LA FEDE ED IL SIMBOLO

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .

    BIOLOGO TEORETICO

    Group
    Administrator
    Posts
    8,416
    Location
    Gaia: 3° pianeta del Sistema Solare

    Status
    di Antonio Bruno
    per Edicolaweb


    Lo scorrere dei millenni è il percorso di un'eterna ricerca. Per noi uomini, dal momento della nascita a quello della morte, viene decretata una sfida: arrendersi all'accettazione dell'apparente caos o lottare con la pigrizia intellettuale che, a sua volta, fa a pugni con l'intuizione di un'immanenza occulta?

    Se si discute del senso della vita, si corre il grosso rischio di cadere nelle frasi fatte o nella retorica.
    Tuttavia, quello che forse ci differenzia dalle forme di intelligenza incarnata che noi chiamiamo "animali" è proprio la facoltà di accettare la sfida con l'apparente caos dell'esistenza. Dovesse pure durare millenni.
    Intendiamoci: quella che l'uomo compie da sempre è, essenzialmente, una lotta con sé stesso.
    In primo luogo, perché se si cerca un Dio al di fuori di noi non potremmo che compiere voli da tacchino (per citare Guggini), poiché non riesco ad immaginare idea piú evoluta di una grande unicità nella quale creatore e creatura sono un'unica cosa.
    In secondo luogo perché, per scoprire le proprie origini, noi dobbiamo inevitabilmente sconfiggere i nostri "dragoni", ovvero l'ego e la presunzione che ci abbagliano in una folle pretesa antropocentrista dell'esistente.
    Nella moderna follia materialista, alleata ad uno scientismo suicida, possiamo ravvisare una chiara sorta di autolesionismo spirituale dell'essere umano, che sfocia nelle numerose forme di disperata confusione che caratterizzano i nostri tempi.
    Chi dice che viviamo in tempi felici dice una enorme parzialità ed esprime, in essenza, un'inconscia forma di autoconsolazione per non vedere il prezzo di questa presunta "felicità". Un prezzo molto caro, equivalente all'azione di chi, a forza di star seduto su un comodo divano, subisce l'anchilosamento delle gambe.
    Montaigne (1533-1592) disse: "L'uomo è certamente pazzo: non sa fare un verme e fa dei a dozzine."
    Ma cosa significa, allora?
    Che la nostra incapacità di imitare l'opera creativa presumibilmente divina se non con rozze imitazioni ci condanna all'eterna solitudine?
    Non è, forse, questa continua "creazione di dei" la dimostrazione che l'uomo, in realtà, percependo la sua limitatezza, ha sete di infinito?
    Il bimbo che non sa ancora parlare bene non articola, forse, strane e buffe parole nel tentativo di cogliere la sconosciuta realtà che lo circonda?
    Ed i propri genitori non sono, forse, chiamati con le vocalizzazioni piú grottesche e fantasiose...?
    Quando la parola fallisce e si dimostra impotente, l'uomo ha scoperto qualcosa di davvero eccezionale, probabilmente non di matrice completamente umana: il simbolo.
    Attraverso il simbolo siamo riusciti nel corso dei tempi ad esprimere le piú sublimi intuizioni dello spirito ed a sintetizzarle in un linguaggio eterno e onnivalente.
    Nel simbolo è possibile riassumere interi percorsi conoscenziali ed io sono convinto che presso gli spiriti piú evoluti, magari anche di altre civiltà, l'unica forma di linguaggio esistente e prescelta sia quella del simbolo, che attraversa spazio e tempo, galassie e dimensioni...
    Questa verità è stata sempre compresa e sviluppata dagli iniziati di tutti i tempi anche se, agli occhi dei beoti dell'arrogante "qui e ora", questo è stato spesso male interpretato, con conseguenze spesso drammatiche.
    Il simbolismo dei Maestri Templari, tanto per citare uno e fra i piú noti, è stato interpretato a piacimento, rivoltato e deturpato con disgustosa mala fede.
    Ma questo, ahimè, accade ancora oggi da parte di quei "signori del potere" che reggono la nostra società dell'effimera apparenza e che, laddove non è possibile sfruttarli per qualche forma di suggestione mediatica insultante, distrugge gli antichi simboli del sapere mediante la nefasta alleanza fra scientismo irridente e religione di potere.
    Proprio dalla religione ci vengono gli esempi piú evidenti di questa dicotomia concettuale terribile e distruttiva: per lo scientista materialista una croce non è che l'intersecarsi di due rette, tutt'al piú un modo per indicare quattro diverse direzioni.
    In realtà, ogni teologo sa bene cosa significa per il cristiano (e non solo) la croce.
    Così, le religioni in genere si alleano al razionalismo per banalizzare, quanto meno, i simboli che non gli appartengono ma, allo stesso tempo, sono solo strumentalizzate dalla vuota cultura scientista che cerca di creare un mondo asettico di macchine e di teoremi.
    Riflettiamo, in conclusione, su quanto scrisse Tommaso d'Aquino: "Nella fede conosciamo Dio per ignoranza, in virtú di un'unione che oltrepassa la natura del nostro spirito e nella quale siamo illuminati dalla profondità della sapienza divina, che non possiamo penetrare."
    Cos'è, questo, se non un inno alla indispensabile umiltà che ci vuole per giungere a Dio stesso, partendo proprio da noi stessi?
     
    .
0 replies since 12/6/2020, 09:13   9 views
  Share  
.