Api, l' età è uno yo yo

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    BIOLOGO TEORETICO

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    LA CHIMICA DELL' ALVEARE Api, l' età è uno yo yo Nei momenti di emergenza, le bottinatrici adulte ringiovaniscono chimicamente e tornano a essere nutrici
    Autore: LATTES COIFMANN ISABELLA
    ARGOMENTI: ETOLOGIA, BIOLOGIA, ANIMALI
    NOMI: ROBINSON GENE, NEUKIRCH ANGELIKA
    LUOGHI: ITALIA
    NOTE: 079



    SI è sempre saputo che le api operaie, che sono femmine sterili, (solo l' ape regina è feconda e sforna uova a getto continuo) cambiano lavoro secondo l' età. Esercitano cioè diversi mestieri l' uno dopo l' altro, in rigoroso ordine cronologico. Nei primi giorni di vita fanno le spazzine e sono impegnate nel lavoro di pulizia dei favi. Poi, non appena entra in funzione la loro ghiandola sopracerebrale, incominciano a nutrire le larve con la secrezione di questa ghiandola, diventando nutrici. Poco più tardi entrano in attività le ghiandole ciripare e l' operaia si trasforma da nutrice in costruttrice. Servendosi di quella materia prima straordinaria che è la cera, fabbrica nuovi favi, ingrandendo così il nido comune. Sin qui svolge lavori sedentari che durano all' incirca tre settimane. Solo verso il ventesimo giorno l' operaia inizia la frenetica attività di bottinatrice. E' il ruolo più impegnativo, quello che richiede non solo il maggior dispendio di energia, ma anche alcuni requisiti fondamentali. L' ape raccoglitrice deve sapersi orientare con sicurezza nello spazio basandosi sui punti di riferimento del paesaggio, come pure sulla posizione del sole, rispetto al quale deve mantenere un angolo ben preciso. Deve imparare a riconoscere i fiori delle diverse piante, deve ricordare qual è l' ora migliore per raccogliere nettare e polline dall' una o dall' altra. Inoltre deve avere la capacità di comunicare al suo ritorno nel nido dove si trova la zona ricca di cibo, a quale distanza e in quale direzione. E lo fa egregiamente, eseguendo una danza simbolica, con la quale fornisce alle compagne ogni particolare utile al suo ritrovamento. Fare la bottinatrice è anche il lavoro più rischioso. Lontana dai confini relativamente sicuri del nido, l' ape operaia deve compiere una decina di voli al giorno, se non di più, e rischia di finire in pasto a uno dei tanti predatori che le fanno la posta. Questa fase della vita a intenso consumo energetico dura soltanto un paio di settimane. Secondo la biologa tedesca Angelika Neukirch di Wurzburg, le api esauriscono la loro capacità di volare dopo aver percorso all' incirca 750 chilometri, perché si guasta irrimediabilmente la macchina enzimatica che mette in moto i muscoli del volo. Le api operaie dunque lavorano nel nido da giovani e raccolgono cibo all' esterno da vecchie, se di vecchiaia si può parlare in una vita così breve. Ma ecco i sorprendenti risultati delle ultime ricerche degli studiosi in proposito. Non è detto che questa regola di vita sia immutabile. Le api possono anche invertire il loro comportamento, accelerarne o ritardarne lo sviluppo, se mutano le circostanze. Per esempio, se in un nido il ritmo delle nascite ha un' improvvisa impennata dovuta a condizioni climatiche estremamente favorevoli, come succede talvolta nella tarda primavera, può risultarne una carenza di bottinatrici. In altre parole le bottinatrici risultano troppo poche per assicurare alle molte neonate la quantità di cibo necessario. E allora cosa succede? Succede che si ricorre a un provvedimento di emergenza. Le giovani api riducono drasticamente il loro periodo di lavoro sedentario nel nido da tre a una settimana e si trasformano anzitempo in bottinatrici precoci, per far fronte all' insolita situazione. Contemporaneamente, altri membri della colonia ritardano a bella posta il loro sviluppo e, pur non essendo più giovani, rimangono nel nido per alimentare le larve con il nettare e il polline che le bottinatrici precoci vi trasportano. Sperimentalmente si può ottenere anche il risultato inverso. Se lo sperimentatore preleva da una colonia tutte le operaie addette ai lavori del nido, lasciandovi soltanto le raccoglitrici, si può assistere a uno stupefacente fenomeno di ringiovanimento. Le api vecchie impegnate nell' opera di raccolta del cibo ridiventano giovani. Rientrano miracolosamente in funzione le loro ghiandole che producevano cibo per le larve. Le bottinatrici fanno un passo indietro, ridiventano nutrici. L' entomologo Gene E. Robinson, dell' Università dell' Illinois, ha voluto indagare quale sia il meccanismo preposto a questi mutamenti di comportamento e di ruolo. E ha scoperto che il deus ex machina del singolare fenomeno è l' ormone giovanile, uno degli ormoni che maggiormente influenzano lo sviluppo degli insetti. E' una sorta di pacemaker del comportamento. Il suo livello è basso negli individui giovani che lavorano nel nido, è alto invece in quelli che sono addetti ai voli esterni per la raccolta del cibo. Che il suo ruolo sia determinante lo dimostra il fatto che basta iniettare sperimentalmente alle giovani api il suddetto ormone, perché queste si trasformino seduta stante in bottinatrici precoci. Non contento di questo risultato, Robinson, insieme con altri ricercatori, ha voluto dimostrare che per far fronte a condizioni mutate una colonia di api altera essa stessa i livelli di ormone giovanile. Per averne la prova, gli studiosi costituiscono una colonia di sole api giovanissime che si vedono costrette a diventare in parte bottinatrici precoci. Una volta ottenuto questo risultato, i ricercatori misurano i livelli di ormone giovanile. Trovano così che le bottinatrici precoci, che hanno in tutto una settimana di vita, hanno livelli di ormone superiori a quelli delle coetanee rimaste nel nido a far da nutrici e quasi equivalenti a quelli delle bottinatrici vecchie di tre settimane. Quanto a queste ultime indotte a ridiventare nutrici, il loro processo di ringiovanimento è confermato dal basso livello di ormone che posseggono. Si scopre dunque che le società delle api sono entità dinamiche dal comportamento plastico capace di adeguarsi al mutare delle circostanze. E tramonta l' immagine dell' insetto robot prigioniero di uno schema rigido di comportamenti innati. Isabella Lattes Coifmann

    (fonte: TUTTOSCIENZE)
     
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