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Posts written by Tursiops

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    Le brutali temperature autunnali che hanno colpito gran parte degli Stati Uniti da sabato continueranno a portare il messaggio di “raffreddamento globale” per il resto della settimana in corso – probabilmente cadranno minimi storici di tutti i tempi.

    Guardando le ultime uscite del modello GFS, una massa quasi completamente “blu” e “viola” sta attualmente inghiottendo gli Stati Uniti, mentre un flusso di correnti a getto più meridionale – collegato ad una attività solare storicamente bassa periodo che stiamo vivendo – spinge l’aria artica più a sud in modo anomalo.

    Temperature fino a 12 ° C al di sotto della media stagionale continueranno a impadronirsi delle regioni centrali e orientali degli Stati Uniti mentre si avvicina il fine settimana:


    GFS 2m Temp Anomalie per Venerdì, 7 ago [tropicaltidbits.com].
    Il National Weather Service afferma che i record di basse temperature giornalieri e mensili sono minacciati, in particolare nelle regioni meridionali e del Midwest.

    Il mese di agosto è di solito caldo e umido in questa zona del pianeta, ma questo freddo insolito arriva durante quello che è stato [finora] un inizio storicamente freddo del mese attraverso lo Show-Me State.

    Kansas City sta anche minacciando i minimi storici di agosto.

    “Le temperature di domani mattina [Weds] scenderanno come negli anni ’50. Potremmo battere dei record”, ha riferito il meteorologo della FOX4 Joe Lauria.

    Nonostante questi pochi e remoti bollettini meteorologici locali, l’MSM è rimasta misteriosamente silenziosa su questo freddo estivo potenzialmente storico, esponendo ulteriormente il loro atteggiamento a critiche. Contrariamente ai media occidentali scientificamente privi di basi BS stanno pedalando verso le masse, il Nord America è in realtà in RAFFREDDAMENTO dal 2015 ad un tasso di 2,03 C per decennio, afferma NOAA. Questo è un calo sostanziale, 29 volte la media ufficiale. tasso di aumento dal 1880, secondo l’ultimo rapporto del NOAA del gennaio 2020: “La temperatura annuale globale è aumentata in media. al tasso di 0,07 ° C (0,13 ° F) per decennio dal 1880. “


    Nord America, calo di 2,03 ° C
    Non innamorarti di programmi politici fasulli.

    I TEMPI FREDDI stanno tornando in linea con l’attività solare storicamente bassa, i raggi cosmici che nuclizzano le nuvole e un flusso di corrente a getto più meridionale.

    Perfino la NASA sembra concordare, se leggi tra le righe, con le loro previsioni per questo prossimo ciclo solare (25) vedendolo come “il più debole degli ultimi 200 anni”, con l’agenzia che mette in relazione i precedenti arresti solari con periodi prolungati di raffreddamento globale qui.


    fonte: www.attivitasolare.com/
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    Il continente australiano sarà colpito da una intensa esplosione di aria fredda questa settimana, il tempo è destinato a manifestarsi con forti nevicate in Tasmania, nonché raffiche di vento fino a 90 Km/h a Victoria. Quindi, si prevede che la fase fredda diventerà ancora più marcata entro la fine di questa settimana.

    Gli stati orientali si stanno preparando per l’arrivo di “aria antartica veramente fredda”, secondo Simon Louis del Bureau of Meteorology, mentre un sistema di bassa pressione prende forza dall’arrivo dell’aria fredda proveniente dal Polo Sud.

    TND sta definendo l’arrivo del fronte un “letale colpo di freddo”.

    L’anziano meteorologo Tom Fejes ha riferito che la neve inizierà a cadere lunedì di questa settimana: “Potremmo vedere cadere la neve a partire dai 300/400 metri in alcune zone, come i Dandenong Ranges (ad est di Melbourne) o a Macedon Ranges”.

    La neve è prevista scendere fino a 200 metri in alcune zone di Victoria, secondo adelaidenow.com.au, e persino fino al livello del mare in alcune zone della Tasmania meridionale e occidentale.

    “Probabilmente vedremo gelate diffuse a metà settimana”, ha continuato Fejes, “in particolare attraverso il nord di Victoria”, dove le temperature dovrebbero scendere ben al di sotto dello zero (C).

    Possiamo aspettarci che la colonnina di mercurio precipiti ben al di sotto dello zero anche a Canberra. E anche Sydney vedrà le temperature “sostanzialmente affondare”. Inoltre, Melbourne farà fatica a raggiungere la doppia cifra.

    La polizia esorta la popolazione di tutta la Tasmania e Victoria a prendere nota delle previsioni meteorologiche.

    “Poiché questa è una situazione abbastanza insolita e stiamo parlando di alcune condizioni veramente fredde, ventose e piovose lungo tutta la costa orientale, c’è qualche preoccupazione che le persone abbiano poca esperienza o non hanno adeguatamente preparazione di queste situazioni”, afferma il supervisore meteorologo di BOM, Disse Louis.

    “Potrebbero esserci delle condizioni davvero pericolose per loro. Inviterei chiunque stia pensando di fare escursioni in quei luoghi per assicurarsi che siano preparati e seguire adeguatamente i consigli dei parchi nazionali.”

    E poi, la situazione è destinata a diventare ancora più fredda entro la fine della settimana in corso mentre una brutale esplosione di aria antartica sembra destinata a inghiottire gran parte del continente venerdì 7 agosto.

    Le temperature dovrebbero scendere fino a 14 ° C al di sotto della media stagionale, in particolare nelle regioni centrali e meridionali:


    GFS 2m Temp Anomalies (C) Venerdì 7 agosto [tropicaltidbits.com].
    “Mentre sarà una bella conclusione per lunedì a Victoria, allacciati perché diventerà più fredda”, ha detto il meteorologo di Sky News Weather Alison Osborne.

    A questo punto record di bassa temperatura di tutti i tempi potrebbero cadere.

    fonte: www.attivitasolare.com/
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    LA PRIMA VOLTA IN 70 ANNI: NESSUN TIFONE NEL PACIFICO NEL MESE DI LUGLIO … ALLARMISTI ALLARMATI – LA TENDENZA DEI TIFONI SCENDE!
    Di P. Gosselin – 1 Agosto 2020

    Quest’anno è la prima volta dal 1951 che il Pacifico non ha generato tifoni nel mese di luglio. I tifoni hanno visto una tendenza al ribasso dal 1951.


    Di Kirye e Pierre Gosselin

    Agli allarmisti del riscaldamento globale piace sostenere che le tempeste tropicali si intensificheranno e diventeranno più frequenti a meno che le persone non smettano di usare combustibili fossili.

    E recentemente questi allarmisti hanno attirato la nostra attenzione sul bacino atlantico, dove le tempeste tropicali quest’anno hanno visto finora una stagione abbastanza attiva.

    Un altro motivo per cui l’attenzione è stata focalizzata sull’Atlantico è perché molto poco è accaduto in termini di tifoni nel Pacifico, e gli allarmisti non vogliono parlarne.


    Fonte dei dati : JMA, qui e qui.
    In effetti, questo luglio è il primo luglio a non aver mai visto formarsi tifoni nel Pacifico da quando le statistiche sono iniziate nel 1951, secondo i dati dell’Agenzia meteorologica giapponese (JMA).

    Normalmente si formano tra i 3 e i 4 tifoni nel Pacifico nel mese di luglio. Se ne sono formati fino a 8 in passato, ad esempio nel 2017 e nel 1971. Ma quest’anno luglio non è stato possibile vedere alcun tifone – la prima volta che si verifica dal 1951.

    La tendenza contraddice le previsioni degli scienziati del clima

    Ma un anno non fa tendenza. Gli allarmisti del riscaldamento globale affermano che le tempeste stanno arrivando e saranno più frequenti e più forti. Diamo un’occhiata anche ai dati qui.

    La seguente tabella mostra il numero di tifoni formati nel Pacifico ogni anno da gennaio a luglio, dal 1951:


    Fonte dei dati: JMA, qui e qui.
    Contrariamente a quanto affermano gli allarmisti del riscaldamento globale, la tendenza è stata al ribasso! Il 2020 è stato il secondo più silenzioso mai registrato finora.

    Un mondo più caldo è più domatore?

    Ora esaminiamo il numero totale di tifoni formati nell’intero anno:


    Fonte dei dati: JMA, qui e qui.
    Ancora una volta gli allarmisti del riscaldamento globale hanno dimostrato di avere torto. In realtà, è probabilmente il contrario: un pianeta più caldo porta a meno attività di tempesta. Ma questo non è il messaggio che i fornitori di paura vogliono che ascoltiamo.

    fonte: www.attivitasolare.com/
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    Gran parte della Patagonia (Sud America nella zona meridionale) sta vivendo uno dei loro “inverni più crudi degli ultimi 20 anni”, afferma in apertura l’articolo su infobae.com.

    Nel corso dell’ultimo mese, temperature da record, fino a -23 °C, sono stati un evento ormai diventato normale nelle regioni nel sud dell’Argentina e del Cile. Gli intensi fronti freddi che giungono dall’Antartide e che hanno guidato in modo anomalo un flusso di correnti a getto più meridionale che hanno guidato correnti gelide apportando brutali accumuli di neve di oltre 5 piedi (1,52 metri) in molte zone.

    Il servizio meteorologico della regione ha emesso un numeroso numero di allarmi per le “nevicate persistenti” avvenute, in particolare nella zona centro-meridionale di Mendoza, nella zona centro-occidentale di Neuquén e nella zona centrale di Río Negro.

    L’allevamento di bestiame si trova in uno “stato critico”, lo riferisce infobae.com.

    Questa settimana, il governo del Rio Negro è stato costretto a dichiarare lo stato di emergenza e/o disastro agricolo in 6 regioni, il che significa che gli agricoltori nella provincia occidentale sono ora “esenti da tasse per un breve periodo”.

    Sotto una foto di Río Negro:


    Mentre molte strade in Patagonia sono diventate impraticabili:

    #BuenSábado Increíble! Así está ahora la #ruta40 entre #Bariloche y #ElBolson. Via MarioSalazar Vialidad RN ❄⚠❄ pic.twitter.com/h8RQFpNrSk

    — Lili Sur (@lfsur) July 25, 2020

    I residenti di alcune regioni hanno persino fatto richiesta di salvataggio:


    Come anche per il bestiame, dove sono state riportate centinaia di pecore “sepolte vive”:


    Inoltre, le storiche tempeste di neve hanno anche tolto l’energia elettrica a molte città.

    La difícil vida en los crudos inviernos en la Estepa patagónica! Salvataje de un rebaño de ovejas para que puedan comer!! ❤
    Video: ADNSUR #SantaCruz pic.twitter.com/dmozfjGhUB

    — Lili Sur (@lfsur) July 28, 2020

    Le interruzioni nella città di Zapala e nella città di El Cholar sono state un luogo comune negli ultimi tempi. Ma è Chubut che sembra essere stata la più colpita: le tempeste di neve hanno lasciato la città di Esquel e l’intera regione andina senza elettricità e hanno abbattuto almeno 20 tralicci ad alta tensione nell’area di El Escorial che portano elettricità alla centrale di Aluar, secondo il portavoce della Protezione civile.

    Questa è una grave situazione climatica, causata dalle storiche NEVICATE e dal FREDDO, non dal fantasma del riscaldamento catastrofico su cui MSM continua a battere. No, il Grande Minimo Solare su cui continuiamo a battere su Electroverse sembra intensificarsi, e presto sarà evidente a tutti.

    I TEMPI FREDDI stanno tornando, le latitudini più basse si stanno RAFFREDDANDO, in linea con l’attività solare storicamente bassa, i raggi cosmici che nuclizzano le nuvole e un flusso di corrente a getto meridionale. Perfino la NASA sembra concordare, se leggi tra le righe, con le loro previsioni per questo prossimo ciclo solare (25) vedendolo come “il più debole degli ultimi 200 anni“, con l’agenzia che mette in relazione i precedenti arresti solari con periodi prolungati di raffreddamento globale qui.



    Preparati di conseguenza : studia la storia, trasferisciti se necessario e fai crescere la tua conoscenza.

    fonte: www.attivitasolare.com/
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    Il Professore di climatologia, il tedesco Dr. Horst-Joachim Lüdecke ha recentemente raccolto i dati da due studi indipendenti e li ha sovrapposti. Il risultato mostra come la correlazione tra CO2 globale e temperatura atmosferica da lungo discussa non esiste.

    Il primo set di dati riguarda un’anomalia della temperatura globale risalente a 600 milioni di anni fa, presa dai risultati di un articolo di Came and Veizer, apparsa su Nature (2007) e tracciata di seguito (blu):


    Il secondo set di dati riguarda la CO2 atmosferica risalente a 600 milioni di anni fa, tratta da uno studio pubblicato da Berner (2003), e anch’esso apparso su Nature. Questi dati sono tracciati nella tabella sopra in verde.

    Nessuna correlazione

    I due grafici sono stati sovrapposti per vedere quanto ottimamente fossero correlati, se non del tutto. Il risultato evidente è che non c’è alcuna correlazione tra CO2 e temperatura.

    Ad esempio, come mostra il grafico, 150 milioni di anni fa la concentrazione di CO2 atmosferica era di oltre 2000 ppm, che è 5 volte maggiore della concentrazione atmosferica odierna di 410 ppm – un livello che alcuni scienziati del clima ritengono sia già “pericolosamente alto”. Tuttavia, la temperatura globale 150 milioni di anni fa era di oltre 2 ° C al di sotto della media nel lungo termine.

    450 milioni di anni fa era ancora più evidente: le concentrazioni atmosferiche di CO2 erano più di 10 volte il livello di oggi, eppure la temperatura globale era di 3,5 ° C sotto la media di oggi!

    “Non esiste alcuna correlazione tra la temperatura della Terra e il CO2”, conclude il Prof. Lüdecke, osservando i dati registrati.

    fonte: www.attivitasolare.com/
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    Autore: Donato Barone
    Data di pubblicazione: 28 Luglio 2020
    Fonte originale: www.climatemonitor.it/?p=53167

    Diversi anni fa scrissi un post in cui commentavo un articolo pubblicato su “Le Scienze”. In estrema sintesi l’articolo esaminava la situazione dello stato insulare di Kiribati, considerato da tutti gli attivisti climatici del pianeta Terra, la prova provata della crisi climatica in atto: l’atollo sta scomparendo sotto i colpi dell’innalzamento del livello del mare provocato dall’uomo. Nell’articolo e nel post di commento si dimostrava che Kiribati non era in procinto di essere inghiottito dal mare e che quelli che vengono considerati effetti della crisi climatica, in realtà sono conseguenze della variabilità naturale ad alta frequenza e non effetti dell’innalzamento del livello del mare.

    Della “vexata quaestio” relativa agli atolli corallini ed alla loro paventata scomparsa, per effetto del cambiamento climatico in atto e del conseguente innalzamento del livello del mare, qui su CM possono essere trovati una marea di post a firma di G. Guidi, F. Zavatti ed altri. In questo post è mia intenzione commentare un recente articolo apparso su “Science Advances” dal titolo inequivocabile:

    Coral reef islands can accrete vertically in response to sea level rise

    La firma è di G. Masselink, E. Beetham e P. Kench (da ora Masselink et al., 2020). L’articolo descrive la dinamica delle isole che circondano le barriere coralline e, quindi, degli atolli.

    Masselink et al., 2020 prende in esame il caso di un’isola reale: l’isola di Fatato che si trova nelle vicinanze dell’atollo di Funafuti, nello stato insulare di Tuvalu. Chi ha seguito negli anni scorsi le COP, certamente ricorderà che Tuvalu è stato sempre uno dei protagonisti di queste sfortunate kermesse: i suoi rappresentanti si sono battuti allo stremo (senza grandi risultati, però) per rendere ambiziosi gli esiti delle conferenze. Per una strana legge del contrappasso lo studio di Masselink e colleghi dimostra che sarà molto difficile che Tuvalu scompaia dalla faccia della terra, come da anni paventano i suoi rappresentanti politici e diplomatici.

    Masselink et al., 2020 analizza il caso dell’isola di Fatato mediante due modelli: uno matematico e l’altro fisico o, per meglio dire, sperimentale. Il modello sperimentale è stato utilizzato per convalidare gli output del modello matematico. Ci troviamo di fronte, in altre parole, ad un modello matematico i cui risultati sono sottoposti ad una verifica sperimentale, secondo la più classica metodologia galileiana.

    Quando ho studiato idraulica e costruzioni idrauliche, i miei docenti introducevano le discipline, dicendo che l’idraulica è una scienza “empirica”, basata, cioè, sui risultati sperimentali. Tutte le equazioni che regolano il moto dei fluidi, difatti, sono zeppe di coefficienti sperimentali, senza i quali non saremmo in grado di progettare canali, condotte e via cantando. Veniamo, però, all’oggetto della nostra discussione.

    Secondo la vulgata corrente, le isole della barriera corallina sono destinate ad essere inghiottite dal mare a causa dell’innalzamento del suo livello. Masselink et al., 2020 dimostrano che ciò non corrisponde a verità: le isole della barriera corallina non sono un complesso statico che subisce l’innalzamento del livello del mare, ma costituiscono un sistema dinamico, in grado di adeguarsi al cambiare del livello del mare.

    Masselink e colleghi hanno costruito un modello in scala dell’isola di Fatato e lo hanno inserito in una vasca all’interno della quale era possibile ricreare il moto ondoso, le correnti marine e la variazione del livello del mare. Si tratta di dispositivi ampiamente collaudati che vengono utilizzati da sempre in ingegneria idraulica: data l’importanza dell’elemento empirico nell’evoluzione dei sistemi idraulici, è ormai consuetudine studiare il comportamento di un modello reale della struttura idraulica che si va a progettare, soprattutto quando si ha a che fare con un sistema complesso ed al di fuori dell’ordinarietà.

    Nel caso in esame gli scienziati hanno ricostruito in scala 1:50 il profilo di una sezione trasversale dell’isola corallina e lo hanno inserito in un canale largo 60 centimetri, lungo 20 metri e profondo un metro. Sono stati ricostruiti, inoltre, anche lo zoccolo corallino su cui poggia l’isola, la pendenza a monte ed a valle della scogliera corallina e la sua rugosità: hanno incollato sabbia fine su una tela per simulare le asperità del fondo marino. L’isola è stata ricostruita mediante accumulo di materiale sciolto che simula tanto la granulometria che l’angolo di attrito dei sedimenti che la costituiscono e che è stato modellato in modo tale da riprodurre la sua topografia.

    Da un punto di vista morfologico l’isola di Fatato è costituita da due creste che si elevano rispettivamente di 4,65 metri e di 4,05 metri dal substrato costituito dalla barriera corallina e che delimitano l’altopiano centrale che forma la gran parte dell’isola.

    Le isole coralline come Fatato sono, essenzialmente, dei depositi di materiali sciolti costituiti da frammenti calcarei di origine biologica (gusci di molluschi triturati in modo più o meno grossolano dall’azione meccanica del moto ondoso): si tratta di mucchi di ghiaia appoggiati sulla barriera corallina. Le onde marine agiscono su questo ammasso di materiale sciolto attraverso due meccanismi: dilavamento ed accumulo. La cresta investita direttamente dalle onde subisce un dislocamento verticale ed orizzontale, in quanto le onde spostando i sedimenti (dilavamento) li accumulano in una posizione diversa, determinando una traslazione orizzontale della cresta (verso l’interno dell’isola) ed una variazione della quota della cresta (in genere un innalzamento).

    Masselink et al., 2020 cerca di capire come questo meccanismo possa essere influenzato dall’aumento del livello del mare e lo fa sia mediante la simulazione sperimentale basata sul modello che ho descritto nel paragrafo precedente, sia mediante un modello matematico che viene utilizzato per descrivere il comportamento delle spiagge sottoposte all’azione del moto ondoso.

    I risultati degli esperimenti e delle simulazioni numeriche sono stati utilizzati per costruire dei diagrammi che i ricercatori hanno utilizzato per confrontare anche visivamente gli esiti delle simulazioni. Tra tutti i diagrammi costruiti e riportati nell’articolo liberamente accessibile, quello che mi è parso maggiormente significativo, è riportato nella figura 1 di Masselink et al. 2020. Nel seguito si riporta la parte grafica della figura 1 degli autori, mentre la didascalia è stata rielaborata da chi scrive, per sintetizzare quella originale, adeguandola allo scopo divulgativo di questo commento. Come si può facilmente constatare, il modello sperimentale e quello matematico danno risultati del tutto sovrapponibili, per cui si convalidano a vicenda.



    Fig. 1: il riquadro A rappresenta una vista fotografica dell’isola di Fatato e la linea bianca tratteggiata è la linea lungo la quale è stato eseguito il rilievo topografico per ricostruirne il profilo. Il riquadro B rappresenta il modello fisico dell’isola e della barriera corallina sottostante. Le linee continue di diverso colore rappresentano i diversi profili che l’isola assume quando il livello del mare aumenta: linea rossa aumento di 1 metro e linea blu aumento di mezzo metro. I riquadri da C ad E confrontano il profilo misurato nell’esperimento (pallini neri) e quello simulato dal modello matematico (linea nera continua) di alcune onde marine caratteristiche: il dato numerico corrisponde quasi perfettamente a quello sperimentale. Il pannello F confronta i risultati della simulazione sperimentale (pallini rossi) con quelli della simulazione numerica (linea continua) in funzione dell’aumento del livello del mare e della violenza del moto ondoso. I restanti riquadri rappresentano le variazioni di quota della cresta direttamente investita dal moto ondoso in funzione della durata della simulazione.

    La simulazione matematica e quella sperimentale dimostrano che il profilo planimetrico ed altimetrico dell’isola di Fatato cambia con l’aumentare del livello del mare: la quota delle due creste cresce al crescere del livello del mare. Detto in altri termini l’isola si “adatta” dinamicamente all’aumento del livello del mare sia dal punto di vista planimetrico che altimetrico. La prima cresta, infatti, si sposta in orizzontale ed in verticale, consentendo all’isola di non essere sommersa dalle acque dell’oceano.

    Questo è, in estrema sintesi, il risultato più significativo che emerge dalla lettura di Masselink et al., 2020. Fermarsi qui, però, sarebbe riduttivo, in quanto lo studio consente di giungere ad altre significative conclusioni.

    La prima considerazione riguarda la capacità dell’isola di adattarsi all’aumento del livello del mare ed alla sua tempestosità. Come appare logico, le isole coralline sono in grado di evitare la sommersione fino ad un certo punto: superato un certo livello di aumento del livello del mare, non c’è adattamento dinamico che tenga e, quindi, l’isola viene sommersa. E’ importante, inoltre, il tasso di variazione del livello del mare: se la velocità di variazione del livello del mare è bassa, l’isola è in grado di reagire in modo dinamico all’innalzamento, in caso contrario essa tende a distruggersi, in quanto i processi di dislocamento sarebbero troppo veloci e non consentirebbero il consolidamento dei sedimenti.

    La seconda considerazione riguarda una differenza essenziale tra i modelli (sperimentale e matematico) e la realtà. L’isola corallina di cui si è considerato il comportamento, è un meccanismo molto semplice, in quanto costituito da materiale sciolto che può essere dislocato orizzontalmente e verticalmente. L’isola reale presenta delle falde acquifere, una vegetazione e la presenza di fauna ed abitanti. Come reagirebbero i sistemi biologici ai cambiamenti dinamici dell’isola? Questo non ce lo può dire una semplice simulazione, ma la simulazione consente di predisporre una serie di misure di adattamento che possono ridurre in modo significativo i disagi per le comunità biologiche che vivono sulle isole coralline. Le simulazioni hanno consentito di accertare, per esempio, che è del tutto sbagliato costruire delle barriere difensive per limitare l’azione delle onde sulle coste delle isole coralline. Esse infatti annullano le dinamiche naturali che consentono alle isole coralline di adattarsi alle variazioni del livello del mare, accelerando, invece di rallentarlo, il processo di distruzione dell’isola.

    I risultati conseguiti da Masselink et al., 2020 sono, a mio avviso, estremamente importanti perché consentono di definire una serie di condizioni fisiche di base che semplificano l’approccio alla progettazione degli interventi atti a consentire l’adattamento alle variazioni che i cambiamenti climatici (antropici o naturali che siano) impongono al modo di vivere delle popolazioni che abitano le isole e gli atolli corallini. E questo è enormemente più importante delle lamentazioni che hanno caratterizzato fino ad oggi l’approccio alle problematiche che affliggono quelle popolazioni. Per quel che mi riguarda, i processi di mitigazione del cambiamento climatico sono una pia illusione, per cui ogni contributo che ci consenta di individuare i provvedimenti di adattamento da porre in atto, sono i benvenuti. E Masselink et al., 2020 va in questa direzione.

    E per chiudere non riesco a trovare parole diverse da quelle che usai cinque anni fa come chiosa dell’articolo “L’isola che non affonda”.

    Un articolo molto bello quello di Masselink e colleghi che in modo obbiettivo discute un problema molto serio e che dovrebbe essere letto da tutti: “scettici” e “salvatori-del-mondo”. In particolare dovremmo smetterla di scannarci a vicenda sulla base dell’ideologia e cominciare a discutere seriamente, sulla base delle acquisizioni della scienza, delle policy di adattamento al cambiamento climatico. L’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2, stanti i risultati delle misure effettuate, mi sembra del tutto illusorio: decenni di applicazione del protocollo di Kyoto non hanno ridotto di una virgola il trend di aumento della CO2 atmosferica che, oggi come oggi, si è portata stabilmente al di sopra delle 400 ppmv. Sarebbe opportuno, pertanto, porre in atto tutta una serie di iniziative per individuare le politiche di aumento della resilienza del sistema alle nuove condizioni climatiche (ammesso che siano veramente nuove). E farlo in modo sereno, non come oggi in cui chi invita alla prudenza è visto come un criminale e chi invoca misure draconiane è additato come ottenebrato dall’ideologia: come al solito “in medio stat virtus”.

    fonte: www.attivitasolare.com/
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    “I ricercatori trovano i fondali del Pacifico sempre più freddi” ma non solo la “totalità” del Pacifico, anche l’Oceano indiano e l’Oceano Atlantico orientale si sono raffreddati sotto i 2000 metri dal 1993.

    Per il periodo 1992–2011 viene utilizzata la stima dello stato in modo dinamico per descrivere i cambiamenti nelle temperature oceaniche e nel contenuto di calore, con enfasi sulla determinazione del rumore di fondo nelle profondità abissali (inferiori a 2000 metri). L’interpretazione richiede un’attenzione particolare alla lunga memoria dell’oceano profondo, il che implica che la forzante meteorologica di decine di migliaia di anni fa dovrebbe ancora produrre cambiamenti di tendenza nel contenuto di calore abissale. Gran parte del volume degli oceani profondi è rimasto inosservato. Al momento, il riscaldamento è visibile nell’Atlantico occidentale e negli Oceani meridionali, più o meno in linea con quelle regioni dell’oceano che dovrebbero mostrare le prime risposte ai disturbi della superficie. Parti dell’oceano più profondo, al di sotto di 3600 m, mostrano un raffreddamento. La maggior parte della variazione nell’Oceano Pacifico abissale è relativamente priva di caratteristiche, coerente con l’approccio lento e diffuso a uno stato stabile previsto lì. Nella media globale, le variazioni del contenuto di calore al di sotto di 2000 metri sono circa il 10% di quelle dedotte per l’oceano superiore nel periodo di 20 anni. Un’utile strategia di osservazione globale per individuare i cambiamenti futuri deve essere progettata per tenere conto dei diversi tempi e scale spaziali manifestati nei cambiamenti osservati. Se le stime di precisione della variazione del contenuto di calore sono indipendenti da errori sistematici, è possibile raggiungere valori di assorbimento del calore oceanico equivalenti a 0,1 W m22 in periodi bidecadali futuri.

    fonte: www.attivitasolare.com/
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    Quel che sta accadendo al popolo italiano è rivelatore di ciò che sta accadendo a tutti i popoli presi nel tritacarne della globalizzazione; ed è un caso esemplare, perché l’Italia è un Paese laboratorio fin da quando è nata come Stato unitario. Infatti il Risorgimento stesso, poi il fascismo, poi l’antifascismo di rendita permanente, poi il berlusconismo (sia come monopolio mediatico, sia come sistema di governo) e ora la dittatura sanitaria targata O.M.S., sono stati tutti, o sono, dei modelli, nel senso che sono apparsi come soluzioni originali a determinati problemi nazionali, economici, politici e sociali e, al tempo stesso, come degli esperimenti che hanno suscitato numerosi tentativi d’imitazione.
    Ora siamo alle prese con l’ultima ricetta di laboratorio, quella che permette al più gramo, al più sfigato, al più inconsistente, ridicolo e screditato fra tutti i governicchi possibili e immaginabili, di trasformarsi in un governissimo da fare invidia a Super Mandrake, nel senso che ha potuto varare da un giorno all’altro dei decreti legge che nemmeno Mussolini, al culmine della sua potenza, cioè al culmine del manganello e dell’olio di ricino, avrebbe mai osato immaginare, neanche nei suoi sogni proibiti e che peraltro, se li avesse adottati, ciò gli varrebbe una damnatio memoriae ancor più furiosa di quella che gli è toccata dopo il 25 aprile del ‘45. Il tutto senza che una sola forza politica, un solo gruppo o movimento organizzato, un solo sindacato, per quanto minore, un solo organo di stampa, una sola associazione di magistrati o di rappresentanti delle forze dell’ordine, una sola Azienda Sanitaria Locale, un solo circolo d’intellettuali, trovasse alcunché da ridire su quei decreti. E meno che mai vi ha trovato da eccepire colui che dovrebbe essere il supremo garante e difensore della Costituzione democratica e repubblicana (cioè della Repubblica italiana e non, almeno per quanto ci risulta, dell’Unione Europea), ossia il Presidente, prima carica dello Stato (sempre dello Stato italiano e non, che noi si sappia, dell’Unione europea), Sergio Mattarella.
    Pertanto, capire cosa è successo in Italia può rivelarsi estremamente interessante per capire quel che succede e che succederà nel mondo intero, o almeno in una buona parte di esso: quella dominata dal cosiddetto libero mercato, cioè, spiegato in parole semplici, quello dominato dagli squali dell’alta finanza internazionale, i quali possiedono le maggiori società multinazionali e tengono a libro paga numerose istituzioni mondiali, a cominciare dall’O.M.S., e, più o meno indirettamente, una quantità di altre istituzioni nazionali, di università, di partiti politici, di fondazioni umanitarie e culturali, di ministri di numerosi Stati e anche d’interi governi. Quali governi? Domanda legittima: è ora di smetterla di fare allusioni, evitando però d’indicare nomi precisi. Ebbene, diciamo allora che fra tali governi non si annovera quello bielorusso del presidente Lukashenko, il quale ha avuto l’impudenza di rifiutare la generosissima offerta di 940 milioni di euro (sì, avete capito bene: quasi mille milioni, cioè un miliardo di euro) da parte del Fondo Monetario Internazionale, se avesse accettato di uniformarsi a ciò che l’Italia, in maniera esemplare, ha fatto di fronte al Covid-19, ossia adottare tutti i provvedimenti del saggio e prudente governo Conte Bis), con la ridicola motivazione che in Bielorussia non c’è alcuna pandemia. E pensare che La Bielorussia non fa nemmeno parte della U.E. (né ha mai chiesto di entrarci, altro indizio certo della sua orribile arroganza) e quindi non può contare nemmeno sulla calda e commovente solidarietà che Von der Leyen, Lagarde & Merkel - un magnifico tris di donne sagge e illuminate, da fare invidia alle nostre Boldrini, Cirinnà e Bellanova, le quali, poverine, per quanto facciano del loro meglio, sono e saranno sempre impietosamente indietro rispetto alle loro omologhe nordeuropee, non solo eurofemministe ma anche euroilluminate ed eurofrugali - hanno già dispensato alla Grecia e ora si accingono a dispensare, con pari larghezza e munificenza, al Bel Paese ove il sì suona.
    Ma Lukashenko, si sa, è un brutto tipo, un dittatore o quasi, un tristo figuro semicivilizzato, una specie di Bokassa o di Amin Dada dell’Europa profonda e non ancora acquisita alle meraviglie del libero mercato. Difatti il suo popolo è stufo e arcistufo di lui (come lo sappiamo? semplice: lo dicono giornali che il mondo intero c’invidia come perfetti esempi di oggettività e attendibilità, quali La Repubblica o Il Corriere della Sera, e giornalisti di specchiata imparzialità, sul tipo di Lerner, Parenzo e Augias) e vorrebbe cacciarlo a pedate, se solo potesse, per correre a porsi sotto la protezione nobilmente disinteressata della U.E., dell’O.M.S. e magari - sarebbe il colmo della felicità per i poveri bielorussi - sotto il rassicurante ombrello atomico della N.A.T.O., non si sa mai che piovano bombe all’idrogeno da quell’altro cattivo soggetto, pazzo guerrafondaio Putin, il quale già in Siria, come tutti sanno, c’è mancato poco che ci facesse precipitare nella Terza guerra mondiale. E questo, come lo sappiamo? E dàlli: lo sappiamo perché leggiamo ogni mattina, scrupolosamente, dalla prima all’ultima riga, aiutandoci con l’evidenziatore, La Repubblica, specie gl’ineffabili elzeviri di Eugenio Scalfari, degni di figurare in una futura Enciclopedia del Giornalismo d’Alto Livello, e Il Corriere della Sera: così che, confrontando due giornali che esprimono punti di vista molto differenti, possiamo fare una sintesi e pervenire ad un ragionevole grado di obiettività dell’informazione.
    Tuttavia, in questa sede, lasceremo la riflessione in chiave globalista del modello italiano, e proveremo a spostare l’interesse sul piano interno, chiedendoci cosa abbia fatto il popolo italiano per meritare un supergoverno che fa invidia a Super Mandrake; quali doti o qualità lo abbiamo reso degno di un tale onore; quali prospettive esistano, per lui, di restare il più a lungo possibile affidato alle sapienti ed amorevoli cure di grandi statisti, ciascuno dei quali ferratissimo e competentissimo nel proprio ambito di lavoro, del calibro di Giuseppi Conte, Luigino Di Maio, Roberto Gualtieri, Alfonso Bonafede, Roberto Speranza, Luciana Lamorgese, Teresa Bellanova, Lucia Azzolina e Lorenzo Fioramonti; nonché di Rocco Casalino, ex star del Grande Fratello televisivo e ora purtroppo inconsolabile perché la sua storia col prestante, ma forse un tantino imprudente fidanzato cubano, è finita a causa d’una brutta complicazione giudiziaria (ma speriamo di vederlo al più presto tornare a sorridere: auguri, Rocco, e fatti coraggio, noi tutti ti vogliamo un mondo di bene; se tu sorridi, anche a noi si apre il cuore alla speranza!). Dunque, la domanda è la seguente: a quali particolari attitudini, predisposizioni, eredità biologiche, cromosomiche, razziali (ma non razziste, sia ben chiaro), culturali, storiche, antropologiche, gli italiani sono debitori per la fausta ventura di essersi trovati affidati alle cure d’una sì eletta squadra di governo, che ha preso alla lettera, come oro colato, tutto ciò che usciva dalla bocca degli uomini dell’O.M.S., nonché, aggiungiamo noi, da quella di uomini del pari competenti e soprattutto disinteressati, come Bill Gates, George Soros, Mark Zuckerberg, Jorge Mario Bergoglio, il cardiale Gualtiero Bassetti e infine, last but not least, Joe Biden, colui che si accinge a salvare dal fascismo la democrazia negli Stati Uniti dì America?
    Gli italiani, in verità, sono uno strano popolo: hanno la curiosa proprietà di tornare a rialzarsi dopo ogni mazzata che ricevono, come ben sanno ad esempio i piccoli imprenditori, gli artigiani e i commerciati che si ostinano a lavorare e a restare in patria, nonostante lo Stato, da alcuni decenni, ce la stia mettendo tutta, ma propria tutta, per farli fallire o costringerli ad andare all’estero, in modo che le loro imprese, le loro attività e i loro locali vadano ad impinguare il già cospicuo patrimonio dei cinesi (quelli che falliscono curiosamente ogni due anni, e guarda caso godono dell’esenzione dalle tasse proprio per due anni) e gli operai italiani siano rimpiazzati da lavoratori non qualificati africani, i quali si accontenteranno di salari da Quarto Mondo, ma in compenso avranno televisione e telefonino di ultimissima generazione per sentirsi moderni e progrediti quanto basta. Perciò, a ben guardare, la domanda si sposta, si trasforma, e diventa press’a poco la seguente: cosa si può fare per costringere questo popolo tenace, laborioso, intelligente, a mollare la presa, a gettare la spugna e a smetterla di far resistenza contro la globalizzazione, assecondando le intenzioni dei suoi saggi e disinteressati governanti, i quali vorrebbero sempre meno bambini nelle culle, sempre più divorzi facili e aborti rapidi, sempre più unioni omosessuali e sempre più eutanasia, tutte cose che, come ognuno vede, aumentano il numero e fortificano la razza; così come vorrebbero sempre più vincoli politico-finanziari nei confronti della U.E. e sempre più accoglienza d’illimitate masse di clandestini africani (scusate, che brutta parola clandestini: chiamateli migranti, che vuol dir tutto anche se non dice nulla, anzi, maschera la realtà delle cose), preferibilmente islamici, così si affretta la scomparsa della civiltà italiana e si dà il colpo di grazia al cattolicesimo, questo odioso residuo del passato oscurantista che la massoneria nostrana e quella internazionale da più di tre secoli hanno giurato di distruggere dalle fondamenta e cancellarne anche il ricordo.
    Infatti, dopo aver dedicato tante cure alla soluzione del problema, almeno dai tempi del panfilo Britannia, era il 1992, e poi dall’ingresso dell’Italia nella zona euro, o per dir meglio nella zona del marco ribassato, era il 1999, e dopo aver fatto tanti progetti e speso tanto sudore per addomesticare i partiti antieuro, a cominciare dal Movimento Cinque Stelle (e non si pensi solo al Conte Bis: le manovre di Enrico Sassoon, il “padrino” di Casaleggio Associati, risalgono a più di dieci anni prima), è fonte di sconcerto e, diciamo la verità, pure di una comprensibile amarezza, vedere che il popolo italiano si ostina tuttora a voler vivere, invece di lasciarsi dolcemente morire; a voler lavorare, a voler rimanere in casa propria. In casa propria, per modo di dire, anche questa è una brutta espressione, venata di sovranismo e di populismo, nonché di razzismo. Ce lo spiega il santo padre Bergoglio, con la sua nota facondia ma soprattutto col suo illuminato discernimento, che la terra è di tutti e quindi anche l’Italia è la casa di tutti (ma non ci sa spiegare perché, davanti a un’immigrazione che fosse pure mille volte meno intensa e aggressiva da parte degli europei, per giunta cristiani, non c’è un solo Paese islamico che non inizierebbe a sparare sui barconi, o a bruciare le case degl’intrusi, come del resto già accade in Africa alle chiese cattoliche, coi fedeli dentro).
    Avviandoci perciò a concludere, dobbiamo domandarci, come se lo domandano, quasi con le lacrime agli occhi, i nostri avveduti, onesti e lungimiranti uomini e donne di governo, cosa si debba ancora fare, che i governi italiani degli ultimi trent’anni non abbiano già fatto, con il generoso sostegno del Gruppo Bilderberg, dell’O.N.U., dell’U.N.E.S.C.O. (ideologia gender nella scuole), della chiesa “cattolica” (migrazionismo a tutto campo), della U.E. (distruzione dell’economia, smantellamento della piccola impresa), dell’O.M.S. (blocco totale del Paese per tre mesi, blocco parziale a tempo indeterminato), di Bill Gates (vaccinazioni di massa), insomma col sostegno di ciò che di meglio vi è oggi al mondo in fatto di filantropia, solidarietà e disinteresse; della crema dei più nobili spiriti e delle più sagge istituzioni. Che cosa si debba ancora fare per vedere questi indistruttibili italiani cedere infine alla forza del destino, e questo curioso, incredibile Paese, già quarta potenza economica mondiale e attualmente settima, soccombere, come è giusto e doveroso, e scendere al decimo, al ventesimo, al trentesimo posto, fino a sparire completamente e non solo a livello economico, ma proprio a livello biologico e materiale, lasciando dietro di sé solo il ricordo, come resta solo il ricordo dei popoli delle Canarie, della Terra del Fuoco e della Tasmania. Bisogna chiudere le attività commerciali non per soli tre mesi, ma per tre anni consecutivi?
    Bisogna alzare le tasse alle imprese non fino al sessanta o al settanta, ma al novanta per cento? Oppure bisogna condannare all’ergastolo, per alto tradimento, i pochissimi politici, giornalisti, magistrati onesti e indipendenti che fanno resistenza a quanto è stato deciso in alto loco? Bisogna trasferire le competenze del Parlamento direttamente al Bilderberg, e quelle del governo direttamente a Bruxelles e Strasburgo? Bisogna nominare George Soros ministro degli Interni, Bill Gates ministro della Sanità, e Mark Zuckerberg ministro della Pubblica Istruzione? Forse, allora, le cose finalmente andrebbero meglio. E magari il cardinale Krajewski, l’elemosiniere del papa, quello della famosa centralina, che aveva promesso di pagar lui le bollette arretrate, ma non l’ha mai fatto, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. Se poi si potesse collocare la signora Ghislaine Maxwell, l’amica di Jeffrey Epstein, alle Pari Opportunità e Famiglia, e magari l’artista Marina Abramovic ai Beni Culturali o, in alternativa, agli Affari Esteri (tanto per avere un filo diretto coi Clinton e il Deep State americano, cosa che non guasta mai), il quadro sarebbe perfetto. Sì, forse abbiamo trovato la soluzione all’angoscioso problema del perché gli italiani non si decidono a crepare e a levarsi gentilmente dai piedi, lasciando l’Italia a chi se la vuol pigliare, magari per farne una bellissima provincia africana, con tanto di Sharia (tranquilli, cari amici omosessuali, bisessuali e transessuali benestanti: ci vorrà ancora qualche anno e nel frattempo potrete trasferirvi nei vostri attici di Londra e New York). E la soluzione è questa: porre senz’altro il governo nelle mani di quelli che, ora, si limitano a dare istruzioni dal di fuori. Si sa che gli stranieri certe cose sanno farle meglio di noi. Tuttavia è meglio affrettarsi: magari dando un aiutino alla pandemia, vera o presunta, per l’autunno che sta per arrivare. Non si sa mai: questa gente ha mostrato d’avere sette vite, proprio come i gatti...

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    Ciò che la dittatura sanitaria instaurata a livello mondiale, ma specie italiano (l’Italia è sempre stata un laboratorio) ha messo impietosamente in mostra, è un fatto che si sarebbe già dovuto notare, perché i segni erano visibili da tempo, bastava saperli cogliere: la rapida, inarrestabile perdita di consapevolezza da parte della stragrande maggiorana della popolazione. Esisteva già da tempo, cioè, una diffusa inconsapevolezza, da parte del cosiddetto uomo comune, circa i fatti più importanti della vita, a cominciare dalla giusta percezione di se stesso. È stato questo fatto che ha reso possibile a un miliardo e trecento milioni di cattolici, di non rendersi conto che la loro religione era stata scippata da un clero traditore, conquistato dalla massoneria, e che si trovavano fra le mani una religione nuova, artificiale, usa-e-getta, fabbricata lì per lì, all’epoca del Concilio Vaticano II, allo scopo di piacere al mondo e che di cattolico aveva ancora solamente il nome e certe forme esteriori. Ed è stato sempre questo fatto che ha reso possibile a circa un miliardo di occidentali di non accorgersi che stavano adottando stili di vita, sistemi sanitari e scolastici, modelli culturali e indirizzi tecnologici e finanziari diametralmente opposti al loro bene, nell’interesse esclusivo di pochissimi individui inconcepibilmente ricchi e potenti, bramosi di diventare ancor più ricchi e di sottomettere l’intera umanità al fine di sfruttarla metodicamente e illimitatamente, proprio come gli allevatori fanno con le mandrie di bestiame. Così, complici i mass-media asserviti all’élite finanziaria globale, e i cosiddetti intellettuali tenuti a libro paga da quella stessa élite, la massa della popolazione non si è accorta di nulla, ha seguitato ad inseguire i miraggi distruttivi di un consumismo demenziale, a danneggiare la propria salute con un’alimentazione assurda, con ritmi di vita sbagliati, intossicando la propria mente e le proprie emozioni con film e programmi televisivi aberranti, nichilisti, moralmente devastanti, e affidandosi alle cure mediche di un sistema sanitario totalmente piegato ai voleri e agl’interessi delle multinazionali farmaceutiche, cioè ancora e sempre, ai signori di quella minuscola ma potentissima élite che controlla già quasi tutto il resto. Sul terreno politico, la gente non pare essersi resa conto, nel corso degli ultimi decenni, che la contesa fra destra e sinistra, fra conservatori e progressisti, si era ridotto via via ad un teatrino preconfezionato, ove partiti di plastica, contenitori del nulla, hanno giocato a interpretare le rispettive parti, sia al governo che all’opposizione, esclusivamente per dare l’illusione di una dialettica e una effettiva libertà di scelta che, in effetti, sono ormai scomparse già da molto tempo.
    Tale inconsapevolezza avrebbe già dovuto essere evidente al livello della percezione del proprio corpo. Un personaggio del dialogo di Kierkegaard In vino veritas dice che, volendo, un abile persuasore sarebbe capace di far sì che le donne si mettano tutte l’anello al naso e se ne vadano in giro così, felici e soddisfatte di seguire l’ultimo grido della moda. Oggi si può estendere il discorso agli uomini, osservando con quanta soddisfazione la gente si affretti a imitare qualsiasi moda, ad adottare qualsiasi stile che faccia tendenza, senza alcun senso critico riguardo ai tempi e ai modi. Così, per anni abbiamo visto ragazze e ragazzi presentarsi a scuola, e anche agli esami di Stato, in tenute balneari, succinte, coi pantaloni a vita bassissima, mostrando perfino l’orlo delle mutande: ora vediamo che anche non pochi insegnanti fanno la stessa cosa. Ci si chiede: i genitori non trovano nulla di strano nel vedere i loro pargoletti recarsi a scuola abbigliati a quel modo? E i professori, perché hanno taciuto per anni, e tollerato un andazzo che è via via degenerato? Negli uffici pubblici si assiste allo stesso spettacolo: pare che per un’impiegata di trenta, quaranta o cinquant’anni non vi sia nulla di più naturale che recarsi al lavoro abbigliata come per andare in spiaggia, e far vedere agli utenti il reggiseno, o la mancanza di esso, sotto la camicia trasparente, o mostrare, al minimo movimento per abbassarsi, il filo del perizoma. I maschi si presentano in pianelle e pantaloni corti, con la camicia sbottonata, o la maglietta ampiamente scollata e sbracciata, così da mostrare i peli del petto e i numerosi tatuaggi sparsi sulle spalle e sulle braccia. È normale tutto questo? Non c’è più distinzione tra la sfera della vita privata e quella della vita pubblica; e col linguaggio è la stessa cosa: parolacce, imprecazioni e bestemmie sono all’ordine del giorno anche a scuola e nei luoghi di lavoro. Colpisce poi l’assenza di coscienza della propria specifica fisicità: si vedono donne alte un metro e mezzo, decisamente sovrappeso oltre che già avanti negli anni, pavoneggiarsi in strada indossando degli aderentissimo fuseaux, o delle minigonne inguinali. Ci si chiede: ma si sono guardate allo specchio, prima di uscir di casa? Senza dubbio sì. Ci si chiede allora: e cos’hanno visto? Evidentemente si son viste belle, bellissime, conciate a quel modo. Non sono state sfiorate da alcun dubbio di opportunità, di proporzione tra le proprie caratteristiche fisiche e il tipo di look sfoggiato, e magari sottolineato da una tinta fiammeggiante dei capelli, o magari azzurra, o meglio ancora verde. O forse sì, magari a livello subconscio; ma poi devono aver pensato: «Perché io no? Perché? Le alte, le magre, le giovani, sì, e io no? Perché le attrici dei film di Hollywood sì, le cantanti, le soubrette televisive possono, e io non posso? Che cosa ho di meno, io? Ho forse meno diritti? Sono forse un individuo di serie B, devo forse vergognarmi di essere come sono?». Ecco: qui si percepisce l’opera devastante della neo-scuola, della neo-chiesa, della neo-famiglia; qui si toccano con mano gli effetti micidiali di un democraticismo d’accatto, di un livellamento sistematico delle differenze, anche se a parole la cultura dominante esalta precisamente il contrario, ossia l’unicità delle persone. «Se tutti siamo uguali quanto a bellezza, anche perché la bellezza è soggettiva, e se non ci sono differenze nell’esercizio dei diritti, perché io non dovrei usufruire per me stesso degli stessi vantaggi che l’ultima moda offre alle attrici famose e alle giovani e snelle soubrette televisive, anche se io non sono né giovane, né snella? Voglio proprio vedere chi avrà il coraggio di criticarmi; chi oserà avanzare la più piccola obiezione al mio diritto sacrosanto di acconciarmi come loro. Se qualcuno fa tanto da provarci, lo fulmino: infine, non ho il politicamente corretto dalla mia?».
    Questo discorso si può applicare anche al campo dell’intelligenza, della laboriosità, del merito in generale. Oggi non ci sono più persone pigre, svogliate, che non hanno alcuna voglia di guadagnarsi la vita lavorando onestamente: ci sono solo persone che faticano a inserirsi, a integrarsi, senza dubbio per colpa della società egoista e insensibile, giammai per colpa loro. E se un pensionato italiano di ritorno da una degenza ospedaliera, trova la sua casa occupata nel frattempo da una famiglia di zingari, o di clandestini, deve andarsene all’albergo, perché magistrati e carabinieri non provvedono a espellere immediatamente gli abusivi, ma spiegano a lui che, avendo una fonte di reddito, può sistemarsi altrove, mentre quelli, poverini, che non hanno un tetto sopra la testa, e devono provvedere anche a dei bimbi, non saprebbero dove andare. S’intende che le bollette, l’affitto e le spese condominiali devono esse puntualmente pagate, ci mancherebbe altro: e da chi, se non dal legittimo proprietario, nonostante il trascurabile dettaglio che è stato estromesso dalla sua casa e che altri ci stanno dentro più che comodamente al posto suo? Così, non ci sono più persone violente, irresponsabili, antisociali: ci sono solo persone che hanno bisogno di comprensione e di sostegno. Chi ha paura delle mele marce?, chiede con tono di sfida tutta la cultura buonista, specie di matrice cattolica, ripetendo le parole di don Luigi Ciotti. Nessuno, è chiaro: anche perché di mele marce non ce ne sono, neppure una. Son tutte belle e sane, o alla peggio rivedibili, migliorabili, risanabili. La mitezza della giustizia di fronte ai crimini e ai criminali ha qui la sua radice; l’arrendevolezza verso i delitti dei clandestini trae da qui il suo alimento. Se il criminale agisce a quel modo, è perché non gli sono state date le giuste opportunità; e se gli spacciatori nigeriani non solo diffondono la droga, ma si macchiano di delitti orripilanti, è perché non vengono accolti con sufficiente spirito di benevolenza, dialogo e inclusione. Sì, è vero, qualche volta stuprano, uccidono e tagliano a pezzi le loro vittime; e qualche volta pure se le mangiano: ma che volete, bisogna capirli; sono spaesati, vengono da un’altra cultura, e nella loro tali cose sono considerate più o meno normali. Siamo noi, pertanto, che dobbiamo fare uno sforzo supplementare per capire, per accogliere, per integrare. E guai a dire che son loro a non volersi integrare; che la loro cultura è incompatibile con la nostra; guai, soprattutto a chiedere quale elemento consenta di affermare, come fanno i buonisti di professione, che tutte le culture sono parimenti sviluppate, e con quale capolavoro artistico o letterario, con quale alto discorso filosofico o brillante scoperta scientifica quella cultura abbia contribuito al patrimonio complessivo del genere umano. No, no, tali cose non si devono dire, assolutamente: sarebbe la forma più esecrabile di razzismo, se non addirittura d’incitamento all’odio!
    E se vogliamo restare nell’ambito della nostra cultura e della nostra gente, perché non parlare anche della disinvoltura con cui i genitori di ragazzi seriamente handicappati iscrivono i loro figli al liceo e all’università? E dell’esagerato, parossistico spirito di accoglienza con cui la scuola e l’università accolgono tali alunni, contribuendo ad abbassare ulteriormente il livello dell’apprendimento per tutti gli altri, e inasprendo il disagio che già esiste, a causa dei numerosi disservizi, in qualsiasi classe e in qualsiasi corso accademico? Eppure tali richieste d’iscrizione non vengono mai respinte: il diritto allo studio è sacro e viene prima di qualsiasi cosa. Perciò un bambino caratteriale, violento, che pesta i compagni tutti i giorni, minaccia e aggredisce perfino le maestre, ha diritto, si sa, di frequentare la scuola, anzi sono i suoi genitori che vanno a chiedere spiegazioni al dirigente e fanno una bella scenata, se un giorno arriva in classe una maestra nuova e il ragazzino, che non c’era abituato, dà in escandescenze e manda al pronto soccorso l’intrusa, a farsi cucire i punti provocati dai suoi morsi. E che altro dire, se non intenerirsi ed esultare per l’alto livello d’integrazione raggiunto, se una ragazza affetta dalla sindrome di Down si laurea con centodieci e lode, ossia con un punteggio assai più alto degli altri studenti, pur bravi e meritevoli, ma al tempo stesso, evidentemente, colpevoli di non essere né handicappati, né provenienti da famiglie disagiate, né figli d’immigrati, ma solo ragazzi e ragazze normali, volonterosi, intelligenti, portati per gli studi e originali nel modo di pensare, di studiare e di organizzare il sapere acquisito? Ci rendiamo perfettamente conto della delicatezza del tema e non intendiamo in alcun modo discriminare i ragazzi disabili, né colpevolizzare le loro famiglie: sappiamo bene che molte di esse portano la loro croce in silenzio e lottano quotidianamente per dare una vita accettabile ai loro figli, senza avanzare assurde pretese o far valere diritti aberranti, che vanno a danno del prossimo. Tuttavia bisogna guardare in faccia la realtà. Ci sono anche le situazioni che abbiamo qui descritto; e ce ne sono perfino di peggiori. Si è creata una cultura radicalmente sbagliata, fondata su valori capovolti, e sempre per la stessa ragione: lo stravolgimento della bontà, dell’accoglienza e della solidarietà. Ma bisogna ricordare che l’esasperazione della bontà si chiama buonismo, e il buonismo è il contrario della bontà vera: illude chi non ha certi diritti, di essere come gli altri; e intanto castiga tutti gli altri e li fa sentire colpevoli per il fatto di essere autonomi, o più bravi, o più intelligenti, o più sani. Non avere il dono della salute, o quello dell’intelligenza, non è certo una colpa: ma non è neppure un diritto, tanto meno un diritto da brandire come un randello per sottomettere gli altri. Gli italiani, ormai, sono stati portati quasi a sentirsi colpevoli di essere bianchi, viste le tremende malefatte che i bianchi hanno fatto a danno degli altri popoli. Per questo non si parla mai dei crimini commessi dai negri contro i bianchi del Sudafrica, mentre prima non passava giorno senza che stampa e televisione stigmatizzassero la barbarie dell’apartheid. In ambito religioso, è la stessa cosa: i cristiani devono vergognarsi di essere cristiani; solo gli altri, specie ebrei e islamici, possono andarsene a testa alta. E infatti: in Europa si bruciano e si profanano le chiese, si oltraggiano i Crocifissi, ma guai se per caso una sinagoga o una moschea sono oggetto di qualche atto di violenza, guai se un cimitero ebraico viene sporcato con scritte antisemite: la notizia troverà un’eco assai maggiore di quella relativa all’eccidio di migliaia di cristiani in qualche luogo dell’Africa o dell’Asia. Controprova: è stato un gioco da ragazzi privare i cristiani della santa Messa, Pasqua compresa; ma nessuno ha osato privare i musulmani del Ramadan. Ogni giorno è lecito insultare Cristo, la Madonna e i Santi, ma guai se qualcuno si azzarda a dire che il diario di Anna Frank potrebbe anche essere un falso letterario. Queste sono le cose che non si possono dire, né perdonare. Ma insultare i cristiani tutti i giorni, questo sì che si può fare, senza aver timore alcuno…

    fonte: www.ariannaeditrice.it/
  10. .
    CITAZIONE (Cristina AG @ 25/7/2020, 18:23) 
    Fino a questo sono arrivata anche io è da febbraio che cerco informazioni solo che i zombie mi gli immaginavo diversi :?
    E solo a marzo avevo capito perché parlavi di ecovillaggi...

    Ciao Cri! Già e i dati ci stanno dando ragione. Parlo al plurale perchè non sono io che parlo con cognizione di causa, ma lo faccio sulla base di dati e parei fondati di eminenti ricercatori come Montanari, Montagner, De Donno, Tarro, ecc. Eh si...parlavo di borgo ed ecovillaggi per staccarmi dai trogloditi. Altro che satana...in confronto lui è un caro amico ;)
  11. .
    Autore: Guido Guidi
    Data di pubblicazione: 18 Luglio 2020
    Fonte originale: www.climatemonitor.it/?p=53132

    Ma guarda un po’, proprio nel mezzo di una normalissima estate mediterranea, con i temporali, siano essi da calore o dinamici perché qualche perturbazione ogni tanto entra sul Mare Nostrum, ecco che Nature cala carta definitiva.

    Persistent warm Mediterranean surface waters during the Roman period

    Uno studio di dati di prossimità raccolti nell’area del Mediterraneo, da cui emerge un segnale chiaro di persistenza di temperature circa 2°C superiori alla media degli ultimi secoli durante il periodo (appunto caldo) romano. Al termine del periodo, pare che invece la temperatura abbia iniziato a scendere. Non contenti, gli autori associano anche la fase calda al fiorire dell’impero e quella successiva, più fredda, al suo declino. Sarà perché risultava più difficile produrre cibo e proteggersi? Sarà perché risultava più difficile scambiarsi derrate e cultura? Chi può dirlo, misteri del clima.

    Nel frattempo, con 7 miliardi e passa di persone a cui dar da mangiare, con la produzione di materie prime alimentari che anche grazie al recente clima benevolo continua ad aumentare, qui si fa il tifo per il freddo, paventando disastri all’eventuale ritorno (perché di ritorno si tratta se queste temperature ci sono già state) di qualcosa che ha invece fatto solo bene.

    Ma, naturalmente, tutto questo sin qui. Perché è previsto, anzi sceneggiato, che le cose non potranno che peggiorare.

    L’articolo su Nature è di libera lettura.

    fonte: https://www.attivitasolare.com/quando-il-c...ceva-anche-bene
  12. .
    Il 97% degli scienziati crede nel catastrofico cambiamento climatico causato dall’uomo?

    Ovviamente no!

    Ma troppi credono a questa assurda affermazione che sfida la logica e l’osservazione di base. (Riesci a pensare a qualche questione altamente politica in cui potresti ottenere anche un accordo del 65%?) Il mito del 97% è riuscito a ingannare molte persone perché il numero falso è ripetuto più volte da coloro che hanno un finanziamento e/o ideologico partecipazione al risultato.

    A proposito, ciò che ogni scienziato “crede” non importa comunque. La scienza è ciò che accade durante una sperimentazione rigorosa e ripetuta.

    fonte: www.attivitasolare.com/
  13. .
    NY Herald Tribune – 21 luglio 1957

    … 63 anni fa oggi ~~ 100 ° Fahrenheit nel CIRCOLO POLARE ARTICO ~~ …

    Oslo, 20 luglio (AP): un’ondata di forte caldo ha colpito la Norvegia settentrionale. Le temperature hanno raggiunto i 100 gradi Fahrenheit (37.8 gradi Celsius) nella città lappone di Karasjok, sopra il circolo polare artico.

    Il clima è ciclico, mai lineare

    fonte: www.attivitasolare.com/
  14. .
    Mi permetto di estrapolare l’interessantissimo ma corposo documento del prof. Marco Mamone Capria dedicato al recente rapporto congiunto Istat-ISS dal titolo: “Impatto nell'epidemia COVID-19 sulla mortalità: cause di morte nei deceduti positivi a SARS-Cov-2”.
    Il prof Mamone Capria è un epistemologo e docente di matematica all’Università di Perugia, quindi va detto per inciso che non è un medico, e appunto la sua disamina prende in considerazione esclusivamente i dati pubblicati.
    La prima osservazione fatta riguarda l’incoerenza tra i dati dell’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) e quelli dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità). Paradossalmente i due enti spesso non vanno proprio d’accordo.
    Un esempio per tutti: la mortalità dell’influenza. Secondo l’Istat i decessi sarebbero centinaia, mentre per l’ISS sarebbero svariate migliaia.
    Com’è possibile una simile discrepanza?

    Ecco la tabella ricavata dai dati Istat


    Mentre questa è dell’ISS


    Prendiamo la stagione influenzale 2014-15 come esempio, sapendo che la maggior parte delle morti per influenza avviene durante i primi quattro mesi del 2015.
    Per l’ISS il numero dei decessi attribuiti all’influenza è 20.259, mentre per l’Istat solo 675: un numero 30 volte inferiore! Differenza questa che non aiuta molto la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni pubbliche.
    Il punto da sottolineare è che l’ISS attribuisce molte più morti dell’Istat.
    La cosa diventa assai interessante quando si entra nel terreno del COVID-19, perché il virus è riuscito a fare miracoli sotto vari punti di vista, e in questo caso è riuscito a riunire le due entità.

    Incredibilmente hanno cominciato a produrre rapporti congiunti e questo fa ovviamente nascere alcune domande...
    Come avranno fatto per esempio a mettersi d’accordo sui decessi, usando due metodologie che finora hanno portato a risultati così divergenti? E soprattutto quali risultati sono stati ottenuti da questo connubio?
    I risultati ce li hanno sbattuti in faccia fin da subito: 9 persone su 10 sarebbero, secondo il rapporto congiunto, morte SOLO per il virus!
    Ecco la conclusione del Rapporto: «COVID-19 è la causa direttamente responsabile della morte nell’89% dei decessi di persone positive al test SARS-CoV-2, mentre per il restante 11% le cause di decesso sono le malattie cardiovascolari (4,6%), i tumori (2,4%), le malattie del sistema respiratorio (1%), il diabete (0,6%), le demenze e le malattie dell’apparato digerente (rispettivamente 0,6% e 0,5%)».

    Inoltre il «COVID-19 è una malattia che può rivelarsi fatale anche in assenza di concause. Non ci sono infatti concause di morte preesistenti a COVID-19 nel 28,2% dei decessi analizzati»
    Qualcuno sta forse giocando con i numeri?
    Dico questo perché stando al rapporto dal titolo “Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all'infezione da SARS-CoV-2 in Italia - Aggiornamento del 9 luglio 2020” dell’ISS (basato su 3.857 cartelle cliniche) “la percentuale di deceduti SENZA altre patologie è il 4%”.
    Com’è possibile che per l’ISS/Istat la percentuale di decessi senza altre patologie è del 28,2% mentre per l’ISS è solo del 4%? Stiamo parlando di un aumento del 700%?

    Ecco di seguito le due tabelle messe vicine per meglio vedere le differenze.


    Le percentuali in cui una malattia compare come “patologia preesistente” e, rispettivamente, come “concausa” di morte, mostrano vistose differenze.
    Come mai il diabete per esempio passa dal 30% al 16%, riducendosi di metà; oppure l’ipertensione dal 66% al 21%, con una riduzione di ben tre volte?
    Quali sono i dati corretti o che più si avvicinano alla realtà?
    L’affermazione che il 28,2% dei decessi di pazienti con tampone positivo non avessero concause importanti risulta quindi estremamente dubbia, e di sicuro non adeguatamente argomentata.

    Conclusione
    La conclusione è abbastanza scontata: il Covid-19 ha fatto letteralmente sparire moltissime cause di morte “tradizionali”, ha eclissato le morti per il complesso delle similinfluenze, ha fatto sparire le infezioni ospedaliere, i morti per inquinamento e dulcis in fundo ha magicamente eclissato tutti gli errori medici (le cause iatrogene causano circa 45.000 morti all’anno)…
    Chi può infatti arrogarsi il diritto di stabilire con certezza assoluta che una persona anziana, magari obesa con diabete mellito e una cardiopatia ischemica grave, risultando positiva al tampone è morta sicuramente SOLO per Covid-19? Questa persona avrebbe superato l’inverno indenne se non fosse stata infettata da SARS-CoV-2 o da un altro delle centinaia di virus similinfluenzali circolanti?
    Nessuno sano di mente può stabilire una simile correlazione, a parte ovviamente la “medicina basata sulle evidenze”. Dove per “evidenze” s’intende il diktat del regime: TUTTI I DECESSI SONO COVID-19!
    Alla fine era abbastanza scontato che il “matrimonio” forzato e probabilmente imposto dall’alto, tra Istituto Superiore di Sanità e Istat avrebbe difeso a oltranza e a spada tratta tutta la linea governativa, infischiandosene impunemente di tutte le migliaia di persone decedute e dei rispettivi parenti.

    fonte: https://disinformazione.it/2020/07/23/ista...te-da-covid-19/
  15. .
    Qui di seguito la traduzione di alcuni passaggi salienti del documento ufficiale (aggiornato il 23 maggio 2020) intitolato “Interim Guidelines for COVID-19 Antibody Testing Interim Guidelines for COVID-19 - Antibody Testing in Clinical and Public Health Settings” [1], ovvero “Linee guida provvisorie per i test degli anticorpi al COVID-19 - Misurare gli anticorpi in contesti clinici e di salute pubblica”.

    Dalla sua lettura si conclude che i test sierologici sono ancora in una fase sperimentale, il cui uso è stato autorizzato in tempi rapidi in base all’emergenza, ma che ci sono ancora molte incertezze.
    Da notare che si raccomanda l’utilizzo dei test principalmente su gruppi persone che si sospetta fortemente possano essere state contagiate, altrimenti i “falsi positivi” su un campione in cui ci fosse un’ampia percentuale di non contagiati (per il ben noto “teorema di Bayes” nell’ambito del calcolo delle probabilità) potrebbero ammontare ad una rilevante percentuale dei test somministrati.

    Da tenere presente che con le incertezza già sottolineate, i test sierologici potrebbero anche indicare un’infezione in via di declino (in via di guarigione dopo alcune manifestazioni sintomatiche, o anche in assenza di sintomi) con conseguente segnalazione all’autorità sanitaria locale e quarantena obbligatoria (fino a quando un successivo tampone risultasse negativo). E se davvero si fosse infetti, lo si potrebbe anche capire, ma quando si fanno test a tappeto (come appena rilevato) i falsi positivi sono assicurati dalle ferree leggi della matematica.

    Per contro nel documento si legge che una persona con un livello relativamente alto di anticorpi, sebbene presumibilmente oramai immune, non verrebbe considerata immune a tutti gli effetti perché ancora mancano certezze sui livelli protettivi di anticorpi; questo vuol dire che se anche il test mostra che una persona ha contratto l’infezione da tempo, ha sviluppato gli anticorpi specifici, e non è più infettiva, non avrà un lasciapassare che la esimia dall’obbligo del distanziamento sociale e dell’uso di dispositivi di protezione individuali (guanti, mascherine etc.).

    Se invece una persona risultasse totalmente negative al test (come dovrebbe risultare buona parte della popolazione, almeno in teoria) saprà solo che potrà ancora contrarre l’infezione (a meno che non l’abbia contratta da pochi giorni in maniera tale che gli anticorpi non siano rilevabili); a questo punto l’unica soluzione per monitorare lo stato di questa persona (in maniera peraltro approssimativa) sarebbe la ripetizione del test ogni settimana o ogni dieci giorni.

    NB: le sigle COVID-19 (malattia da “nuovo coronavirus”) e SAR-CoV-2 (il virus che genera tale malattia) sono sostanzialmente equivalenti, sebbene la prima indichi per esattezza la patologia e la seconda l’agente patogeno.

    Linee guida provvisorie per I test degli anticorpi al COVID-19 - Misurare gli anticorpi in contesti clinici e di salute pubblica.

    I dati che forniranno informazioni per una guida all’uso dei test sierologici stanno rapidamente evolvendo. Le raccomandazioni per l’uso dei test sierologici per determinare l’immunità protettiva e l’infettività tra persone recentemente infettate dal SAR-CoV-2, saranno aggiornati man mano che nuove informazioni saranno disponibili.

    Riassunto
    Metodi sierologici sono stati sviluppati e avranno importanti utilizzi in ambito clinico e nella salute pubblica per monitorare e rispondere alla pandemia di COVID-19.

    - Gli esami sierologici per il SARS-CoV-2 hanno l’Autorizzazione per l’Utilizzo di Emergenza (Emergency Use Authorization - EUA) da parte della Food and Drug Administration degli Stati Uniti (FDA), la quale ha controllato in maniera indipendente la loro efficacia.

    - Al momento non c’è nessun vantaggio noto nell’usare un qualsiasi test che misuri i livelli di IgG[2], IgM[3] e IgG assieme, o i livelli totali di anticorpi.

    - È importante che vengano minimizzati i falsi positivi scegliendo un test che abbia un’alta specificità e testando popolazioni e individui con un’elevata probabilità di precedente esposizione al SARS-CoV-2. Alternativamente un algoritmo di esame ortogonale (per esempio impiegare due test indipendenti in sequenza quando il primo risulta positivo) può essere utilizzato quanto è basso il valore predittivo di un potenziale positivo con un singolo test.

    - Gli anticorpi comunemente sono individuabili da 1 a 3 settimane dopo l’inizio dei sintomi, momento nel quale l’evidenza mostra che l’infettività è fortemente diminuita e che è stato sviluppato un qualche grado di immunità da un’infezione futura. Tuttavia servono dati addizionali prima di modificare delle raccomandazioni di salute pubblica basate sui risultasti sierologici, incluse le decisioni sull’interrompere il distanziamento sociale e l’uso di dispositivi di protezione individuale.

    Contesto
    Gli esami sierologici per il SARS-CoV-2, adesso ampiamente disponibili, possono giocare un ruolo importante nel comprendere l’epidemiologia del virus nella popolazione generale e nell’identificare gruppi a più alto rischio di infezione. A differenza dei metodi di individuazione diretta del virus come gli esami ad amplificazione dell’acido nucleico o basati sull’individuazione dell’antigene, che possono effettivamente scoprire le persone con infezione acuta, i test degli anticorpi aiutano a determinare se l’individuo sottoposto a esame è stato mai infettato – anche se quella persona non ha mai mostrato sintomi. I test sierologici individuano indirettamente un’infezione che sta declinando o un’infezione passata di SARS-CoV-2, misurando la risposta umorale[4] al virus del soggetto esaminato. Di conseguenza i test sierologici non rimpiazzano generalmente i metodi di individuazione diretta quali strumenti principali per la diagnosi di un’infezione attiva dell’infezione da SARS-CoV-2, ma hanno diverse importanti applicazioni nel monitorare e rispondere alla pandemia del COVID-19.

    Sebbene i test sierologici non dovrebbero essere utilizzati in questo momento per determinare se un individuo è immune, essi possono aiutare a determinare la proporzione di una popolazione precedentemente infettata con il SARS-CoV-2 e fornire informazioni sulle popolazioni che potrebbero essere immuni e potenzialmente protette. Quindi gli andamenti demografici e geografici dei risultati dei test sierologici possono aiutare a determinare quali comunità hanno sperimentato un tasso di infezione maggiore e quindi potrebbero avere un maggior tasso di immunità di gregge. In alcuni casi I risultati dei test sierologici potrebbero aiutare a identificare persone potenzialmente infettate con il SARS-CoV-2 e determinare chi si potrebbe qualificare come donatore di sangue che può essere utilizzato per la creazione di plasma immune come possibile trattamento per quelli che sono gravemente ammalati di COVID-19.

    Sviluppo degli Anticorpi e immunità
    Quasi tutti gli individui con Sistema immunitario funzionante svilupperanno una risposta immunitaria in seguito a infezione da SARS-CoV-2. Come le infezioni da parte di altri patogeni, l’infezione da SARS-CoV-2 stimola lo sviluppo di anticorpi IgM e IgG, che sono i più utili per stabilire la risposta anticorpale perché poco è noto della risposta delle IgA nel sangue.

    Gli anticorpi in alcune persone possono essere riscontrati entro la prima settimana di insorgenza della malattia. Le infezioni da SARS-CoV-2 sono in qualche modo inusuali perché gli anticorpi IgM e IgG aumentano contemporaneamente nel siero nel giro di due o tre settimane dall’insorgere della malattia. Quindi non è comune rilevare le IgM senza le IgG. Non è noto per quanto a lungo gli anticorpi IgM e IgG rimangono riscontrabili rimangono riscontrabili rimangono riscontrabili in seguito all’infezione.

    Inoltre può anche essere verificata la produzione di anticorpi neutralizzanti. Gli anticorpi neutralizzanti inibiscono la replicazione virale in vitro, e come con molte altre malattie infettive, la loro presenza è correlata con l’immunità nei confronti di una infezione futura, almeno temporaneamente.

    La ricorrenza della malattia da COVID-19 appare molto rara, suggerendo la presenza di anticorpi che potrebbero conferire almeno un’immunità di breve termine all’infezione da SARS-CoV-2.

    Consistentemente con questa osservazione, una infezione primaria sperimentale nei primati e una successiva produzione di anticorpi ha indotto protezione dopo reinfezione quando i primati sono stati reinfettati. Inoltre, lo sviluppo degli anticorpi negli uomini, si correla con una marcata diminuzione del carico virale nel tratto respiratorio. Prese assieme, queste osservazioni suggeriscono che la presenza di anticorpi potrebbe diminuire l’infettività di una persona e offrire un qualche livello di protezione dalla reinfezione. Tuttavia, mancano dati definitivi, e rimane incerto se gli individui con anticorpi (neutralizzanti o totali) siano protetti da una reinfezione da SARS-CoV-2, e in tal caso quale sia la concentrazione di anticorpi necessaria per conferire protezione.

    Similmente su un documento dell’Università del Minnesota intitolato COVID-19: The CIDRAP Viewpoint[5] si legge:

    I test sugli anticorpi possono fornire prova di una corrente o precedente infezione, perché indicano che il corpo ha prodotto una risposta immunitaria al virus. La formazione di anticorpi a seguito di un’infezione può richiedere più di una settimana; come tale, i test degli anticorpi non sono generalmente destinati ad essere utilizzati come strumento diagnostico per confermare l'infezione acuta, tranne in circostanze inusuali. Né è chiaro se l'avere gli anticorpi contro il virus proteggano qualcuno da una infezione futura. I pro e i contro di ogni test dovrebbero essere resi chiari ai leader politici, alle agenzie di sanità pubblica, ai sistemi sanitari e alla popolazione.

    Per aggirare alcune delle carenze, il CDC ha raccomandato che gli operatori sanitari usino solamente test della più alta qualità, con il massimo livello di specificità; ha raccomandato che, su coloro che risultino positivi, conducano ripetuti controlli per verificarne il risultato; ha raccomandato di concentrare i test su pazienti con una storia di sintomi simili a quelli del Covid.

    Note

    [1] https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/...SCDC_2067-DM290

    [2] Immunoglobuline G, il cui alto livello indica in genere una infezione avvenuta tempo addietro, perché il loro numero aumenta dopo un po’ di tempo dall’avvenuta infezione.

    [3] Immunoglobuline M, il cui valore indica in genere una infezione recente, in quanto il loro numero aumenta in genere all’inizio dell’infezione. Il Covid-19 fa però eccezione come mostrato più avanti nel documento.

    [4] Detta anche risposta immunitaria adattiva, è quella correlata alla produzione di anticorpi.

    [5] https://www.cidrap.umn.edu/sites/default/f...point-part3.pdf

    fonte: https://disinformazione.it/
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