Gli abissi marini

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    LA FOSSA DELLE MARIANNE

    L'uomo si ostina a chiamare questo pianeta Terra, eppure l'acqua ricopre più del 70% della sua superficie, con una profondità media di 3 chilometri. Ma all'inizio del XX secolo non si conosceva quasi nulla degli abissi oceanici - fino a quando, nel 1925, un grande scienziato, dopo anni di esplorazione nella giungla, volse la sua attenzione al mare. Il suo nome era William Bebe.
    La sua ricerca cominciò con un rozzo casco di rame in bassi fondali. Bebe capì subito di trovarsi di fronte a un universo sconosciuto quanto quello di Marte o Venere, e decise di esplorarlo.
    L'oceano divenne la sua ossessione. Effettuò centinaia di immersioni, ma presto dovette ammettere che con il solo scafandro non riusciva a scendere oltre i 20 metri di profondità. La pressione dell'oceano può schiacciare un corpo umano già oltre i cento metri di profondità. Persino i sottomarini, a quell'epoca, non potevano scendere più di 400 metri. Per esplorare gli abissi, era necessaria una tecnologia completamente nuova.
    Fu nel 1929, in una officina meccanica del New Jersey, che cominciò a prendere forma la prima capsula al mondo per immersioni in profondità. A idearla fu Otis Burton, un ricco giovane appassionato di scienza. Era una sfera cava d'acciaio dello spessore di 4 centimetri, con piccoli oblò di quarzo perché nessun vetro avrebbe resistito alle forti pressioni. La costruzione durò più di un anno e costò 12.000 dollari, a quel tempo una vera fortuna. Burton la donò a Bebe, ma a condizione di scendere insieme a lui in fondo al mare. Bebe battezzò l'invenzione "batisfera". Il boccaporto era largo appena 25 centimetri e sigillato all'esterno da una porta d'acciaio di 200 chili.
    Il 6 giugno 1930, nella Fossa di Bermuda, Bebe e Burton effettuarono la prima discesa. I rischi erano enormi. I due uomini entrarono in silenzio all'interno della capsula e il portello venne chiuso alle loro spalle. Pesanti martelli strinsero ermeticamente i bulloni di acciaio. Poi, la batisfera venne calata in mare.
    Tra gli esploratori più coraggiosi possiamo senz'altro annoverare questi due uomini: sospesi ad un unico cavo d'acciaio sopra 2500 metri di abisso, senza alcuna possibilità di soccorso se qualcosa fosse andato storto. Cinquanta metri di profondità. Settanta. Ottanta. Burton regolava l'ossigeno all'interno. Poco ossigeno e sarebbero soffocati. Troppo, e avrebbero perso lucidità
    . Quel giorno arrivarono a 250 metri di profondità, e in seguito a 700 metri, addirittura in diretta radiofonica: un avvenimento mondiale. Furono i primi uomini a sopravvivere a una pressione di oltre 3000 tonnellate. I primi, soprattutto, a portare testimonianza delle stupefacenti creature luminose che vivono nella notte perenne degli abissi oceanici. Un mondo in cui da due miliardi di anni non esiste né giorno né notte, né estate né inverno, e dove il tempo non ha significato.
    Solo trent'anni dopo, nel gennaio 1960, venne raggiunta la Fossa delle Marianne, la maggiore depressione al mondo profonda circa 11.000 metri. A realizzare l'impresa, per conto della marina statunitense, furono Jacques Piccard, figlio del celebre fisico Auguste Piccard e il tenente Don Walsh a bordo del batiscafo Trieste, costruito presso i Cantieri San Marco nel 1953. La pressione sul batiscafo mentre si posava sul fondo è stata valutata al di sopra delle 100.000 tonnellate.
    Oggi i sommergibili moderni come il Deep Flight One possono raggiungere una profondità di oltre 11.000 metri. Cosa potrebbero trovare gli esploratori in questi immensi abissi?

    (fonte: rai)

    Edited by tursiops - 8/4/2005, 20:53
     
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    ABISSI MARINI

    L'ecosistema marino è il più vasto ambiente della Terra e comprende tutti i fondali oceanici. I principali fattori che influiscono sulla distribuzione degli esseri viventi sono la luce e i nutrienti. La luce solare penetra solo fino a 200 m e qui si concentra la maggior parte degli organismi marini.
    Procedendo verso il basso, la temperatura dell'acqua tende a diminuire: a 2000 m si registra una temperatura di 3°C e a 3000 m di soli 2°C, sui fondali si può sfiorare lo 0°C. La pressione invece aumenta, 1 atm ogni dieci metri. Il mare profondo è dunque un ambiente estremo, abitato da pochi organismi ma riserva numerose sorprese. La più interessante per la vita marina è stata la scoperta, nei pressi della dorsale pacifica orientale, dei "camini" dai quali fuoriesce acqua a temperatura altissima (400°C) ricca di gas e particelle di diversi solfuri.
    Queste strutture denominate Black smokers costituiscono un ecosistema particolarissimo, che non trae la sua energia dalla luce solare. Sui fondali oceanici delle rift valley, l'acqua penetra nella crosta terrestre attraverso le fessure della roccia giungendo in prossimità dei magmi sottostanti, si surriscalda fino a temperature di circa 400°C e solubilizza molti dei minerali presenti nella roccia. Risalendo alla superficie fuoriesce dando origine a pennacchi scuri (da qui il nome di black smokers) perché ricchi di minerali che a contatto con l'acqua fredda circostante precipitano dando così origine ai "camini". La sostanza presente in maggior quantità in queste emissioni è l'idrogeno solforato, questo è utilizzato da batteri ipertermofili quale fonte di energia, in luogo della luce solare, questi batteri rappresentano il primo anello di una catena alimentare costituita da vermi, molluschi, crostacei e anche pesci tutti con caratteristiche particolari, adatti a vivere in un ambiente tanto "strano".


    ARCHEBATTERI
    Pyrococcus furiosus
    Le cellule dei pyrococchi sono mobili, possiedono circa 50 flagelli ad una estremità e sono spesso rintracciabili in coppie. Sono anaerobi e, oltre a vivere a temperature altissime, resistono a pH da 5 a 9. Il tempo di riproduzione è uno dei più brevi trovato fra gli Archea, a condizioni ottimali, solo 37 minuti. È il più termofilo fra i procarioti conosciuti (temperatura di crescita 113°C), la sua parete cellulare è costituita da glicoproteine. È stato trovato nei vulcani sottomarini. È litotrofico, cioè ricava l'energia dalla roccia ossidando l'idrogeno solforato e fissando CO2.

    ARCHEBATTERI
    Pyrodictium occultum
    Il Pyrodictium occultum insieme al Pyrodictium abyssi e Pyrolobus fumarii fa parte di un gruppo di ipertermofili che vivono a temperatura di oltre 100°C. Sono stati trovati negli ambienti dei vulcani sottomarini.

    ARCHEBATTERI
    Methanococcus janaschii
    È un archaea metanogeno, isolato da J. A. Leight da un campione di sedimenti raccolto dal pavimento abissale a 2600 m di profondità presso un "white smoker" localizzato a 21°N sulla dorsale pacifica. È un autotrofo capace di fissare l'azoto. È il primo archaea di cui si sia fatta la sequenza genica.

    ANIMALI
    Riftia pachyptilia
    Vermi tubicoli con rossi pennacchi all'apice. Non hanno apparato digerente, dipendono dai batteri con i quali vivono in simbiosi, milioni di batteri in un solo cm2 di tessuto, praticamente una coltura batterica! I pennacchi sono rossi perché ricchissimi di emoglobina che cattura l'acido solfidrico e lo trasporta ai batteri che stanno dentro al verme, questi ossidano lo zolfo e costruiscono sostanza organica dall'anidride carbonica. Si riproducono rilasciando sperma e uova nell'acqua, qualche studioso crede che le uova abbiano già la loro dotazione di batteri nutrienti e forse uno stadio larvale libero. Alcuni individui raggiungono notevoli dimensioni.

    ANIMALI
    Octopus sp.
    L'animale rappresentato nella foto è un polpo, alcune di queste specie vivono negli abissi. Vermi molluschi e crostacei di specie nuove rappresentano la fauna che vive sui camini sottomarini. Sono organismi molto diversi da quelli "normali". Alcuni sono privi di apparato digerente, alcuni crostacei sono senza occhi e spesso dotati di un recettore posto sulla testa. Sono in grado comunque tutti di non risentire delle condizioni proibitive (temperatura, pressione, composti chimici) che si ritrovano attorno ai camini e che ucciderebbero qualsiasi altro tipo di organismo marino. La temperatura del camino idrotermale è attorno a 400°C, ma alla distanza di pochi centimetri dalla sorgente troviamo la temperatura classica dei fondali attorno ai 2°C.

    ANIMALI
    Cryptosaras couesi
    Ci sono circa 200 specie di pesce lanterna, sono generalmente piccoli pesci lunghi circa 15 cm, e sono chiamati così a causa degli organi laterali luminosi, che gli consentono di adescare le prede, attrarre i loro partner e anche a scopo di difesa. Vivono in acque semiprofonde e si cibano di crostacei che catturano ogni notte risalendo alla superficie del mare.

    ANIMALI
    Regaleus glesne
    È chiamato anche "pesce nastro", da adulto può misurare dai 3 agli 8 metri e pesare più di 45 kg; è il più grande e lungo pesce osseo conosciuto. Ha bocca piccola e priva di denti, si nutre di piccoli crostacei filtrati dalle branchie in bocca. Le branchie sono luminose per attrarre i pesci. Viene alla superficie se è ammalato o sta per morire, generalmente vive a circa 1000 m di profondità ed è un preda molto difficile, se ne riesce a pescare uno ogni 10 anni circa.

    ANIMALI
    Carnegiella strigata, Gasteropeleus sternicla, Pterodiscus levis
    I pesci accetta (hatchetfish) sono piccoli pesci (6 cm) ossei dalla strana forma. Si ritrovano a profondità fra i 200 e i 1400 m più frequentemente nel Pacifico occidentale. Il corpo presenta escrescenze luminose puntiformi ed anche gli occhi sporgono dal corpo. Hanno piccole pinne pettorali a forma di ali che permettono loro di fare salti fuori dall'acqua. Mangiano uova ed avanotti di altri pesci, la bocca è dotata di denti molto appuntiti. Anch'essi sono dotati di bioluminescenza.

    ANIMALI
    Chauliodus sloani
    Il pesce vipera è uno dei più feroci predatori degli abissi, generalmente è un piccolo pesce di circa 30 cm ma può arrivare ai 60 cm, vive alla profondità di 1500 - 2500 m in acque molto fredde. Ha un modo curioso di attrarre le prede: possiede delle luci dentro la cavità boccale, circa 350 piccoli organi luminosi.

    ANIMALI
    Bufoceratias weedi
    Gli angler fish, sottordine dei Ceratioidei, sono pesci che vivono in mari profondi. Si trovano fra i 500 e i 3000 m di profondità. Sono caratterizzati dalla presenza, generalmente solo nelle femmine, di un'asta, sulla sommità del capo, (illicium) dotata di una piccola "lanterna" usata per attrarre le prede; in molte specie la luminescenza è dovuta a batteri luminosi che vivono in simbiosi. La femmina può crescere fino a superare il metro di lunghezza mentre il maschio arriva a malapena a 6-7 cm. La femmina si nutre di pesci e gamberetti che sono attratti dai suoi organi luminescenti ed attrae le prede anche con la vibrazione della sua esca. Il maschio vive in modo parassitario attaccato alla femmina e vi rimane per tutta la vita, dipendendo da lei completamente per il cibo, la protezione e per qualsiasi altra necessità, attaccandosi al torrente circolatorio della femmina e contemporaneamente provvede alla fecondazione delle uova che poi saranno rilasciate dalla femmina nell'acqua. Hanno la pelle priva di squame di colore da marrone scuro a nera.

    (fonte: usr.toscana.it)
     
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    pianura alluvionale del Mugello (Firenze).

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    Preciso,esauriente ed attento come al solito, Tursiops. E' vero, l'ecosistema marino, anche a profondità 'impossibili' , ci rivela un'infinita varietà di esseri viventi, dai batteri alle piante agli animali.
    Quasi una 'casa' ben rifornita, ricca, in grado di essere 'per sè stesso' un ecosistema autosufficiente.
    Lo stesso si potrebbe dire per gli altri ambienti marini.
    Ed allora io mi chiedo (vi chiedo) : perchè le specie viventi avrebbero dovuto, in virtù dell'evoluzione darwiniana e della selezione del più adatto, lasciare questa casa per tentare una difficile conquista della terraferma? A me interessa sapere il vostro parere, davvero. Quale forza selettiva avrebbe spinto gli esseri viventi a tentare un'avventura simile? E chi glielo faceva fare, per esempio, ai Dipnoi di colonizzare fiumi che in estate sarebbero diventati melmosi e che però consentivano a questi animali (un classico 'anello di congiunzione') di respirare anche in assenza di acqua?(non sarebbero stati più contenti di nuotarsene beati nell'acqua ?).
    saluti evoluzionistici
    :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes:
    Triturus




    Edited by triturus - 27/8/2006, 22:14
     
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  4. tursiops@work
     
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    Grazie Triturus, ricambio decisamente i complimenti :)
    Il mio pensiero riguardo la presente discussione e' il seguente:
    secondo me la Vita una volta che ha trovato le condizioni opportune per nascere e svilupparsi, diventa inarrestabile ed e' in grado di colonizzare qualunque ambiente del pianeta in esame comprese nicchie per noi estreme. Questa secondo me e' una caratteristica che fa della Vita un'entita' meravigliosa e unica.
    Per quanto riguarda invece la colonizzazione delle terre emerse io penso che cio' sia dovuto all'ambiente stesso e secondariamente all'adattamento della Vita difatti tra mare e terra ci sono zone particolari, magari un po stagnanti o comunque a stretto contatto con la terra. Appurato questo, alcune forme di vita, ad esempio degli animali, per sfuggire a predatori o per cercare un luogo migliore dove deporre le uova o perche' no dove vivere, siano andati alla ricerca di un ambiente particolare. Non era sufficiente pero' solo lo stimolo alla ricerca di un nuovo habitat ma occorrevano altri fattori come per esempio la presenza di forme di vita al confine tra ambiente marino e terrestre e la capacita' di alcune forme di vita di poter sopravvivere anche per pochi istanti in un ambiente aereo.
    Riallacciandolo al punto precedente penso: quale magnifica occasione si presento' alla vita nello "scoprire" un vastissimo e nuovissimo ambiente "vergine" da colonizzare? Ed eccco che sotto l'impulso della sopravvivenza, della conservazione della specie e dell'evoluzione (intesa come sviluppo di determinate caratteristiche), alcuni animali si trasformarono in pioneri della Vita terrestre.
    Questa e' la mia linea di pensiero riguardo ad una possibile spiegazione della colonizzazione delle terre emerse.

    Saluti pionieristici :)


    Edited by tursiops@work - 28/8/2006, 11:58
     
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3 replies since 8/4/2005, 15:10   1373 views
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