Staminali "embrionali" create da cellule di pelle umana.

Padre di "Dolly" abbandona ricerca embrioni

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    Staminali "embrionali" create da cellule di pelle umana. Padre di "Dolly" abbandona ricerca embrioni


    Cellule di pelle umana 'riprogrammate' e trasformate, in modo da risultare indistinguibili dalle staminali embrionali. A riuscire nell'impresa di 'ringiovanire' cellule umane adulte sono stati due team di ricercatori, uno statunitense l'altro nipponico, che hanno lavorato in modo indipendente e impiegato tecniche diverse, e hanno pubblicato i loro lavori rispettivamente sull'edizione online di 'Science' e su 'Cell'.
    Due studi epocali, che segnano un importante passo avanti nella ricerca sulle 'cellule madri'. In pratica, questi lavori possono tradursi in un colpo di spugna per i dilemmi etici sull'uso delle staminali embrionali. E nell'inutilita' della clonazione a scopo terapeutico. Se, infatti, si possono riprogrammare cellule adulte, non occorre creare embrioni 'ad hoc' o utilizzare quelli in sovrannumero come fonte di preziose cellule pluripotenti, capaci di trasformarsi nei 220 tipi cellulari che compongono il corpo umano.
    Nel loro lavoro, pubblicato su 'Science', gli scienziati del Genome Center dell'Universita' di Wisconsin-Madison, diretti da Junying Yu, hanno lavorato nel laboratorio di James Thomson, uno dei 'papa' delle cellule staminali embrionali. Ottenendo cellule 'indotte' che "fanno tutto quello che fanno le staminali embrionali. Una cosa che cambiera' completamente questo settore". Oltre al vantaggio di eliminare ogni dilemma etico, il fatto di usare cellule della pelle riprogrammate fa si' che, per ogni uso, si possa usare come fonte il paziente stesso. Cosi' "le reazioni immunitarie non dovrebbero piu' essere un problema", aggiunge lo scienziato.
    Naturalmente, avverte il ricercatore, sono necessari ulteriori studi sulle cellule neo-prodotte, per assicurarsi che "non differiscano dalle staminali embrionali in un modo inatteso". L'isolamento e la coltura con successo di staminali embrionali nel 1998 segno' un passo importante per la ricerca. Nel nuovo studio, per indurre le cellule della pelle a uno stato pluripotente, Yu, Thomson e i colleghi hanno introdotto un set di quattro geni in fibroblasti umani. Il loro lavoro risponde a una questione posta ai tempi della nascita della pecora Dolly. Il primo animale clonato era risultato, infatti, dal trasferimento del nucleo di una cellula adulta in un ovocita non fertilizzato.
    Un'allora ignota combinazione di fattori nell'ovulo hanno riprogrammato le cellule adulte del nucleo e, quando l'ovulo e' stato impiantato, ne e' risultato un animale formato. Il nuovo studio rivela alcuni dei fattori genetici 'chiave' di quella riprogrammazione. E offre la possibilita' di creare linee di staminali personalizzate per ogni paziente senza l'uso della clonazione. E delle tecniche impiegate dai creatori di Dolly. Non e' un caso, dunque, che Ian Wilmut, celebre papa' della pecora 'fotocopia', abbia deciso di abbandonare le ricerche sulla clonazione a scopo terapeutico.
    "Esistono geni specifici, che abbiamo identificato attraverso uno screen combinatori", spiega Thomson. "Questo significa che ogni laboratorio con capacita' di biologia molecolare standard puo' fare la riprogrammazione senza difficolta', per ottenere ovociti". Le nuove cellule accelereranno gli studi su nuove terapie, dice il ricercatore, ma serve ancora molto lavoro per raffinare le tecniche ed evitare ogni rischio di errori. Inoltre i ricercatori devono ancora individuare metodi per rimuovere i vettori, cioe' i virus usati per portare i geni nelle cellule della pelle. Usando le nuove tecniche di riprogrammazione, il gruppo del Wisconsin ha sviluppato otto nuove linee di staminali, alcune delle quali sono state coltivate per 22 settimane.
    Dal canto loro, gli studiosi nipponici diretti da Shinya Yamanaka della Kyoto University, su 'Cell' forniscono un cocktail di quattro ingredienti per trasformare una cellule umana adulta della pelle in 'simil-embrionale'. Che, dunque, ha molti degli aspetti fisici e genetici delle staminali embrionali e puo' differenziarsi per produrre tessuti diversi.
    Secondo le analisi, le cosiddette "cellule staminali pluripotenti indotte (iPS)" sono simili, ma non identiche, alle 'cellule madri' embrionali. Il cocktail chimico usato nel nuovo studio e' identico a quello usato dallo stesso team per 'ringiovanire' cellule adulte di topo, come si spiegava nella ricerca pubblicata su 'Cell' un anno fa. In ogni caso, ammonisce lo scienziato nipponico, sarebbe "prematuro concludere che le cellule iPS possono rimpiazzare le staminali embrionali".
    L'anno scorso il team aveva scoperto che quattro fattori, noti come Oct3/4, Sox2, c-Myc e Klf4, potevano restituire a fibroblasti di topo adulto la pluripotenza tipica delle staminali embrionali. Questi quattro 'fattori di trascrizione', ora, si sono rivelati in grado di generare cellule iPS da fibroblasti prelevati da pelle umana.
    "Da circa 50mila cellule umane abbiamo ottenuto circa 10 cellule clonate iPS -racconta Yamanaka- Puo' sembrare molto poco, ma significa che da un solo esperimento si possono ottenere diverse linee di cellule iPS". Queste ultime sono indistinguibili dalle staminali embrionali per aspetto e comportamento in coltura. Esprimono anche i marker genetici normalmente usati dagli scienziati per identificare le staminali embrionali.
    I ricercatori hanno visto che queste super-cellule possono differenziarsi e formare neuroni, cellule muscolari cardiache e altri tipi di cellule. Iniettate sotto la pelle dei topi, producono tumori dopo nove settimane. "Ora dovremmo essere in grado di generare cellule iPS specifiche per pazienti e malattie diversi, e quindi di produrre differenti tipi di cellule, come quelle cardiache, del fegato e neurali", dice Yamanaka. Cellule che dovrebbero essere molto utili nello studio dei meccanismi che stanno dietro a numerose malattie e nella messa a punto di medicinali sicuri ed efficaci.
    "Una volta dimostrata la loro sicurezza potremo usare le iPS umane in terapie di trapianto cellulare".

    "Vanno potenziati i campi di ricerca sui quali c'e' concordia. Ho apprezzato gli incentivi di Terni nella ricerca sulle staminali adulte. Sfruttiamo fino in fondo le leggi che ci sono". Cosi' il ministro della Salute, Livia Turco, sulla ricerca sulle cellule staminali, intervenendo a Repubblica tv.
    "Cosi' come applichero' la legge 40 nel modo piu' aperto possibile- sottolinea Turco-. Mi accingo ad aggiornare le linee guida, e lo faro'- prosegue- cercando di dare l'applicazione piu' corretta possibile legge. Sinora- conclude Turco- e' stato fatto in modo piu' restrittivo di quanto questa prevede".

    Positivo anche il commento di Maurizio Zuccotti, dell'universita' di Parma, uno degli autori della clonazione del primo topo. 'E' un passo in avanti importantissimo. Adesso - ha detto - si ridimensiona il dibattito sull'ottenimento di cellule staminali da embrioni'.
    Quelle ottenute dal gruppo giapponese e da quello americano sono infatti molto simili alle staminali embrionali. 'Queste ultime - ha aggiunto - sono sempre migliori, ma il sistema utilizzato per ottenerle e' fantastico. Risolve infatti il problema della compatibilita''. Nel caso di un eventuale futuro uso terapeutico le cellule staminali utilizzate sarebbero infatti ottenute da cellule prelevate dallo stesso paziente.
    Prima di giungere all'uso terapeutico va inoltre risolto il problema legato al fatto che anche le cellule riprogrammate, come le staminali embrionali, possono generare tumori. Finche' non si risolvera' questo problema, ha concluso, e' impossibile prevedere quando potra' essere avviata una sperimentazione sull'uomo.

    "Le premesse sono buone, ma per arrivare a fabbricare un pancreas nuovo o curare malattie come l'Alzheimer passeranno comunque degli anni". Lo sottolinea Giovanni Neri, direttore dell'Istituto di genetica medica dell'universita' Cattolica di Roma, commentando l'annuncio dei due team di colleghi nipponici e statunitensi, che hanno 'ringiovanito' cellule della pelle umana, trasformandole in 'simil-staminali' embrionali. "I tempi sembrano maturi per questa scoperta - dice l'esperto all'ADNKRONOS SALUTE - che supera in un colpo il dilemma etico sull'uso degli embrioni e il problema dell'incompatibilita'.
    In futuro, infatti, dallo stesso paziente si potrebbero prelevare le cellule da sottoporre al trattamento 'ringiovanente', per un trattamento personalizzato e a prova di rigetto. La promessa e' che queste nuove 'cugine' delle staminali abbiano, come le 'originali', il potere di trasformarsi per andare a formare nuovi organi e tessuti.
    "Certo, i dati ottenuti dai due team vanno confermati, ma il fatto che due gruppi siano arrivati a uno stesso risultato attraverso ricerche e tecniche indipendenti e' un po' una 'prova del nove", dice il genetista. Si tratta, insomma, di una buona notizia, "a patto che - conclude - le promesse vengano mantenute".

    Produrre cellule staminali con le stesse potenzialita' delle embrionali, ma risparmiando gli embrioni e tutte le derive etiche legate al loro uso. In altre parole, una 'macchina del tempo' molecolare nella quale una cellula adulta e specializzata torna bambina per essere usata per riparare lesioni o rimpiazzare cellule simili distrutte da una malattia. Ad indicare questa strada, da oggi piu' vicina grazie a due studi, uno nipponico e l'altro statunitense - che hanno condotto i ricercatori a 'riprogrammare' e trasformare cellule di pelle umana rendendole indistinguibili dalle staminali embrionali - e' stata proprio l'Italia. Parola di Carlo Alberto Redi, direttore del laboratorio di Biologia dello sviluppo dell'universita' di Pavia, che all'ADNKRONOS SALUTE ricorda come la commissione presieduta nel 2001 dal premio Nobel Renato Dulbecco, e voluta dall'allora ministro della Sanita' Umberto Veronesi, fosse giunta alla conclusione che era proprio questo l'obiettivo da perseguire.
    "E oggi - sottolinea Redi, che all'epoca faceva parte della Commissione Dulbecco - la ricerca sembra darci perfettamente ragione.
    Eravamo arrivati a questa conclusione convinti che si trattasse dell'unica via percorribile per superare i problemi etici legati all'uso di embrioni". Dilemmi "verso i quali la comunita' scientifica si e' mostrata altamente sensibile", e i due studi che oggi raccolgono l'entusiasmo degli scienziati di tutto il mondo "ne sono la prova".
    Quello perseguito separatamente dai due team di ricercatori e' "infatti un risultato importantissimo - riconosce Redi - che giunge 10 anni dopo la derivazione della prima linea embrionale. I gruppi guidati da James Thomson e Junying Yu - assicura il ricercatore - sono due team di altissimo valore, che hanno guadagnato una stima enorme a livello internazionale".
    Anche se a un risultato simile - ovvero fabbricare staminali pluripotenti senza usare embrioni - e' giunta anche l'Italia, con un gruppo di studiosi guidato dallo stesso Redi.
    "Abbiamo usato una tecnica differente - spiega lo studioso - e sicuramente meno affascinante di quella adottata da Thomson e Junying Yu. La nostra ricerca, che ha tuttavia guadagnato le pagine della rivista Cloning and Stem Cells, mira a riprodurre artificialmente quel fantastico laboratorio in miniatura che e' l'ovocita, per trovare gli elementi capaci di riprogrammare il nucleo di cellule adulte".
    "Il primo passo - prosegue Redi - e' stato compiuto riproducendo in laboratorio il citoplasto artificiale. Da qui abbiamo ottenuti estratti di cellule che ci hanno consentito di ottenere una riprogrammazione genetica", ovvero lo stesso ringiovanimento cellulare conseguito, per altre via, dai team statunitense e nipponico. Del resto nel rapporto Dulbecco "erano indicate tutte e due le strade possibili, sia quella battuta da Thomson e Junying Yu, sia quella perseguita dal nostro gruppo nonche' da altri quattro team: uno svedese, l'altro statunitense, uno giapponese e infine l'ultimo tedesco".
    Quel che e' certo "e' che la possibilita' indicata dall'Italia sembra destinata a divenire 'il futuro' in questo delicato campo della ricerca. Spero che al nostro Paese - conclude lo studioso - venga almeno riconosciuto questo indubbio merito".

    Un traguardo epocale, di quelli che "possono cambiare la storia" della ricerca scientifica del settore. Cosi' Giulio Cossu, professore all'universita' degli Studi di Milano e direttore dell'Istituto cellule staminali dell'Irccs San Raffaele del capoluogo lombardo.
    Dopo le ricerche analoghe condotte sul topo, "c'era da attendersi che si sarebbe arrivati all'uomo - spiega l'esperto all'ADNKRONOS SALUTE - I vantaggi di questi risultati si annunciano enormi - aggiunge - Potenzialmente, infatti, e' sufficiente prelevare cellule della propria pelle, e trasferirvi 4 geni tipici delle cellule staminali embrionali, per ottenere staminali embrionali dotate del proprio corredo genetico. Il tutto senza scomodare l'embrione - precisa Cossu - quindi 'bypassando' tutti i problemi etici correlati".
    Non solo. "Non e' piu' necessario nemmeno ricorrere a un numero elevato di ovociti umani, che comunque sono di difficile reperimento e comportano altri problemi etici".
    Ma quando questi studi potranno tradursi in effettivi successi clinici? "Prevederlo e' impossibile. Ci saranno risvolti clinici - sottolinea lo scienziato - quando sara' possibile indirizzare queste cellule staminali a produrre con alta efficienza i tipi di tessuto danneggiati dalle differenti patologie", conclude.

    L'innovativo studio sulle cellule staminali sperimentato in Giappone e Stati Uniti viene accolto 'con grande favore' dal presidente americano George W. Bush. Lo ha detto la sua portavoce, Dana Perino, in una dichiarazione diffusa dalla Casa Bianca sulla scia dell'annuncio di un nuovo metodo per far tornare 'bambine' le cellule adulte della pelle umana.
    Bush incoraggia 'l'avanzamento della scienza all'interno dei confini dell'etica', ha detto la portavoce, ed e' quello che avviene quando 'si evitano tecniche che distruggono la vita'.
    'Il presidente Bush - afferma la Casa Bianca - e' stato il primo a mettere a disposizione fondi federali per la ricerca sulle cellule staminali embrionali umani e la sua linea politica e' stata quella di farlo con modalita' che non incoraggino la distruzione di embrioni'.
    Bush ritiene, ha detto la portavoce, 'che i problemi medici possano essere risolti senza compromettere ne' gli alti obiettivi della scienza, ne' la sacralita' della vita umana'.
    La Casa Bianca 'continuera' a incoraggiare gli scienziati a espandere le frontiere della ricerca sulle cellule staminali e a continuare ad avanzare la comprensione della biologia umana con una modalita' eticamente responsabile'.

    La ricerca sulle staminali embrionali "resta indispensabile, e di fatto ha costituito l'unica via possibile per arrivare a 'ringiovanire' staminali adulte, trasformando anche queste in cellule totipotenti". Cosi' Giuseppe Novelli, professore di Genetica all'universita' Tor Vergata di Roma, commenta all'ADNKRONOS SALUTE le due ricerche distinte, una guidata da un team giapponese l'altra da un gruppo statunitense, che hanno messo a segno la riprogrammazione di cellule di pelle umana ottenendo 'simil-staminali' embrionali.
    Un risultato "reso possibile solo attraverso lo studio di cellule embrionali, che ha permesso di conoscerne nel tempo le caratteristiche da replicare in staminali adulte". Non a caso, la ricerca statunitense "e' firmata da James Thomson, lo stesso uomo che nel '97 isolo' per primo staminali embrionali umane". Ecco, dunque, che gli studi che oggi hanno acceso l'entusiasmo della comunita' scientifica internazionale "non vanno scisse dalla ricerca sulle embrionali, che di fatto le hanno rese possibili costituendo un passaggio obbligato". Perche' nella scienza "non si puo' distinguere tra cellule 'buone' e 'cattive' - sottolinea Novelli 'battendo' proprio su quel conflitto etico che questi due studi promettono di superare - La ricerca deve, per forza di cose, lavorare e operare a 360 gradi. Solo lo studio sulle embrionali puo' infatti consentirci di superare l'uso di embrioni, donando alle staminali adulte quelle caratteristiche che rendono le embrionali piu' promettenti". "I due studi non fanno altro che coronare un disegno gia' scritto - aggiunge il genetista - perche', sin dall'inizio, era questo l'obiettivo che la comunita' scientifica si riprometteva di perseguire. Anche se, senz'altro, a questi team di studiosi dobbiamo riconoscere il merito di aver bruciato i tempi, ottenendo in tempi brevissimi un risultato estremamente agognato".
    Quanto ai prossimi passi da compiere, Novelli mostra di non aver alcun dubbio. "I geni che in questi due studi hanno permesso di 'riprogrammare' le cellule della pelle - spiega - vengono inseriti attraverso l'impiego di vettori virali. In altre parole, dei virus fungono da 'navette' per trasportare i geni in grado di ringiovanire le cellule. Ma questi virus potrebbero creare dei problemi. Ecco dunque che occorre battere altre strade, trovare altre vie che consentano di introdurre i geni lasciando fuori dall'organismo i vettori virali. Penso, ad esempio, all'impiego di proteine al posto dei virus attualmente impiegati".

    "Scoperte da Nobel, che rendono merito ad anni di battaglie in difesa della vita".
    Angelo Vescovi, professore di Biologia cellulare all'universita' di Milano-Bicocca e direttore dell'Istituto cellule staminali di Terni, non nasconde la sua gioia alla notizia dei traguardi raggiunti sul fronte delle 'cellule madri' da due team americano e giapponese.
    Le due e'quipe, autrici di due lavori pubblicati su 'Science' online e su 'Cell', seguendo strade separate sono riuscite infatti a riprogrammare cellule di pelle umana riportandole allo stadio di 'simil-staminali' embrionali.
    "Per me e' un giorno felice - spiega lo scienziato all'ADNKRONOS SALUTE - Pur da agnostico, mi sono sempre espresso contro la manipolazione dell'embrione perche' non la ritenevo ne' ammissibile ne' necessaria. E avevo ragione".
    L'esperto non si definisce sorpreso dei traguardi raggiunti. "Da Dolly in poi la strada era segnata - assicura - Quella clonazione ha dimostrato che il nucleo di una cellula adulta puo' essere re-istruito fino a tornare allo stadio di totipotenza. Da allora ho sempre pensato che se era possibile riottenere cellule totipotenti, sarebbe stato possibile ottenerne anche di pluripotenti: in grado cioe' di diventare qualunque di tipo di cellula, ma non di dare un embrione". In questo modo, insomma, "ogni problema etico viene superato". E l'ha capito anche Ian Wilmut, papa' della prima pecora 'fotocopia': per Vescovi il suo 'pentimento' e' stato "un segno di grande onesta' morale", dice.
    Anche in Italia, continua lo specialista, "stiamo conducendo studi simili". I possibili risvolti sono infatti due, "uno piu' scientifico e uno pratico". Primo: "In qualche modo in questa tecnica e' nascosto il 'germe dell'immortalita', perche' permettera' di scoprire tutti i meccanismi di regolazione necessari a 'svecchiare' una cellula riportandola, per esempio, dall'eta' di 50 anni all'eta' di zero". Secondo: "Potenzialmente ognuno di noi potra' farsi prelevare una qualunque cellula adulta e ottenere staminali embrionali clonate proprie, da congelare come 'scorta' per terapie rigenerative utili in caso di malattia", conclude Vescovi.

    "Ci rallegriamo, non essendo tifosi di una staminale piuttosto che di un altra, ma considerando equivalenti tutte le strade che possono portare a risultati significativi in favore dei malati". Rocco Berardo, vicesegretario dell'Associazione Luca Coscioni per la liberta' di ricerca scientifica, commenta cosi' gli studi pubblicati oggi su Science e Cell. Due ricerche distinte hanno mostrato la possibilita' di riprogrammare le cellule staminali adulte in modo da farle tornare ad essere totipotenti come quelle embrionali. "Una novita' di straordinaria importanza", commenta in una nota.
    "Se la scoperta si dimostrasse fondata - dice - avremmo a disposizione un fronte di ricerca potenzialmente equivalente a quello delle cellule staminali embrionali. Ci sono tuttavia - aggiunge - due elementi da non sottovalutare: in primo luogo, non e' la prima volta che una scoperta del genere viene preannunciata in modo entusiastico, per rivelarsi poi infondata. La seconda e' che non vorremmo che anche in tale tecnica e dalle conseguenti cellule prodotte venissero riscontrate qualita' di tipo 'embrionale', quindi potenzialmente vitali e, come di consueto, intoccabili".

    Una 'svolta che spazza via le manipolazioni': e' entusiasta il commento dell'Associazione Scienza & Vita sulle ricerche condotte in Giappone e Stati Uniti, che hanno riprogrammato cellule adulte.
    Il risultato, afferma l'Associazione in una nota, e' stato ottenuto 'dopo un lungo e sofferto cammino, che ha immolato sull'altare della ricerca tanti esseri umani in fase embrionale'. Ma il condizionale, prosegue la nota 'e' d'obbligo, come mettono in evidenza gli stessi ricercatori, e la prudenza e' sempre necessaria. Saranno infatti indispensabili adeguate sperimentazioni sull'animale per chiarire i tanti aspetti non ancora noti e la possibilita' di una puntuale, efficace e sicura applicazione clinica'. Prima di 'creare false aspettative', rileva Scienza e vita, e' opportuno cercare di disporre di tutti gli elementi concreti per poter dare risposte adeguate'. L'Associazione si augura che 'la tappa odierna segni il ritorno alla compostezza e alla sobrieta' e riporti al centro del dibattito la verita' scientifica'.

    Ringiovanire cellule umane adulte per ottenere staminali embrionali 'indotte' "e' certamente possibile, perche' tutto e' possibile in medicina. Ma e' un doppio lavoro". La via piu' diretta per ricavare 'cellule bambine' resta quella di "prenderle dagli embrioni abbandonati", frutto degli interventi di fecondazione assistita prima della legge 40. Cosi' Umberto Veronesi, direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, commenta gli studi pubblicati su 'Science' online e su 'Cell' da scienziati americani e giapponesi che sono riusciti a produrre simil-staminali embrionali da cellule di pelle dell'uomo.
    Oggi nel capoluogo lombardo, a margine di un incontro sul Cerba (Centro europeo di ricerca biomedica avanzata) organizzato dalla Provincia di Milano, Veronesi ricorda che nei centri specializzati italiani "abbiamo i frigoriferi pieni di ovuli fecondati che stanno li' solo in attesa di morire, e mi sembrerebbe ragionevole utilizzarli come fonti di staminali. Non si danneggerebbe nessuno, perche' questi poveri embrioni sono destinati a essere buttati nel lavandino un giorno o l'altro". Quanto all'effettiva utilita' clinica delle staminali embrionali, lo scienziato precisa che si tratta di "un settore in grande sviluppo, con risultati per ora molto parziali" perche' le ricerche vanno portate avanti.
    Tuttavia, sottolinea l'oncologo, "le staminali embrionali hanno per loro natura tante potenzialita'. Possono dare origine a cellule di diverso tipo, e quindi possono essere indirizzate a svilupparsi in un senso o in un altro ed essere utili a 'riempire' gli organi che si sono svuotati di cellule a causa di malattie degenerative, neurologiche, cardiache o altre".

    BOTTA E RISPOSTA GALLI DELLA LOGGIA - RADICALI ITALIANI - Sul Corriere della Sera del 20 novembre, Ernesto Galli della Loggia scrive: "E adesso ci aspettiamo che Piergiorgio Odifreddi o Telmo Pievani, o Rita Bernardini, che insomma qualcuno del partito del "Dagli all'embrione" parli, dica qualcosa, magari esprima al piu' presto la sua sdegnata protesta. Per anni, infatti, ci hanno spiegato per filo e per segno che chi si opponeva alla ricerca sulle staminali embrionali, giudicandola oltre che eticamente riprovevole di fatto inutile - dal Papa al cardinale Ruini, a tutta l'altra pretaglia, in sottana e no - non erano altro che degli oscurantisti nemici della scienza, e adesso e' lo stesso pioniere della clonazione e della ricerca sulle staminali, Ian Wilmut, il "padre" della pecora Dolly, a dichiarare che intende abbandonare le ricerche a base di staminali embrionali perche' scientificamente assai poco promettenti rispetto a quelle con staminali di altra origine. Ma non erano proprio le cellule embrionali che dovevano salvarci da tutte le malattie, renderci immortali? Non era arcisicuro? Che e' successo?".
    Non si fa attendere la risposta di Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani: "Ernesto Galli della Loggia mi iscrive al Partito dei "Dagli all'embrione", forte del "ripensamento" del clonatore della pecora Dolly sull'efficacia terapeutica delle cellule staminali embrionali. Per rendere piu' efficace la sua invettiva poi, mi mette anche fra coloro che affermano che tali cellule dovrebbero curarci da tutte le malattie, rendondoci "immortali".
    Quanto al Partito, io sono "radicale", termine piu' che mai appropriato nel caso citato, visto che vuol dire "andare alla radice delle cose", e le radici, si sa, vanno alla ricerca di sostanze vitali per mantenere in vita, far crescere e sviluppare l'albero, la pianta. A differenza di Ernesto Galli della Loggia che esclude la ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali schierandosi per quella sulle adulte, noi radicali non escludiamo ne' l'una ne' l'altra, tanto che il nostro compianto Presidente Luca Coscioni ha letteralmente voluto fare da cavia sottoponendosi ad un autotrapianto di cellule staminali ricavate dal suo midollo osseo e percio' "adulte". Niente tifo da stadio, dunque.
    Cio' che trovo orribile nella posizione degli Ultras dell'embrione e' che escludono di "toccarlo" anche nel caso in cui sia destinato ad essere gettato nella spazzatura o a sopravvivere - fino a morire e senza alcuna possibilita' di svilupparsi - nell'azoto liquido a -196 gradi. Non lo si puo' toccare nemmeno per la conoscenza, nemmeno per scoprire, per esempio, quali siano i meccanismi che portano le cellule staminali embrionali a svilupparsi in qualsiasi tipo tessuto.
    Si tranquillizzino (o si rassegnino) gli Ultras dell'embrione o i pentiti: nessuno potra' fermare la peculiarita' tutta umana della volonta' di ricerca, di conoscenza, di scoperta. Di fronte agli oscurantismi, noi pragmaticamente affermiamo che e' meglio "regolamentare" la ricerca (come hanno fatto in Gran Bretagna) piuttosto che relegarla nel buio - si' pericoloso - della clandestinita'.".

    Bernat Soria, ministro di Sanita' e Consumo, spera che le nuove vie della ricerca, volte allo sviluppo di cellule staminali ricavate da tessuto cutaneo, contribuiscano a far si' che il pur necessario dibattito etico "non sia cosi' aspro come prima" e si tasformi in una discussione "su dati oggettivi e risultati scientifici". Ritiene poco sensato che, a ogni nuova scoperta, si dia per superato il problema etico, giacche' e' applicando le conoscenze ottenute con le staminali embrionali che si sono aperti nuovi campi con le staminali adulte. Per il ministro, la nuova conoscenza e' "un salto in piu' dentro una traiettora nella quale si sono prodotti progressi, e ne vedremo altri in futuro". Ha ricordato che un lavoro come quello di cui si parla in questi giorni, condotto nello stesso laboratorio dove sono state scoperte le cellule staminali, "non si sarebbe potuto realizzare in Spagna durante il Governo del Partido Popular perche' era proibito".
    "Speriamo che la nuova Ley de Investigacion Biomedica permetta ai gruppi spagnoli d'avanzare su queste linee e di produrre conoscenze vantaggiose per i pazienti", ha affermato il responsabile della Sanita' sottolineando che la Spagna, "in questo momento ha vari gruppi che lavorano nella riprogrammazione cellulare", la tecnica che ha dato luogo all'ultima scoperta. Ha chiarito che il Governo ha firmato convenzioni con comunita' quali Andalusia, Catalogna, Comunita' Valenciana, Aragon y Castilla Leon per finanziare progetti di questo tipo, e che Sanidad sta sostenendo economicamente Red de Terapia Celular. "Spero che la Spagna possa essere all'avanguardia in questo campo, che e' un campo molto orientato ad aiutare i pazienti". In qualita' di ricercatore, Soria e' ancora pronto a dire che i due tipi di cellule staminali potrebbero avere usi del tutto equivalenti. La ricerca di una delle opzioni deriva dalle conoscenze scaturite dallo studio della prima, per cui non c'e' da sostituire una all'altra; e' molto meglio che le ricerche procedano in modo complementare.

    Soddisfatta la Consulta di Bioetica sui risultati delle ricerche condotte in Giappone e negli Stati Uniti per la riprogrammazione delle cellule adulte in cellule simili a staminali embrionali. Le scoperte, rileva la Consulta in una nota, 'mostrano la fecondita' della ricerca sulle staminali embrionali'.
    I risultati annunciati ieri su due importanti riviste scientifiche internazionali, prosegue la nota, 'non tolgono valore alla significativita'' delle cellule staminali embrionali, ma 'confermano la loro importanza'. Per la Consulta di Bioetica 'spostare la questione sul piano delle modalita' con cui si arriva alle cellule embrionali si presta all'interpretazione che queste stesse, in verita', non vengano tutelate di per se'. Se cosi' fosse, infatti, questo dovrebbe essere indipendentemente dalla via attraverso la quale le si raggiunge'.

    Il governo italiano blocchi con una moratoria la ricerca sulle cellule staminali embrionali nei laboratori europei: lo chiedono il capogruppo Udc alla Camera, Luca Volonte', e la senatrice Paola Binetti (Pd), firmatari di una mozione presentata oggi nei rispettivi rami del Parlamento.
    Commentando le ricerche sulla riprogrammazione di cellule adulte, trasformate in cellule simili alle staminali embrionali, Volonte' e Binetti rilevano che i due studi 'confermano la necessita' di sospendere al piu' presto la ricerca sugli embrioni umani. Il governo italiano blocchi la loro distruzione praticata nei laboratori europei promuovendo una moratoria che, sulla base delle recenti acquisizioni scientifiche ed evitando opportunamente le ideologie, ponga fine anche a uno spreco ingente di denaro pubblico'. In Italia, prosegue la nota, 'la legge non consente ricerche sulle staminali embrionali, ma in Europa queste ricerche sono permesse e sono finanziate anche sulla base della posizione assunta mesi fa dal ministro Mussi.
    La destinazione di fondi europei alla ricerca sugli embrioni va rivista con la massima urgenza, per motivi scientifici, economici ed etici'.

    Concordi nel riconoscere la grande validità scientifica della ricerca, ma non perfettamente d'accordo sul fatto che sul piano etico non cambi nulla, dopo i risultati ottenuti dai ricercatori americani e giapponesi su cellule staminali embrionali pluripotenti ottenute da cellule adulte di pelle umana. Per Demetrio Neri, ordinario di Biotica all'Università di Messina e per Carlo Flamini, membro del Comitato Nazionale di Bioetica, la ricerca pubblicata su Science non cambia nulla da un punto di vista etico.
    "Dal punto di vista scientifico è evidente che si tratta di un risultato molto importante", ha commenta Demetrio Neri. "Quello che mi sorprende è l'entusiasmo mostrato su uno studio che si è mosso a 360 gradi sperimentando su tutte le possibili fonti di cellule staminali embrionali. Quindi sul piano etico non cambia nulla. Perché anche se queste cellule sono state derivate, ora, da cellule adulte, si basano su ricerche precedenti in cui embrioni veri sono stati coinvolti in precedenza. E' come se si volesse condonare tutta la ricerca che è stata fatta negli ultimi dieci anni. E, per chi dice che l'embrione è inviolabile, non dovrebbe essere contento, in quanto il risultato poggia su ricerche che hanno avuto bisogno degli embrioni".
    Dello stesso avviso Carlo Flamini, Membro del Comitato Nazionale di Bioetica, che pur riconoscendo l'importanza della ricerca e del metodo con il quale si possono ottenere da cellule adulte embrionali staminali esprime riserve. "Primo perché - spiega - non si sa se queste cellule staminali hanno le proprietà delle cellule della massa cellulare interna della blastocisti, per cui sono pluripotenti e capaci di fare un embrione; se hanno, invece, le stesse potenzialità delle cellule della morula sono totipotenti e sono embrioni. Quindi il problema morale si pone esattamente allo stesso modo".
    Per arrivare a questi risultati scientifici, commenta ancora Flamini, sono state utilizzate una massa di informazioni che derivano dalla ricerca sulle staminali embrionali fatte su embrioni. "Quindi questa linea di ricerca - ha detto - ha contaminato tutte le altre linee di ricerca e questo comporta una condizione di complicità, come dicono i cattolici, per cui, come affermano loro, è una ricerca illecita e contaminata"
    Non abbiamo accontentato nessuno e non c'è stata una "svolta etica", ha proseguito Flamini, "c'è solo una grande ipocrisia e qualsiasi risultato ottenuto da queste ricerche non potrà essere utilizzato da un cattolico sul piano pratico, altrimenti diventa complice".
    Al centro di questa controversia c'è il fatto di considerare l'embrione un essere umano da proteggereà."Dico ancora che c'è molta ipocrisia anche tra i cattolici. Bisognerebbe essere più onesti ognuno, in questo grande villaggio scientifico deve fare quello che è più utile e semplice. Ma immaginare che per il futuro ricercare su embrioni sia inutile, è stupido e sbagliato, lo ha detto anche Yamanaka (Kyoto University). C'è ancora bisogno di fare confronti e approfondimenti continuando la ricerca sull'embrione, che non considero uno di noi. E' l'unica che può darci le maggiori informazioni sul piano biologico e che ci ha portato a questi risultati".
    Da quando, nel 1998, James Thomson, Università del Wisconsin-Madison ha dato inizio alla ricerca sulle cellule staminali, sono infatti montate le controversie sull'utilizzo degli embrioni umani, sia da parte del mondo cattolico, che di gruppi religiosi e, in generale, di tutti i credenti, compresi, tra questi, anche gli scienziati.
    Il principio era ed è quello dell'"inviolabilità dell'embrione", un principio secondo il quale l'embrione fin dal suo concepimento è un essere umano, per cui uccidere un essere umano innocente è "sbagliato. Un principio, dunque, che lo difende sia dalla sperimentazione che dall'aborto e che ora, dopo l'introduzione in Italia della legge 40 del 2004 vieta qualsiasi diagnosi genetica preimpiantatoria, che tenda a stabilirne o meno l'integrità fisica, in caso di fecondazione assistita, o di congelare embrioni.

    'Se questa tecnica avra' le sue convalide, rappresenta una novita' che possiamo definire storica'. Cosi' monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, commenta la scoperta da parte di due equipes di studiosi, una giapponese ed una statunitense, di una nuova tecnica per 'trasformare' cellule della pelle in cellule staminali simili a quelle embrionali. Una tecnica che apre nuove frontiere per la cura delle malattie senza ricorrere alla distruzione di embrioni umani e alla cosiddetta clonazione terapeutica.
    'Ora, degli embrioni non c'e' piu' bisogno e non c'e' piu' bisogno della clonazione cosiddetta 'terapeutica' - dice Sgreccia ai microfoni della Radio Vaticana - e una pagina di polemiche acute, di opposizioni aspre si chiude. La Chiesa l'aveva fatta per motivi etici, questa battaglia, incoraggiando i ricercatori ad andare avanti sulle cellule staminali adulte e dichiarando illecita l'immolazione dell'embrione'.
    'Ora - aggiunge -, qui ci sono arrivati questi scienziati, non tanto per motivi di fede - bisogna dire - ma per il successo della ricerca. Il successo si e' presentato qui, e questo ci consente anche di dire che tra l'etica e la scienza, quella vera, c'e' una parentela. L'etica che rispetta l'uomo e' utile anche per la ricerca, e conferma anche che non e' vero che la Chiesa e' contraria alla ricerca: e' contraria alla cattiva ricerca, a quella che e' dannosa per l'uomo, in questo caso l'uomo-embrione'.
    Mons. Sgreccia definisce 'uno spreco' l'investimento di ingenti somme di denaro nella ricerca sulle cellule staminali embrionali negli ultimi anni. 'Il danno c'e' stato - osserva -.
    Tanti embrioni immolati, tanti miliardi dalle casse dello Stato e quindi dei cittadini, in definitiva, sono stati buttati mentre potevano servire alla 'good science', alla scienza buona, alla ricerca quella vera'.

    Nel 1998 James Thomson, dell'università del Wisconsin, diede avvio alla ricerca sulle cellule staminali embrionali e, con essa, a un'accesa controversia sulle implicazioni etiche degli esperimenti, spesso sfociata in una vera e propria battaglia morale. Ora, a quasi dieci anni di distanza, è proprio lui a chiedere che siano metaforicamente deposte le armi, soprattutto alla luce dei risultati ottenuti dai ricercatori americani e giapponesi che hanno ottenuto cellule staminali non da embrioni ma da cellule adulte della pelle umana.
    Come riporta il New York Times, Thomson ha spiegato che i risultati ottenuti consentono di porre fine alle discussioni.
    "Nell'arco di dieci anni, le polemiche saranno solo un ricordo distante, una divertente nota storica", ha dichiarato.
    A suo tempo si pose interrogativi di carattere etico, ma decise comunque che la ricerca sarebbe stata fondamentale per il suo potenziale nello sviluppo di cure per le malattie. "Ho pensato e riflettuto a lungo, chiedendomi se dovessi farlo e poi ho deciso di andare avanti", ha detto Thomson, sottolineando di non essere mai stato interessato a sollevare polveroni su questioni di bioetica, ma di avere cercato una risposta a domande scientifiche sullo sviluppo delle cellule.
    "Dolly (la pecora che fu il primo mammifero a essere stato clonato da una cellula adulta) ha cambiato il modo in cui si pensa alla biologia dello sviluppo. Lo sviluppo diventava reversibile", ha detto Thomson, parlando dell'esperimento condotto con successo in Scozia nel 1997.

    (fonte: http://staminali.aduc.it )
     
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