Popolazione umana

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  1. Calaf
     
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    Ciao a tutti.

    Avrei una domanda che mi assilla di frequente:

    Perchè considerando gli anni di presenza dell'uomo sulla terra, la naturale tendenza ad accoppiarsi, la possibilità per la donna di partorie almeno 50 figli tra i 14 e i 54 anni, la popolazione odierna è di solo circa 5 miliardi?

    Quali sono i fattori che hanno limitato e limitano così fortemente lo sviluppo dell'uomo? Insomma, i conti non tornano, neppure considerando le morti a cause delle guerre e considerando che con la creazione di leggi sociali, il tasso di naticità dell'uomo è fortemente controllato.

    Più che ai tempi odierni mi riferisco a quelli passati, quando ancora non vigevano regole morali o sociali e gli accoppiamenti potevano avvenire liberamente e naturalmente senza ovviamente contraccettivi (quindi almeno 1 figlio per ogni accoppiamento).

    Oggi dovremmo essere un gran numero. Altro che 5 miliardi.

    Grazie in anticipo.


     
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  2. alessiofi83
     
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    Grazie per questa domanda, che mi dà modo di ripassare per l'esame di demografia che dovrò dare tra una settimana circa. ^_^

    Dunque, bisogna partire dal presupposto che la vita dipende dall'interazione tra l'organismo e l'ambiente in cui si trova. Esistono due grandi categorie di strategie vitali: quelle di tipo r e quelle di tipo K.

    Le strategie vitali di tipo r sono caratteristiche degli organismi che si trovano a vivere in ambienti sfavorevoli alla loro sopravvivenza e che dunque, per garantire la continuazione della propria specie, possono contare solo su una forte natalità. Generalmente questi organismi sono di piccole dimensioni, hanno vita breve, cucciolate numerose e frequenti con intervalli ridotti tra un parto e l'altro. La loro popolazione ha picchi di crescita rapidissima, ma altrettanto facilmente si riduce, con un andamento ondulatorio nel tempo.

    Le strategie vitali di tipo K, invece, sono caratteristiche degli organismi che vivono in un ambiente favorevole alla sopravvivenza, come nel caso dei mammiferi, soprattutto se di grandi dimensioni, di alcuni uccelli e anche dell'uomo. Gli organismi con strategie vitali di tipo K, vivendo in un ambiente a loro favorevole, non hanno altrettanta fretta di riprodursi e possono concedersi il lusso di fare forti investimenti parentali sulla discendenza (svezzare i figli, allevarli mantenendoli, aspettare che diventino adulti, etc). Questo ovviamente è sostenibile solo compatibilmente con una prole limitata.

    Se andiamo poi ad indagare su quali siano i fattori di crescita della popolazione umana, vediamo che questi rispondono all'equazione fondamentale della popolazione P=N-M-E+I, dove P è l'ammontare della popolazione e gli altri termini sono rispettivamente il numero dei nati (N), il numero dei morti (M), il numero degli emigrati (E) e quello degli immigrati (I). Siccome la popolazione umana è una popolazione chiusa, nel senso che se ne entra solo nascendo (e non immigrando da altrove) e se ne esce solo morendo (non emigrando altrove), i termini che c'interessano per spiegarcene l'incremento sono solo N ed M, i nati e i morti.

    Analizziamo dunque la mortalità. Questa è dovuta a varie cause. Oltre alle guerre che hai già ricordato e alla morte per vecchiaia naturale, ci sono in primo luogo le morti per malattia. Soprattutto in passato (ma anche tutt'oggi nei paesi meno sviluppati) la mancanza di conoscenze e tecnologie in campo medico e scientifico, nonchè la mancata adozione delle più elementari norme igieniche determinava un altissimo tasso di mortalità, tanto che ancora agli inizi del '900 in Italia l'aspettativa di vita alla nascita era appena di 30 anni, poco più!

    Il tasso di mortalità infantile (quello dei nati morti entro il primo anno di vita) in particolare era spaventosamente alto, per problemi legati alle complicanze nel parto e alla succitata mancanza di misure igienico-sanitarie adeguate e questo andava a controbilanciare, se non proprio ad annullare, l'effetto della natalità più alta rispetto al presente. Che poi gli accoppiamenti senza regole favorissero la riproduzione è molto discutibile. E' più probabile semmai che l'abbia favorita l'istituzionalizzazione della coppia - nonchè il passaggio dalla poliginia alla monoginia - entro regole sociali ben definite in grado di dare stabilità alla coppia e tutela alla prole.

    Ci sono poi le grandi ondate di epidemie: peste, vaiolo, febbri mortali, malattie incurabili per i tempi passati, in grado di dimezzare intere popolazioni. I commerci, gli spostamenti, le guerre, le colonizzazioni da una zona all'altra del globo (si pensi alla scoperta dell'America e all'entrata in contatto dell'uomo bianco con i nativi del posto) portavano virus in parti del mondo che ne erano rimaste vergini, infettandole ben presto mortalmente.

    Questo spiega come mai, soprattutto nei tempi passati la popolazione umana avesse grosse difficoltà a crescere.

    Esiste poi un problema, come si diceva, di interazione con l'ambiente in base al progresso scientifico disponibile. 10'000 anni fa, quando l'uomo passava dal nomadismo fatto di caccia, pesca e raccolta allo stanziamento fatto di coltivazione e allevamento, la possibilità di rifornirsi in maniera relativamente più facile e veloce di cibo garantiva le risorse necessarie per espandersi numericamente, facendo aumentare la popolazione mondiale dai circa 6 milioni stimati di allora al miliardo stimato prima della rivoluzione industriale. La rivoluzione industriale, con il progresso che ha portato, in tre secoli ha permesso un ulteriore e impressionante balzo agli attuali 6 miliardi circa.

    Non si pensi però che il benessere porti ad espansioni della popolazione ad infinitum. Il progresso può soltanto diminuire e ritardare la mortalità, ma non per questo favorire la natalità. Come vediamo oggi nel nostro paese che segue il trend dei paese più sviluppati, il tasso di natalità si abbassa drasticamente, comportando un forte invecchiamento della popolazione, facendoci rischiare il suicidio demografico, con tutte le sue conseguenze economiche, politiche e sociali (immigrazione, sistema previdenziale a rischio, scontro generazionale, etc.).

    Queste sono, in forma molto elementare, le risposte alle tue domande. Se ci sono altre curiosità o chiarimenti in vista, non esitare a chiedere. :)
     
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  3. Calaf
     
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    Ti ringrazio Alessio per la risposta ricca di particolari.
    Ma ecco il mio pensiero a proposito.

    Certamente oltre le guerre anche le malattie hanno mostrato il loro effetto devastante. basta pensare che soltanto l'influenza Spagnola ha causato circa 50.000.000 di morti quando la Prima Guerra Mondiale ne ha causati "solo" 10.000.000.

    Il punto è che non mi riferivo tanto agli "ultimi" anni dove credo sia facile intuire i motivi di una bassa crescita demografica (anzi in alcuni casi si parla anche di denatalità come per l'Italia che ha una popolazione che va invecchiando rapidamente), quanto all'andamento demografico dei primi diciamo 100.000 anni.

    Certamente l'uomo appartiene alla classe K, tuttavia dobbiamo considerare due fattori:

    1) Il tempo (stiamo parlando di un periodo che va dai 100 ai 200 mila anni
    2) L'intelligenza dell'uomo che protegge più delle altre specie dalla mortalità

    Facciamo un po' di conti.

    Quando l'uomo apparì sulla terra (e non stò parlando di scimmie, altrimenti dovremmo riferirci ad un periodo ben superiore, ma di prime forme di vita riconosciute come umane), non esistevano che le leggi della natura.

    Ne regoli morali ne sociali, niente progresso o leggi, insomma niente struttura sociale che ha poi reso la vita umana "innaturale" (a mio avviso).

    L'accoppiamento avrebbe dovuto essere perciò "naturale" seguendo non solo l'istinto ma anche i desideri ed il soddisfacimento dei bisogni biologici di un essere intelligente.

    Se chiediamo oggi con quale frequenza si ha o si vorrebbe avere un rapporto con la nostra compagna la risposta sarebbe "almeno 3 volte a settimana".

    Ma è soltanto una media odierna. Potenzialmente l'uomo potrebbe accoppiarsi senza dubbio con frequenza ben maggiore anche per semplice diletto e non solo per istinto.

    Ora, non serve essere obbligatoriamente dei matematici per comprendere che se oggi possiamo evitare di mettere incinta una donna per ogni accoppiamento, allora non era possibile. Ciò significherebbe che da quando l'uomo è apparso sul pianeta, ogni femmina avrebbe dovuto essere costantemente incinta. In un periodo di 100.000 anni, altro che 5 miliardi di abitanti (e stiamo parlando di solo 100 mila anni).

    Perciò credo che i conti non tornino anche considerando le ultime guerre e malattie. Quest'ultime poi possono essere cause di vere e proprie pandemie quando la popolazione è consistente.

    Dunque, mi chiedo, in questi benedetti 100 mila anni, conoscendo il periodo di fertilità della femmina (circa 500 ovuli distribuiti in circa 40 anni consumandone 1 al mese) ed il periodo di gravidanza di 9 mesi, il pianeta avrebbe dovuto essere sovraffollato.

    Come mai ciò non è successo? Epidemie e guerre sono fattori dei nostri "ultimi" tempi.

    Non può forse essere che in un era lontana anche l'umanità abbia subito forti perdite come accaduto per i dinosauri che si sono addirittura estinti?

    E se sì, quale ne è stata la causa?

    Che siano state organismi di vita allora esistenti e particolarmente virulenti come i batteri o i virus?

    Concordi?





     
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  4. alessiofi83
     
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    CITAZIONE (Calaf @ 1/11/2008, 17:45)
    Concordi?

    Non saprei, Calaf. Ho difficoltà a considerare epidemie e guerre come fattori esclusivi dei nostri ultimi giorni. Anche spostando l'asse temporale di riferimento da 10'000 a 100'000 anni fa i limiti alla crescita demografica restano i medesimi, secondo me. Non mi sembra che una natalità "indiscriminata" da sola possa controbilanciare l'effetto della mortalità, soprattutto infantile, sulla popolazione dei nostri antenati.

    Proviamo a rifare i calcoli. Mettiamo che una donna iniziasse ad essere feconda mediamente intorno ai 15 anni e vivesse fino ai 35 (in casi estremamente fortunati). In un arco di 20 anni di tempo c'è spazio per non più di 5-6 figli al massimo, considerato l'intervallo di infecondabilità tra un parto e l'altro e l'incidenza della mortalità intrauterina (1 caso su 5 oggi, una costante biologica empiricamente rilevata su varie popolazioni). Di questi 5-6, per le condizioni di vita di allora, ne potevano sopravivvere e arrivare in età adulta al massimo 2 e quindi a questo ritmo la popolazione mediamente rimane in pari senza aumentare.

    Ciò non toglie che l'umanità nel corso dei suoi ultimi 100'000 anni di storia possa essere stata colpita anche da cataclismi, sconvolgimenti naturali improvvisi o fenomeni al momento ignoti che l'hanno sfoltita ulteriormente, questo è vero, però mi sembra difficile ipotizzare una popolazione altrimenti numerosa. Poi tutto può essere...
     
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  5. Calaf
     
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    Sì, ma tra 15 e 35 c'è spazio per 25 figli. Ed inoltre durenate i 9 mesi di gravidanza di una femmina il maschio ne ingraviderebbe un'altra. Non credo che primitivamente esistessero già le convivenze e tantomeno i matrimoni.
    oggi sono solo le leggi, i valori etici e morali imposti dalla nostra società che non ci fanno accoppiare con ogni femmina che ci attrae (non possiamo negarlo).

    Poi si dovrebbe anche considerare il rapporto tra maschi e femmine che nei tempi passati si diceva fosse 1 a 7 per le femmine (il che mi sembra perfetto per ottemperare alle esigente del maschio che troverebbe sempre una femmina non gravida).

    100.000 anni sono tanti e 200.000 ancor di più.

    Ma com'è possibile che vivessero solo 35 anni?
     
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  6. me.stessa
     
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    ahahahah, non hai messo in conto i rapimenti alieni! :D Ahahah scherzavo....
     
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  7.  
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    molecola

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    Io avrei dei dubbi sul fatto che prima della civiltà vera e propria non ci potesse essere monogamia.
    Numerosi animali formano coppie fisse, in particolare se investono nell'allevamento della prole. Ed I nostri parenti piu prossimi, pur senza regole etiche, hanno una vita sociale abbastanza strutturata.
     
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6 replies since 1/11/2008, 14:29   673 views
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