Popolazione umana

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  1. alessiofi83
     
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    Grazie per questa domanda, che mi dà modo di ripassare per l'esame di demografia che dovrò dare tra una settimana circa. ^_^

    Dunque, bisogna partire dal presupposto che la vita dipende dall'interazione tra l'organismo e l'ambiente in cui si trova. Esistono due grandi categorie di strategie vitali: quelle di tipo r e quelle di tipo K.

    Le strategie vitali di tipo r sono caratteristiche degli organismi che si trovano a vivere in ambienti sfavorevoli alla loro sopravvivenza e che dunque, per garantire la continuazione della propria specie, possono contare solo su una forte natalità. Generalmente questi organismi sono di piccole dimensioni, hanno vita breve, cucciolate numerose e frequenti con intervalli ridotti tra un parto e l'altro. La loro popolazione ha picchi di crescita rapidissima, ma altrettanto facilmente si riduce, con un andamento ondulatorio nel tempo.

    Le strategie vitali di tipo K, invece, sono caratteristiche degli organismi che vivono in un ambiente favorevole alla sopravvivenza, come nel caso dei mammiferi, soprattutto se di grandi dimensioni, di alcuni uccelli e anche dell'uomo. Gli organismi con strategie vitali di tipo K, vivendo in un ambiente a loro favorevole, non hanno altrettanta fretta di riprodursi e possono concedersi il lusso di fare forti investimenti parentali sulla discendenza (svezzare i figli, allevarli mantenendoli, aspettare che diventino adulti, etc). Questo ovviamente è sostenibile solo compatibilmente con una prole limitata.

    Se andiamo poi ad indagare su quali siano i fattori di crescita della popolazione umana, vediamo che questi rispondono all'equazione fondamentale della popolazione P=N-M-E+I, dove P è l'ammontare della popolazione e gli altri termini sono rispettivamente il numero dei nati (N), il numero dei morti (M), il numero degli emigrati (E) e quello degli immigrati (I). Siccome la popolazione umana è una popolazione chiusa, nel senso che se ne entra solo nascendo (e non immigrando da altrove) e se ne esce solo morendo (non emigrando altrove), i termini che c'interessano per spiegarcene l'incremento sono solo N ed M, i nati e i morti.

    Analizziamo dunque la mortalità. Questa è dovuta a varie cause. Oltre alle guerre che hai già ricordato e alla morte per vecchiaia naturale, ci sono in primo luogo le morti per malattia. Soprattutto in passato (ma anche tutt'oggi nei paesi meno sviluppati) la mancanza di conoscenze e tecnologie in campo medico e scientifico, nonchè la mancata adozione delle più elementari norme igieniche determinava un altissimo tasso di mortalità, tanto che ancora agli inizi del '900 in Italia l'aspettativa di vita alla nascita era appena di 30 anni, poco più!

    Il tasso di mortalità infantile (quello dei nati morti entro il primo anno di vita) in particolare era spaventosamente alto, per problemi legati alle complicanze nel parto e alla succitata mancanza di misure igienico-sanitarie adeguate e questo andava a controbilanciare, se non proprio ad annullare, l'effetto della natalità più alta rispetto al presente. Che poi gli accoppiamenti senza regole favorissero la riproduzione è molto discutibile. E' più probabile semmai che l'abbia favorita l'istituzionalizzazione della coppia - nonchè il passaggio dalla poliginia alla monoginia - entro regole sociali ben definite in grado di dare stabilità alla coppia e tutela alla prole.

    Ci sono poi le grandi ondate di epidemie: peste, vaiolo, febbri mortali, malattie incurabili per i tempi passati, in grado di dimezzare intere popolazioni. I commerci, gli spostamenti, le guerre, le colonizzazioni da una zona all'altra del globo (si pensi alla scoperta dell'America e all'entrata in contatto dell'uomo bianco con i nativi del posto) portavano virus in parti del mondo che ne erano rimaste vergini, infettandole ben presto mortalmente.

    Questo spiega come mai, soprattutto nei tempi passati la popolazione umana avesse grosse difficoltà a crescere.

    Esiste poi un problema, come si diceva, di interazione con l'ambiente in base al progresso scientifico disponibile. 10'000 anni fa, quando l'uomo passava dal nomadismo fatto di caccia, pesca e raccolta allo stanziamento fatto di coltivazione e allevamento, la possibilità di rifornirsi in maniera relativamente più facile e veloce di cibo garantiva le risorse necessarie per espandersi numericamente, facendo aumentare la popolazione mondiale dai circa 6 milioni stimati di allora al miliardo stimato prima della rivoluzione industriale. La rivoluzione industriale, con il progresso che ha portato, in tre secoli ha permesso un ulteriore e impressionante balzo agli attuali 6 miliardi circa.

    Non si pensi però che il benessere porti ad espansioni della popolazione ad infinitum. Il progresso può soltanto diminuire e ritardare la mortalità, ma non per questo favorire la natalità. Come vediamo oggi nel nostro paese che segue il trend dei paese più sviluppati, il tasso di natalità si abbassa drasticamente, comportando un forte invecchiamento della popolazione, facendoci rischiare il suicidio demografico, con tutte le sue conseguenze economiche, politiche e sociali (immigrazione, sistema previdenziale a rischio, scontro generazionale, etc.).

    Queste sono, in forma molto elementare, le risposte alle tue domande. Se ci sono altre curiosità o chiarimenti in vista, non esitare a chiedere. :)
     
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6 replies since 1/11/2008, 14:29   673 views
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