometa di Halley, si è sempre di più rafforzata la teoria dell' importazione da parte delle comete sul nostro pianeta delle molecole prebiotiche fondamentali per lo sviluppo biologico, lo studio delle comete è diventato un pilastro della ricerca nel campo della bioastronomia, che raggiungerà il suo apice un giorno non lontano quando potremo analizzare «in situ» e nei laboratori terrestri il ricchissimo materiale organico prodotto nei nuclei delle comete. Nel programma di bioastronomia non va trascurato il settore della prevenzione delle catastrofi cosmiche. Sappiamo che il nostro pianeta è stato investito in passato da migliaia di bolidi (comete, asteroidi, meteoriti) e sappiamo che ogni 26 milioni di anni circa uno sciame di comete investe la Terra, per ragioni ancora sconosciute, provocando l' estinzione di molte specie viventi. Anche se la probabilità di impatto con la Terra è estremamente bassa, vi sono migliaia di asteroidi di piccola o media grandezza di cui non si conosce l' orbita e che dovrebbero essere tenuti sotto controllo costante tramite una rete planetaria di telescopi e di radar. L' evidenza più recente di simili impatti è data dal bolide di Tunguska (Siberia, 1908) che si pensa sia stato un asteroide di 100 metri di diametro. Scoppiando nell' atmosfera a 8 chilometri di altezza a causa dell' attrito con l' aria, esso ha provocato un' onda d' urto che ha completamente distrutto una foresta di 30 chilometri quadrati senza lasciare traccia di impatto. Un oggetto di 1 chilometro di diametro potrebbe distruggere la vita su un intero continente e uno di 10 chilometri sull' intero pianeta. Con lo scopo di avviare in Italia un programma interdisciplinare di bioastronomia 20 Istituti del Cnr e dell' Università hanno deciso di presentare entro quest' anno un progetto strategico, cui partecipano astrofisici, biologi, chimici e geologi con sede a Torino, Genova, Bologna, Padova, Firenze, Roma, Napoli e Catania. L ' iniziativa, unica in Europa, include anche il progetto Seti e quello della prevenzione delle catastrofi cosmiche. Intanto il 18 e il 19 dicembre, a Venezia, nell' aula magna dell' Università, si è svolto un convegno internazionale su cosmologia e origine della vita: dieci esperti hanno affrontato gli aspetti scientifici, ma anche quelli filosofici e religiosi. Cristiano Batalli Cosmovici Istituto di Fisica dello Spazio, Cnr

    (fonte: TUTTOSCIENZE)
     
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