Una molecola che blocca l'Alzheimer

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    02.03.2006

    Una molecola che blocca l'Alzheimer
    Stimola un enzima che inibisce la produzione delle placche beta-amiloidi



    In uno studio condotto su una linea di topi geneticamente modificati in modo da sviluppare naturalmente una versione murina del morbo di Alzheimer un gruppo internazionale di ricercatori che fanno capo all’Università della California a Irvine e all’Istituto israeliano di ricerca biologica a Ness-Ziona, vicino a Tel Aviv, ha messo a punto un composto, chiamato AF267B, che non solo arresta la progressione della malattia, ma è in grado di ridurre l’entità delle lesioni legate al deposito di microfibrille e placche di proteina beta-amiloide. Il risultato è illustrato sul numero odierno della rivista Neuron, a firma di Frank LaFerla e Abraham Fisher.
    Se i risultati ottenuti nel modello animale verrano confermati nell’uomo, la nuova molecola costituirà uno straordinario passo in avanti nella lotta a questa malattia, anche perché il composto è in grado di superare la barriera ematoencefalica e potrà essere somministrato agevolmente per via orale o parentale.
    Nella sua azione l’AF267B mima gli effetti dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore essenziale per la memoria e l’apprendimento che si lega ai cosiddetti recettori M1 dei neuroni cerebrali. A differenza degli altri farmaci M1-agonisti, già utilizzati per compensare la progressiva diminuzione del neurotramettitore naturale nei pazienti, AF267B stimola nei neuroni anche la produzione dell’enzima alfa-secretasi, che scinde il precursore della proteina beta amiloide, impedendone la produzione.


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  2. manuelochka
     
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    L'antivivisezionismo scientifico aborrisce gli esperimenti sugli animali (anche se geneticamente modificati)
    in quanto non è mai stato di fatto dimostrato che un topo sia un buon modello per l'uomo. Nessuna specie può servire da modello per un'altra, è già tanto se questo avviene in ambito intraspecifico. Questo è il motivo per cui, la gran parte degli studi che si servono di animali finiscono nel nulla, oppure, peggio ancora si fanno sentire a causa dei disastri che ne conseguono (vedi talidomide). Quando invece per puro caso si riscontra nell'animale un'analogia con l'uomo, ecco che i meriti vengono attribuiti alla sperimentazione animale, che viene osannata come "necessaria" per il progresso della scienza.
    L'alzheimer oggi si cura solo se sei un topo (geneticamente modificato per ammalarti), se sei un uomo, te lo tieni, ovviamente e questo vale per un sacco di altre patologie, purtroppo... (Croce P. 2000, Vivisezione o Scienza, ).
     
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  3. vivi75***
     
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    Spero davvero che persone affette da Alzheimer o da altre patologie non leggano ciò che hai scritto, ossia che se hai l'Alzheimer OVVIAMENTE TE LO TIENI!Come anche altre malattie...
    Non è nemmeno vero che "casualmente" vengono attribuiti meriti alla sperimentazione su animali. Leggi se vuoi lo stesso articolo che ti riporto su Science e scoprirai che l'Alzheimer non si cura nei topi!
    Non si può togliere la speranza a esseri umani malati compresi i bambini in nome dell'animalismo.......perchè è solo di ciò che si tratta!
    Un ricercatore che lavora con serietà e che si impegna giorno e notte nel proprio lavoro, non può essere trattato come uno che uccide animali inutilmente.
    LA RICERCA E' UNA COSA SERIA e non è giusto ridicolizzare il lavoro di scienziati e ricercatori.
    Spero che siano queste tue parole a finire nel nulla e non le sperimentazioni!



















    E’ stata identificata all’Istituto Besta di Milano una forma mutata di beta-proteina in grado di bloccare, in vitro, la produzione delle placche amiloidi alla base della Malattia di Alzheimer. La scoperta, che dovrà essere verificata sugli animali prima ancora che sull’uomo, è stata oggetto di uno studio pubblicato su Science, eseguito in collaborazione con l’istituto Mario Negri, l’Università di Milano e il Nathan Kline Institute di Orangeburg (New York).

    L’Alzheimer, più comune forma di demenza tutt’oggi inguaribile, in Italia interessa 450 mila persone (6 milioni in Europa) ma la cifra è destinata a raddoppiare entro il 2050 a causa dell’atteso aumento del numero di anziani, che ne sono i più colpiti. La malattia è causata dall’accumulo nel cervello di un frammento proteico chiamato ‘beta-proteina’ che si aggrega generando depositi insolubili: le placche amiloidi. “La ricerca - spiega Fabrizio Tagliavini, direttore del Dipartimento di malattie Neurodegenerative dell’Istituto Besta - ha identificato una forma mutata di beta-proteina la quale ha un comportamento sorprendente: si lega alla beta-proteina normale e blocca la formazione di amiloide e di conseguenza lo sviluppo dell’Alzheimer”. “Questa proprietà - afferma Mario Salmona, direttore del Dipartimento di Biochimica Molecolare e Farmacologia Molecolare dell’Istituto Mario Negri - apre una nuova prospettiva terapeutica sia per le forme genetiche che per quelle sporadiche di Alzheimer, basata sull’uso di frammenti proteici contenenti questa mutazione”. I ricercatori del Besta e del Mario Negri stanno già lavorando allo sviluppo di queste molecole e alla valutazione della loro efficacia in modelli animali di Alzheimer. In particolare il gruppo di Salmona, dopo aver riprodotto in laboratorio la proteina mutata, sta mettendo a punto un C.Elegans (verme nematode) transgenico, che rappresenta un modello rapido per le prime verifiche. Ma poi sarà necessario sperimentare su un mammifero.

    E a questo proposito il gruppo di Tagliavini, in collaborazione con una ricercatrice del Nathan Kline Institute di Orangeburg (New York) ha già ottenuto un topo transgenico. “I tempi sono lunghi, perché in questi modelli animali - precisa Tagliavini - le lesioni si sviluppano dopo molti mesi e occorre osservarli per oltre un anno prima di poterli utilizzare. Se tutto va bene, dovranno passare almeno cinque anni prima di poter avere un farmaco. Ma questo è già un inizio promettente per una malattia attualmente incurabile”. Fin qui la ricerca è stata finanziata dal Ministero della Salute e dalla Fondazione Cariplo. Per gli sviluppi futuri sono già stati interessati anche l’americano NIH (National Institutes for Health) e le autorità europee.
     
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  4. chim87
     
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    sicuramente la molecola è stata sintetizzata da chimici farmaceutici e non da biologi!
     
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  5. kaya
     
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    Tursiop che dici si ricollega a ciò che dice quel manuale che ti ho passato?
     
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4 replies since 2/3/2006, 22:56   507 views
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